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Le imprese metalmeccaniche non rappresentano nel loro insieme solo il più importante settore manifatturiero dell’economia all’ombra delle Prealpi, ma una delle realtà produttiva a volte da primato anche a livello europeo

Facile dire meccanica. Meno facile capire cosa questo significhi veramente  per un territorio come quello della provincia di Varese. Un territorio multi-distretto, come si diceva una volta, o multi-filiera, come è di moda dire oggi, in cui  una persona su due, tra quelle che lavorano nell’industria, è occupata in un’impresa metalmeccanica. Tradotto significa che contribuisce a fabbricare aerei, elicotteri, elettrodomestici, macchinari per tutti i settori, macchine utensili, moto, impiantistica, valvole, caldaie, meccanismi, ingranaggi, componenti, sistemi meccanici e meccatronici, chiavi inglesi, ascensori, lavorazioni meccaniche di precisione, fusioni, forgiature, stampaggi. Un elenco lungo, ma non esaustivo, che potrebbe essere ancora più esteso.

Perché la metalmeccanica, nel Varesotto, è un insieme integrato di tutti questi prodotti ed anche molto di più. Perché parlare di settore metalmeccanico significa parlare della “pancia” dell’economia locale all’ombra delle Prealpi. Capace di generare da solo circa il 60% delle esportazioni varesine ed il 3% di quelle italiane del settore e di alimentare flussi produttivi e di scambi capillarmente distribuiti.  

Dietro la parola meccanica a Varese si celano realtà che operano su molteplici filiere produttive e produzioni trasversali. Realtà che  fanno sì che una provincia molto piccola, quale in fondo è quella varesina, riesca ad essere l’ottava in Italia per numero di addetti del settore, raggiungendo i primi posti in termini di specializzazione in nicchie di eccellenza assolute ad esempio nei  generatori di vapore (1a provincia in Italia per numero di addetti), nell’ aerospazio (2a provincia dietro Torino), negli apparecchi per uso domestico (3a provincia in Italia). A queste, si affianca una massiccia base produttiva  di beni di investimento, di tutta la componentistica connessa e della lavorazione dei materiali a monte.

Una produzione, questa,  meno visibile ai più, ma che ci caratterizza e alimenta la nostra fama nel mondo. Quanti di noi sanno, per esempio, che con circa 13.000 addetti il comparto dei macchinari, quello che assorbe più manodopera nell’economia provinciale nel metalmeccanico, rappresenta circa la metà del numero degli addetti dello stesso comparto impiegati in Catalogna e circa  un terzo di quelli del Rhones Alpes (due regioni, non provincie, inquadrate tra i quattro Motori d’Europa)? Una realtà, quella della meccanica varesina, che non solo è da classificare dunque, tra i primi posti in Europa, ma che è anche stata in grado di tenere in questo decennio di  crisi, aumentando il proprio peso specifico a livello italiano. Passato dal 2,7 % del  2007 al 3% del 2015.

Possono sembrare numeri costruiti solo per fornire una  prova muscolare dell’economia del Varesotto. Non di questo, però, si tratta. La questione sta, piuttosto, nel capire se ci siano i presupposti per  accompagnare l’evoluzione verso l’industria del futuro, se il sistema-Varese abbia gli  anticorpi per resistere  ad un processo di  radicale  trasformazione delle competenze che inevitabilmente toccherà gli assetti competitivi internazionali. I numeri raccolti sono altrettanti indizi dell’esistenza di un largo e competitivo sistema produttivo, un sistema che sinora ha dimostrato di saper reagire ed ha in potenza le capacità  per cogliere le nuove possibilità di sviluppo legate all’Industry 4.0. Trasformare queste potenzialità in realtà. è questa la sfida. What else? 

Le statistiche di #UnivaStudi

Con questo articolo Varesefocus, attraverso le indagini statistiche dell’Ufficio Studi dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, apre un ciclo di approfondimenti sui settori manifatturieri più importanti dell’economia locale. Un racconto per infografiche che è possibile seguire anche sui social network legati all’Unione Industriali e attraverso gli hashtag #UnivaStudi. 



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