Le ultime rilevazioni dell’Ufficio Studi dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese certificano anche sul territorio varesino una ripresa delle attività produttive. In molti settori il ritmo è sostenuto. Uno scenario locale coerente con ciò che sta avvenendo sul piano nazionale, con l’Italia che, per la prima volta dopo anni, forse decenni, risulta essere uno dei Paesi a maggior tasso di crescita in Europa. Le nubi, però, all’orizzonte non mancano. 
Da una parte, ci sono certo i punti di forza e di debolezza, del sistema produttivo italiano e varesino. Di cui parliamo tra l’altro ampiamente nelle pagine di “Inchiesta” di questo nuovo numero di Varesefocus. Dall’altra, ci sono le preoccupazioni per la tenuta sul lato dei costi di produzione e del rifornimento di materie prime. I prezzi stanno andando alle stelle e, contemporaneamente, la reperibilità sul fronte dei semilavorati sta diventando sempre più difficile. Non solo. Anche spostare le merci sui mercati è un problema. Ci sono sempre meno container nei porti, con costi logistici che stanno toccando punte mai raggiunte prima. Come se non bastasse i costi energetici stanno esplodendo in una dinamica di rincari che tra le imprese più energivore comportano fino ad una triplicazione delle bollette rispetto ad un anno fa. Un quadro per certi versi senza precedenti a cui porre particolare attenzione in questo momento di grandi aspettative per il futuro, non fosse altro che per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Le risorse stanno cominciando ad arrivare e su di esse l’intero sistema economico fa affidamento per risolvere, una volta per tutte e a suon di riforme, quegli ostacoli strutturali alla competitività delle nostre imprese che da decenni frenano le potenzialità del made in Italy sui mercati mondiali.

 

 

Tutte questioni ampiamente trattate sugli organi di stampa e posti al centro del dibattito politico. 
C’è, però, un altro elemento di incertezza e di preoccupazione che serpeggia tra le imprese, comprese le realtà del Varesotto. È quello della cyber sicurezza. Un tema di cui si parla ancora troppo poco, ma su cui il livello di sensibilità delle aziende deve fare un salto di qualità. La scorsa estate il caso dell’attacco hacker alla Regione Lazio ha fatto grande scalpore. Come spesso accade, però, l’attenzione è durata il tempo di alcuni titoli di giornali e poco più. L’avanzare della trasformazione digitale nelle nostre imprese, l’implementazione dell’industria 4.0 negli stabilimenti manifatturieri, la pervasività dei sistemi di intelligenza artificiale rendono invece il tema dirimente per il futuro. 
Serve maggiore consapevolezza dei rischi e di come si muovono su questi terreni quelle che sono delle vere e proprie organizzazioni criminali. Gli attacchi sono in aumento, anche sul nostro territorio, come segnala una recente indagine sul fenomeno svolta dall’Ufficio Studi di Univa. I relativi danni economici possono essere importanti. I fermi produttivi delle aziende poste sotto attacco (e spesso sotto ricatto) non sono così rari. Il digitale è un terreno di gioco da cui dipende il nostro sviluppo. Ma allo stesso tempo deve porci a dei livelli di consapevolezza culturale su rischi e opportunità che devono andare di pari passi con le competenze tecnologiche. Per questo Varesefocus ha voluto dedicare il “Focus” di apertura di questo numero all’argomento, scandagliato in ogni suo aspetto. Anche quelli, se si vuole, meno mediatici, secondo i classici canoni giornalistici, ma sempre più fondamentali nella percezione e nella capacità di comprendere cosa si stia muovendo nel lato oscuro del web e, di conseguenza, di come difendersi. Un’inchiesta che prende ampiamente spunto dai contenuti della pubblicazione “Il decalogo per la sicurezza informatica nelle imprese”, realizzata dal Gruppo merceologico “Terziario Avanzato” di Univa nell’ambito del Progetto “Punto Zero”. Voluto proprio per sensibilizzare imprese e imprenditori sui rischi che si corrono sottovalutando la propria vulnerabilità. La sfida coinvolge tutti. Comprese le piccole e medie imprese.