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A Ranco esiste dal 2015 uno spazio educativo dell’infanzia dove, più che a insegnare a disegnare, si cerca di fornire strumenti per preservare quella purezza artistica che è insita nella libertà espressiva e creativa di ogni bambino. 

‘‘A quattro anni - sosteneva Picasso - dipingevo come Raffaello, poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino”. La purezza di un bimbo che si esprime in libertà è qualcosa di meraviglioso, un patrimonio da proteggere e valorizzare. In riva al Lago Maggiore, nel cuore del comune di Ranco, esiste un luogo dove questo avviene e dove i più piccoli possono avvicinarsi all’arte e coltivare la propria creatività attraverso l’esperienza, il divertimento e il metodo del fare. È la “Casa degli Scarabocchi” allestita al primo piano del vecchio palazzo comunale, l’edificio che in passato ospitava la scuola elementare del paese, la stessa scuola dove, intorno ai primi anni Quaranta, insegnò anche il giovane maestro Gianni Rodari. 

A distanza di decenni, accogliendo il testimone della fantasia, quello spazio è stato restituito all’infanzia grazie a un innovativo progetto di insegnamento, avviato nel 2015 da Paola D’Angelo, esperta e studiosa di storia dell’arte, in collaborazione e con il sostegno dell’amministrazione comunale e della locale Pro loco. L’aula che fu di Rodari è stata completamente rinnovata e appare oggi come uno spazio vivace e in movimento, un atelier a misura di piccole manine dove si dipinge e si disegna, si crea, ci si confronta, si sfogliano i libri, si collabora e si lavora con le mani. 

Le attività proposte dalla Casa degli Scarabocchi sono diverse e spaziano dagli incontri dedicati ad artisti, storia dell’arte, tecniche e linguaggi ai laboratori di manualità creativa, dall’esperienze all’aria aperta al rapporto con la lettura

“Mi piace partire dal concetto di scarabocchio, qualcosa che è spesso inteso negativamente come un pasticcio o un disegno fatto male, per esprimere invece il senso di libertà e la creatività che caratterizzano l’arte infantile - spiega l’insegnante -. Nella spontaneità di un segno fatto da un bambino esiste un approccio puro all’espressione. Qualcosa che ha affascinato e affascina anche molti celebri artisti e che, con il tempo e purtroppo anche con la scuola, rischia di perdersi”. La Casa degli Scarabocchi nasce proprio per salvaguardare quella freschezza: “È un percorso che educa attraverso l’arte, la creatività, la libera espressione - prosegue D’Angelo -. Spesso ai bambini si chiede di disegnare copiando qualcosa di già esistente, addirittura delle opere d’arte, oppure di colorare facendo ben attenzione a non uscire dagli spazi. Il mio approccio è esattamente l’opposto: si parte da un’opera per raccontarla e comprendere il processo che ha portato a originarla e, ispirandosi a quello spirito, a quel processo, a creare qualcosa di proprio. I bambini non sono vincolati dal risultato finale e si possono esprimere come meglio credono e con maggiore serenità. Questo può avvenire grazie alla conoscenza degli strumenti e alla conoscenza del metodo. Nei nostri incontri proviamo inoltre a conoscere i più grandi artisti partendo da alcuni aspetti particolari delle loro vite, per esempio l’infanzia o il rapporto che hanno avuto con i figli, come nel caso di Paul Klee che realizzò dei burattini speciali per il figlio Felix”. 

Le attività proposte dalla Casa degli Scarabocchi sono diverse e spaziano dagli incontri dedicati ad artisti, storia dell’arte, tecniche e linguaggi ai laboratori di manualità creativa, dall’esperienze all’aria aperta al rapporto con la lettura. Ai corsi partecipano bambini, italiani e stranieri, dai 4 agli 11 anni in un’unica classe, un’esperienza tra “piccoli” e “grandi” che favorisce lo scambio e il confronto. “Le porte della Casa sono aperte anche alla collaborazione con altri professionisti, come è avvenuto con l’Associazione “LeArtipossibili” con la quale abbiamo collaborato, lavorando con materiali riciclati e realizzando con i bambini un tassello di carta che sarà parte di un’installazione collettiva in mostra a Milano il 25 marzo allo spazio Stecca 3.0”. 

“Sapere come fare per sapere cosa fare” è la filosofia alla base del metodo di insegnamento che l’ideatrice dalla Casa degli Scarabocchi ha portato anche in alcune scuole della provincia. “Personalmente mi ispiro a teorie pedagogiche precise e al pensiero di alcuni maestri del metodo del fare come Roberto Pittarello, allievo del grande Bruno Munari. Alcuni docenti si sono accorti delle potenzialità di questo modo di lavorare con i bambini e stanno avviando nuovi percorsi di formazione che coinvolgono gli insegnanti e a volte anche i genitori”. “Oggi viviamo un grande paradosso - sottolinea Paola D’Angelo - siamo il Paese dell’arte e consideriamo il suo insegnamento come qualcosa di minore o addirittura frivolo. Eppure così non è, anzi l’arte è a sua volta uno strumento didattico, in grado di supportare la conoscenza e l’insegnamento anche di altre materie. Pensiamo a un bambino che fatica a capire un concetto e a come, attraverso il disegno o l’immagine possiamo aiutarlo ad arrivare a comprenderlo. Ma questo è solo un esempio, sono convinta che, in questo momento sia più che mai necessario un nuovo punto di vista, come già avviene all’estero. Ricordiamo che l’Italia è stata la patria di grandi pedagogisti, una fra tutti Maria Montessori, ma nonostante questo ancora fatica a raccogliere i suoi insegnamenti”. 

Oltre alla Casa degli Scarabocchi Paola D’Angelo realizza progetti per le scuole della provincia di Varese e si occupa anche di formazione : “L’entusiasmo dei bambini è per me lo stimolo più grande - rivela - ma allo stesso tempo ho incontrato anche molti insegnanti che hanno voglia di sperimentare e di rimettersi in discussione e questo è un segnale che fa ben sperare, ci sono cenni di cambiamento”.  



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