Le-nuove-frontiere-della-sostenibilità

Il riposizionamento strategico delle imprese del territorio e dell’economia varesina sulle nuove frontiere della sostenibilità è il filo conduttore di questo nuovo numero di Varesefocus. Il tema è prioritario e le cronache (politiche e non solo) di questi ultimi mesi ne sono la prova lampante. L’accordo sul clima con cui si è chiusa a Roma la presidenza italiana del G20, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) di Glasgow, le manifestazioni nelle piazze di tutto il mondo riempite da giovani delusi dai risultati di vertici internazionali da loro ritenuti inconcludenti hanno dominato l’agenda della politica e le prime pagine dei giornali di ogni continente. Il risultato è quello di un’opinione pubblica rimasta con l’amaro in bocca, alla ricerca disperata di una cinghia di trasmissione tra i propri sogni e una reale transizione verso un sistema economico e sociale che sia più sostenibile, non solo a livello ambientale. Verso “un’economia più civile” tanto per citare uno degli articoli che troverete sfogliando le prossime pagine. Con questa nuova edizione del nostro magazine, infatti, mettiamo il tarlo del dubbio nei nostri lettori: e se quella cinghia di trasmissione fosse l’impresa? Se il motore di sviluppo della sostenibilità fossero le aziende con la loro capacità pragmatica di tradurre in nuovi progetti, processi e prodotti le aspirazioni delle persone in un pianeta gestito in modo diverso? Più giusto, ancor prima che più sostenibile? La transizione è in atto e vede i territori ad alta vocazione manifatturiera come Varese in prima fila. Ce lo dicono le classifiche e nelle pagine che seguono ne diamo ampiamente conto. Dove stanno fallendo le trattative a livello di governi, è più probabile che riescano le trasformazioni dal basso. La realtà dell’innovazione digitale nelle imprese sta superando nei fatti la teoria dei summit della rappresentanza politica. La voglia di cambiamento delle piazze che richiamano “i potenti” alle loro responsabilità si sta già oggi trasformando in un nuovo approccio al consumo di beni e servizi. L’acquisto, come il voto: un segnale di orientamento a prodotti green. Non è solo una questione di materiali. Le persone sempre di più chiedono che un prodotto sia sostenibile a 360 gradi. Non deve essere sostenibile solo il singolo bene. Lo deve essere anche l’impresa che lo produce (sia a livello ambientale, sia sociale), lo deve essere l’intera catena di fornitura, lo deve essere anche il ciclo di vita dello stesso prodotto, la cui fine deve essere già pensata nel momento della progettazione, e ancor prima della sua industrializzazione, in ottica di riutilizzo e, dunque, di economia circolare.  Lo sforzo e gli investimenti delle imprese non sono, però, sufficienti. Serve anche un contesto di regole e di infrastrutture che agevoli e non sia di intralcio ad una transizione già in atto e che deve accelerare. Servono investimenti pubblici e privati. Le risorse oggi ci sono, soprattutto nella Ue, sfruttiamole per progetti concreti. Ambizione e pragmatismo devono viaggiare insieme e trovare nelle politiche ambientali e nelle capacità innovative delle imprese la giusta sintesi. L’ambientalismo ideologico con tempistiche forzate, come quelle che vorrebbe darsi l’Europa nella messa al bando dei tradizionali motori a benzina e diesel, rischiano solo di far perdere la bussola in un cammino che sarà tortuoso, ma ormai già tracciato. In poche parole, serve una politica industriale credibile, oltre che sostenibile.  Attenzione, però. La sostenibilità non è una questione di marketing. Non basta una mano di vernice. È una questione di valori in cui ogni singola impresa deve credere per riposizionare il proprio ruolo nella collettività. L’intelligenza artificiale, le blockchain, l’industria 4.0, la digitalizzazione, i nuovi strumenti di finanza d’impresa legati alla fintech sono fattori abilitanti di uno sviluppo non solo tecnologico ma anche sociale, ambientale e circolare. È anche da qui che passano quelle che un ciclo di incontri promosso in questi mesi proprio dall’Unione Industriali varesina ha definito “Le nuove frontiere della sostenibilità”. Fronti avanzati della riprogettazione del fare impresa in cui Varese è già oltre la fase di laboratorio.  



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