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A Maccagno il Grand Tour del Verbano, tra libri preziosi e importanti firme del vedutismo, genere pittorico di fine ‘700 fino ai primi del ‘900, che si occupa di paesaggi e città ripresi dal vero. La mostra, dedicata al “Grande Lago”, come amava definirlo Goethe, è composta da 40 quadri, tra disegni, acquerelli e dipinti a olio, distribuiti nelle 9 stanze del percorso espositivo 

È già stata ammirata da appassionati e turisti provenienti da ogni dove, ma c’è ancora tempo per concedersi una gita sul Lago Maggiore e visitare la mostra del Museo Parisi Valle di Maccagno che proprio al “Grande Lago”, come Goethe amava definirlo, è dedicata. La rassegna, curata da Federico Crimi, che offre un curioso e prezioso viaggio sul Verbano, grazie agli inediti prestiti di importanti opere di privati, è colta e insieme felice rappresentazione di momenti e luoghi legati tra loro nel tempo dal fitto, intrigante intreccio tra letteratura e arte. Un interfacciarsi di racconti letterari, tra pubblicazioni rare e raffinate, con riferimenti a Stendhal, Chateaubriand, Dumas, Du Gard, Raskin, Samuel Butler, Piero Chiara e descrizioni artistiche: dai minuziosi carnet di viaggi, alle estasianti opere pittoriche di importanti firme del vedutismo italiano tra ‘800 e ‘900.  Sono in tutto 40 quadri, tra disegni di viaggio, acquerelli e dipinti a olio, distribuiti nelle 9 stanze del percorso espositivo che, metaforicamente, rappresentano le porte del viaggio: da nord, (Luino e Laveno), in omaggio ai visitatori stranieri, al centro, rappresentazione del fulcro della letteratura europea, il golfo Borromeo, per arrivare al sud, ad Angera e Arona, prima di risalire verso Pallanza e infine Locarno e la Madonna del Sasso. 

In arte, in letteratura e nelle sue rotte, via terra e via acqua, il lago fu un crogiolo di incontri di mondi apparentemente distanti, eppure uniti nella costruzione di una comune identità di valori. Da Eugenio Gignous, si veda la sua incantevole “Veduta di Baveno”, che rispecchia nelle chiare acque la villa Henfrey, cara anche alla regina Vittoria, a Federico Asthon, immedesimatosi nell’atmosfera magica e sospesa del Golfo Borromeo, ai paesaggi come Isola Bella, dal tratto personale e forte, di Giovanni Battista Ferrari, al panorama di Maccagno inferiore di Carlo Jotti, all’opera di Massimo d’Azeglio, artista ma anche scrittore e patriota, presente con la chicca di una sua bucolica “Veduta di Cannero” (1856-1866). S’affiancano ai dipinti importanti disegni e acqueforti di nomi di viaggiatori colti, dove precisione e lirismo descrittivo compiono il miracolo di capolavori che solo la più raffinata arte può offrire. Tra i tanti libri del Grand Tour esposti, o citati, vogliamo ricordare la rarissima edizione (da collezione privata) della Guida di J. Keyssler (1751) che aveva ispirato il “Titano” di Jean Paul Richter (1800), nota opera che definiva l’Italia “terra beata”. E anche un volumetto celeste “Le parfum des Iles Borromées” (1898), dalle cui pagine sembrano davvero sprigionarsi gli antichi profumi che, ancora oggi, innamorano i visitatori del Golfo Borromeo e delle sue isole, ricche da sempre di agrumi e di piante esotiche.  

Non avremmo un percorso così ben documentato e ricco di colti rimandi, di confronti tra paesaggio e paesaggio, tra passato e presente, tra storia e vita, senza la competenza di Federico Crimi, neo Direttore del museo e senza il concorso di amici appassionati, collezionisti e addetti ai lavori come Gabriella Badi, Massimo Ciaccio, Marco Dozzio e quanti hanno collaborato procurando o prestando importanti e inedite opere (Quadreria dell’800 di Milano, Galleria Ottonovecento di Laveno e AmaLago). Chi lo desidera le potrà dunque avvicinare, scoprendo capolavori che ai conoscitori delle acque del Verbano, dei suoi colori, delle sue trasparenze, non potranno passare inosservati. Ma, ancor più interessante, è questa lettura di un territorio e di opere che lo raccontano, a sua volta alquanto inedita. A dimostrazione di come si possa costruire una buona rassegna partendo proprio dalla cultura di un luogo italiano per eccellenza, dove forse non tutti sanno quanto splendore di intelligenza e bellezza si confronti ancora oggi.

