smart_industry.jpg

L’affermazione del digitale nell’industria non sta trasformando solo il modo di produrre. Cambiano anche le catene di fornitura, l’organizzazione del lavoro (sempre più lean), il rapporto con la finanza d’impresa, i modelli di distribuzione. E le imprese di Varese sono in prima fila 

Supply chain letteralmente significa “catena di distribuzione”. Con questa espressione, tuttavia, si individua un processo molto più complesso ed articolato, che richiede pianificazione e un attento impiego delle risorse. Il tutto con lo scopo di rendere un’azienda più efficiente e pronta a rispondere alle esigenze di clienti e fornitori. Il processo parte dalle materie prime, continua con la realizzazione del prodotto finito, la sua gestione in magazzino e termina con la fornitura al cliente. 
È nel momento in cui il digitale fa il suo ingresso in azienda che si inizia a parlare di supply chain 4.0, progresso possibile grazie alla collaborazione di tutti gli attori della filiera, partendo da chi fornisce le materie prime fino ad arrivare agli erogatori di servizi e assistenza. Le imprese entrano, così, a far parte di un network e sono interconnesse tra loro: la competizione si sposta dalle singole realtà alle supply chain. Un esempio perfetto, in territorio varesino, è rappresentato da Leonardo, che con 29mila addetti, 8 miliardi di fatturato generati in Italia, di cui l’80% destinati all’esportazione, rappresenta una grande opportunità per le piccole e medie imprese del Varesotto. “Gestiamo una filiera di 4.000 fornitori, tra cui molte Pmi che innovano, integrate sul territorio, vere eccellenze tecnologiche. Il tutto per un totale di oltre 730 milioni di euro di forniture in Lombardia”, racconta a SmartLand Lucio Valerio Cioffi, Managing Director di Leonardo Divisione Velivoli. “I nostri fornitori lavorano anche per altre grandi aziende: questa è competitività spinta. Il tutto sta nel cercare di costruire un ecosistema in cui garantire alla catena di fornitura una dimensione internazionale”, precisa Cioffi. 

La supply chain è, poi, divisa in vari step che coinvolgono diverse figure professionali. Fondamentali per la buona riuscita di ogni passaggio di questo processo, come spiega Roberto Di Domenico, Direttore dello stabilimento della multinazionale farmaceutica Sanofi ad Origgio: “In tutti gli stabilimenti abbiamo introdotto i principi della Lean manufacturing, uno dei pilastri di Industry 4.0, una modalità produttiva che punta a minimizzare gli sprechi fino ad annullarli. Gli addetti di Origgio si sono messi in gioco accettando il cambiamento: le persone hanno offerto il loro fattivo contributo per un miglioramento continuo. Dimostrando di saper portare avanti progetti, anche complessi e sfidanti, in modo efficiente”. Il che ha reso Sanofi più competitiva anche nei prodotti. “Nel 2020 investimenti e crescita sono parole d’ordine – prosegue Di Domenico –. Stiamo puntando molto su ricerca e sviluppo, con l’obiettivo di spingere sull’innovazione di prodotto e processo, grazie anche ad importanti bandi ed accordi per la ricerca stretti in collaborazione con le Pmi del territorio e organismi di ricerca come l’Università di Milano”.

D’altra parte, per competere sui mercati internazionali, innovare è un aspetto chiave. E lo sanno bene aziende come Lu-Ve e Vodafone Automotive Italia. Per l’impresa di Uboldo, produttrice di apparecchiature per la refrigerazione e il condizionamento, il percorso di crescita è coinciso con l’apertura al mercato dei capitali. “Con la quotazione in borsa il nostro fatturato è cresciuto del 70%, dandoci una visibilità inaspettata – spiega il Consigliere di Amministrazione di Lu-Ve, Fabio Liberali –. Dai 10 milioni di euro di fatturato del 1986 agli oltre 420 milioni di oggi abbiamo fatto tanta strada, ma non è stata tutta solo fortuna. Primi ad applicare tecnologie nuove in azienda, abbiamo iniziato a collaborare con le università e quindi a testarle. Una modalità di lavoro che, nel corso degli anni, abbiamo reiterato: ad oggi sono 93 in tutto il mondo gli istituti con cui abbiamo stretto partnership”. Per Vodafone Automotive, che sul territorio ha sede a Busto Arsizio e Varese, fornire servizi innovativi basati sulla connettività dei veicoli è la vera innovazione: “Siamo in grado di geolocalizzare con precisione il ladro di una vettura, guidando la polizia fino a lui. Lo stabilimento varesino è particolarmente all’avanguardia in questo senso”, racconta l’Head of Innovation & Telematics Service Platform Paolo Giuseppetti. Tra le prime realtà del territorio a introdurre l’Industria 4.0 nei propri processi, Vodafone Automotive ha fatto della trasformazione digitale un caposaldo: “Siamo ormai circondati da persone che ‘guardano i dati’, che analizzando come cambia il modo di lavorare. Noi cerchiamo di utilizzare questi dati per lo sviluppo di nuovi progetti e servizi a vantaggio della clientela. Come, ad esempio, l’individuazione di specifiche informazioni che descrivano, in tempo reale, quello che sta succedendo alla persona che guida il veicolo”, chiosa Giuseppetti.  

Dall’Alto Milanese, precisamente da Parabiago, arriva invece una bella storia imprenditoriale di famiglia. Una storia in cui i protagonisti non hanno avuto paura di reinventarsi pur di stare al passo coi tempi: “Con l’avvento di internet sono cambiati gli equilibri – dice Diego Rossetti, Presidente della Fratelli Rossetti, che dal 1953 produce scarpe di lusso, e Presidente di Confindustria Alto Milanese –. Siamo partiti tardi perché pensavo che vendere scarpe online fosse impossibile. E poi abbiamo dovuto correre per recuperare il gap dovuto all’iniziale titubanza, adeguando la nostra azienda all’e-commerce”. 

Il risultato di questa innovazione, lato distribuzione, è stato un legame molto più stretto con i clienti, a cui “diamo non solo il prodotto ma anche un servizio – precisa Rossetti –. Il negozio fisico non perderà mai di valore, ma bisogna reinventarlo: ad esempio, a Malpensa stiamo sperimentando un nuovo concept di negozio, in cui entri a provare le scarpe ma poi ti arrivano a casa”. 



Articolo precedente Articolo successivo
Edit