Là-dove-c’era-una-fabbrica...

Un museo dell’Accademia di Brera e uno per il recupero della memoria industriale e del lavoro. Ma non solo. Nell’area di 120mila metri quadrati dell’ex Isotta Fraschini, abbandonata ormai da più di 30 anni, sorgeranno anche spazi universitari e un parco boschivo. Prende corpo il progetto innovativo di “Saronno-Città dei beni comuni Srl”

La luce, nei reparti della grande fabbrica Isotta Fraschini di Saronno, si è spenta alla fine del 1990, quando l’ultimo operaio è uscito dalla storica fabbrica chiudendo definitivamente i cancelli. Da allora, solo il silenzio ha frequentato i grandi capannoni industriali che avevano visto nascere le Isotta Fraschini, fantastiche auto come la mitica 8 cilindri, oggetto del desiderio di molti appassionati e alla cui guida ci sono stati personaggi come Rodolfo Valentino, Gabriele d’Annunzio, Umberto di Savoia e non ultimo, Papa Pio XI, a cui fu regalata una mitica Isotta. Nel tempo le attività di questa grande fabbrica si erano diversificate ed era entrata nel gruppo Finmeccanica con la produzione di grandi motori marini, ferroviari ed energetici. Poi la crisi, i tentativi (inutili) di salvare l’azienda, la chiusura e, infine, la natura che prende il sopravvento avvolgendo capannoni e quant’altro in una giungla inestricabile, come a proteggere l’ultimo pezzo di una storia saronnese di successo. La memoria storica di questa fabbrica, tutta italiana, è da allora affidata all’associazione Gruppo Anziani, che ha raccolto e catalogato molto materiale storico che si può visitare al museo MILS (Museo del lavoro saronnese) ospitato in un’area delle Ferrovie Nord a Saronno. Presidente è Giulio Lenzi che spera sia creata, nell’area ex Isotta, uno spazio per portarvi l’intero museo e l’archivio storico.

Dopo quasi 30 anni di silenzio, di tristezza e di totale abbandono e dopo 5 vendite all’asta andate deserte, si è fatto avanti un personaggio sotto molti aspetti sconosciuto ma indubbiamente carismatico e coinvolgente: il saronnese Giuseppe Gorla ex Managing Director e responsabile Infrastructure Services della Accentur, un’azienda globale distribuita in 120 Paesi e operante nel settore della consulenza aziendale e dell’esternalizzazione, tra le prime 500 multinazionali al mondo per fatturato. Gorla era andato in pensione da pochi mesi e quell’area dismessa e così ricca di storia era il suo punto di arrivo per contrastare ciò che lui definisce il devasto politico industriale italiano. I profondi cambiamenti pandemici e la conseguente crisi che ne deriva richiedono una leadership aggressiva e coraggiosa per uscire dal buco nero. Detto fatto ha creato una Srl, “Saronno - Città dei beni comuni” e con questa si è aggiudicato l’area dell’ex Isotta Fraschini. Il suo paradigma era ed è quello di ribaltare completamente queste realtà in favore della creazione di un bene comune inalienabile, inteso come un bene che deve trarne dal suo uso il massimo beneficio possibile, in favore della comunità in termini di crescita sociale.

Giuseppe Gorla: “I nostri giovani devono trovare un buon posto per crescere e vivere. Ho voluto mettere in sicurezza quest’area per evitare una speculazione immobiliare. Con coraggio e fortuna saremo vincenti e non ci manca certo l’esperienza”

“I nostri giovani – ha dichiarato Gorla – devono trovare un buon posto per crescere e vivere. Ho voluto mettere in sicurezza quest’area per evitare una speculazione immobiliare. Con coraggio e fortuna saremo vincenti e non ci manca certo  l’esperienza. Una volta realizzato questo progetto,- che io spero possibile nell’arco di 5 anni - sarà veramente un patrimonio culturale e sociale, in favore di tutti e soprattutto sarà un bene inalienabile. Stiamo già lavorando velocemente per la  bonifica del terreno interessato per mettere in sicurezza tutto il suolo e i tempi saranno sicuramente più brevi delle previsioni. Il mio obiettivo è quello di trasformare Saronno in una zona attrattiva non solo urbanisticamente ma anche esteticamente e votata alla qualità del vivere”.

Lo scorso 27 febbraio c’è stato il primo atto ufficiale di questa storia. Troverà sede in una parte di questa grande area di 120.000 mq, un nuovo museo innovativo dell’Accademia di Brera, annunciato dalla stessa sua Presidente, Livia Pomodoro, durante il discorso inaugurale dell’anno accademico. La Presidente ha specificato che sarà differente dai canoni tradizionali e sarà dotato di sale espositive, di un auditorium e spazi per la didattica e laboratori. L’obiettivo è ampio e cosmopolita e accoglierà studenti di tutto il mondo promuovendo l’arte e il suo ruolo sociale. “Siamo qui, in questo tempo sospeso, - ha dichiarato Livia Pomodoro - per progettare il futuro”. Giuseppe Gorla e l’avvocato Angelo Proserpio hanno presentato all’Accademia il masterplan “Rigenerare conservando”, le cui peculiarità sono nelle mani dall’architetto Cino Zucchi, membro di molti gruppi di ricerca internazionali sull’innovazione abitativa.

Il progetto, che si avvale di una fitta rete di esperti professionisti, è ricco di simbolismo: da un punto centrale immaginario dell’area inizierà una spirale che si espanderà, creando lungo la traiettoria di ogni anello, qualcosa di realisticamente utile e fruibile da tutta la popolazione e che in grado di creare interesse e sostegno. Il primo step ufficiale è il museo innovativo di Brera cui seguiranno, molto presto, altre iniziative come il museo del lavoro per il recupero della memoria industriale, un residence abitativo sul modello delle vecchie corti lombarde, un polo universitario e altri progetti in itinere che Gorla svelerà nel tempo dando vita ad un effetto suspence. Certamente ci sarà un grande parco boschivo naturale fruibile da tutti. L’entusiasmo è “palpabile” e un lustro passa in fretta per iniziare a cambiare la mentalità e programmare una nuova visione del futuro.



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