Furono anche certe illustrazioni, come la perfetta rappresentazione dell’Isola Bella, con la sua forma di bizzarro vascello adagiato sull’acqua, ad attrarre i visitatori del Grand Tour e molti artisti e letterati, da Stendhal a Flaubert, che si spinsero fin nel Golfo Borromeo, per amore dell’arte e del superbo paesaggio, riconosciuto dagli appassionati come unico, ineguagliabile paradiso. Chi raggiunge il golfo può visitare le isole e i castelli di Cannero e abbracciare in un unico sguardo quella spettacolosa vista che si apre da Stresa e Baveno verso Pallanza. Sapendo che, percorrendo il lago nella sua ampiezza, ad esempio su di un mezzo della navigazione, si corre da una sponda all’altra, quella elvetica e quella italiana o quella piemontese e la lombarda, come molti illustri personaggi hanno fatto, potendo gustare le incantevoli vedute delle Isole, la romantica Isola dei Pescatori, un tempo Isola Superiore, la ricercata Isola Bella e la sensuale Isola Madre. Ma, chi le conosce, può parlarvi anche dell’Isolino San Giovanni, sempre proprietà dei Borromeo, che guarda verso la vicinissima Pallanza, di fronte all’Hotel Majestic. Fu residenza di Arturo Toscanini per anni. Qualche guida racconta che, durante l’esilio in America, il maestro scelse una casa sull’Hudson che gliela ricordava. Terminato l’esilio, autoinflittosi dopo l’episodio dello schiaffo fascista, Toscanini rientrò nella dimora isolana. 

Sottolinea Crimi che, quando Goethe parlava della terra dei limoni, intendeva riferirsi a questo lago e a queste terre. Proprio da dove il suo viaggio sentimentale era partito, generando la nascita di creature misteriose e affascinanti come Mignon, la protagonista del “Guglielmo Meister”. Che, per ammissione dello stesso autore, nacque in riferimento al Verbano e non al Lago di Garda. Mignon, la ballerina fugace, è rimasta dunque qui per sempre, dove le onde e il cielo hanno colori sempre diversi. Dal rosa della sera, all’oro del mezzogiorno, all’argento della notte. Quando il Golfo Borromeo è uno splendore intatto. O aleggiano, nell’aria di Luino, l’antica Luvino, i versi del poeta Vittorio Sereni e i racconti di Piero Chiara. Ancora oggi, nonostante le “imitazioni”, primo e unico conteur di un lago vero, del quale era innamorato. Come aveva lui stesso dichiarato. “In Luino vi è qualcosa di inesprimibile e naturale che non può andare vestito di parole. È qualche cosa di più che la tinta locale. È quel mistero di attrazione che fa innamorare di un luogo senza che ci si possa dar ragione del motivo”. A proposito di Luino, si veda in mostra lo splendido inedito di Albert Christoph Dies (1755-1822), pittore, compositore e biografo tedesco che copia, in acquarello color seppia, un lavoro di Philip Hackert, considerato “l’occhio di Goethe in Italia”. Vi è riprodotta Luino, vista da via Lugano. 

IL GRANDE LAGO

Tributo al Lago Maggiore nella letteratura europea e nell’arte (l’età del viaggio)
Civico Museo Parisi Valle
Via Leopoldo Giampaolo 1, 
Maccagno con Pino e Veddasca (Varese) 
Fino al 23 ottobre 2022
Venerdì dalle 15.00 alle 19.00; sabato e domenica dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 19.00
info@museoparisivalle.it - tel. 0332 561202

 

Alcune delle opere in mostra:



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