La-civiltà-delle-palafitte-e-Isolino-Virginia

A Villa Mirabello a Varese, un tuffo nel passato e nell’acqua dolce, attorno al Patrimonio Unesco. Un racconto, fatto di immagini, video e reperti artigianali, della storia e della geografia del territorio lacustre varesino dal 5.600 al 900 a.C.

Conoscere il proprio territorio è fondamentale per chi vuole accostarsi da subito alla realtà che ci circonda e appartiene, magari da generazioni. È compito anche della scuola trovare i mezzi migliori per avviare, fin da bambini, i futuri cittadini del mondo alla conoscenza della storia e della geografia che hanno caratterizzato il cammino e le tipicità dei luoghi in cui si nasce. E spesso sono i musei a raccontare per primi la magia del nostro mondo. La terra varesina molto deve a un uomo che ha massimamente contribuito alla nascita e allo sviluppo di un museo archeologico di raro interesse. Il personaggio era Luigi Borri (1846-1920), insegnante e pedagogo, appassionato di teatro e di musica, ma soprattutto di storia locale, autore di fondamentali opere dedicate al territorio e primo direttore del Museo Patrio fondato nel 1871. Il museo Archeologico di Villa Mirabello, noto in ambito internazionale per la preziosità dei suoi reperti e dei siti di provenienza, che sono parte del Patrimonio Unesco, può dirsi quindi una sua creatura. Anche se il Borri non fece in tempo a vedere accolte in quelle sale, dove confluirono documenti e reperti del primo, il frutto di tanta ricerca e lavoro. Protetto e accresciuto nel tempo, attraverso l’esperienza e la competenza di chi se ne è occupato (dopo Borri, Mario Bertolone, Daria Banchieri e altri) è oggi nucleo primigenio e fondamentale del percorso museale varesino. Un tesoro che è orgoglio, vera e propria perla del territorio. Sul quale è bene puntare dato che la ricchezza del Paese, il nostro petrolio, è proprio il turismo. E la città di Varese ha, dalla sua, caratteristiche e tipicità che la rendono un luogo clou del turismo.  

Dallo scorso anno e fino al 4 settembre 2022, ospita nelle sale della bella villa, già Litta Modignani, una mostra del Comune di Varese, da ritenersi esemplare per come si possano raccontare la storia e la geografia del territorio. Il titolo dell’evento “La civiltà delle palafitte, l’Isolino Virginia e i laghi varesini tra 5.600 e 900 a.C.” segnala già la natura del sito in oggetto, il più antico dell’arco prealpino, che lo scorso anno ha celebrato il decimo anniversario dell’inserimento nel Sito transnazionale Unesco “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”.
La rassegna, realizzata in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Provincie di Como, Lecco, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio e Varese, ha il patrocinio del Ministero della Cultura, della Regione Lombardia e della Camera di Commercio di Varese. La necessità di rappresentare e comunicare la realtà di un momento e di un mondo tanto complesso ha portato le due curatrici, Daniela Locatelli e Barbara Cermesoni e il Direttore dei Musei Civici Daniele Cassinelli, a farne un appuntamento di eccellenza: per chiarezza e concretezza del racconto e per la capacità di avvicinare i visitatori, particolarmente i più giovani. Offrendo alla scuola un interessante percorso di approfondimento, giocato anche sull’aspetto del divertimento, attraverso l’interattività, che si avvale di video, di grandi pannelli touch con informazioni e ricostruzioni degli ambienti abitativi e lavorativi del tempo, realizzati da Cristiano Brandolini. 

“Un ambiente in continua trasformazione”
La mostra si sviluppa in sette sezioni. La prima sala, immersiva, dedicata a “un ambiente in continua trasformazione” offre la visione di un filmato spettacolare che riproduce le trasformazioni morfologiche e ambientali dal Neolitico all’età del Bronzo. Le mutazioni climatiche e l’intervento dell’uomo con la pratica agricola concorsero insieme nel tempo a quelle scelte di vita legate a un clima e ad attività che ancora sono osservabili, anche se in minima parte, attorno al lago e al suo gioiello, l’Isolino. Proprietà un tempo di nobili famiglie, i Litta prima e gli industriali tessili Ponti poi, è oggi sede di ricerche che continuano nel tempo ma anche di un altro segmento del percorso museale cittadino, che può essere visitato raggiungendo il sito grazie a un servizio di collegamento via lago, con partenza da Biandronno.

“Si innalzano piattaforme di legno fissate sopra lunghi pali”
Un titolo che omaggia Erodoto introduce poi alla seconda sezione dedicata alla costruzione delle palafitte. Un filmato, accompagnato dai rumori dell’acqua e dal respiro dei sommozzatori, mostra gli studiosi mentre osservano e raccolgono nel lago varesino piccoli elementi di parti di appoggio delle palafitte, che venivano realizzate con canne di bambù, fissate saldamente nel terreno, usando tecniche di rafforzamento alla base. 

“Molte reliquie si scopersero di quelle genti che prime abitarono questa nostra” 
Un omaggio allo studioso Camillo Marinoni consente l’osservazione diretta di oggetti ritrovati all’Isolino: sono ami da pesca, armille e piccoli gioielli, punte di giavellotti, acciarini, oggetti della quotidianità, custoditi in preziose bacheche, a testimonianza della vita dei nostri antenati. Grande attenzione va all’ascia, strumento fondamentale per il disboscamento e per la realizzazione delle abitazioni palafitticole, che è presente in diversi esemplari rinvenuti nel sito Unesco varesino.

“Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”
La quarta sala sul Sito seriale Unesco offre una panoramica dei tanti siti palafitticoli preistorici legati all’arco alpino. Attraverso un pannello interattivo, a richiesta touch del visitatore, si possono avere le necessarie informazioni, verbali e visive, con immagini e fotografie, anche dei ritrovamenti, che riguardano ciascuna località segnalata.  

“Guarda i giovenchi riportano gli aratri sospesi al giogo” (Virgilio)
Siamo al passaggio da un’attività di caccia e pesca all’agricoltura e all’allevamento. Iniziano da qui anche le prime trasformazioni ambientali dettate dal nuovo modo di vivere dell’uomo, che condizionerà sempre più nel tempo il nostro territorio, fino agli esiti negativi dei giorni nostri e ben lo sappiamo.  

“Villaggio della civiltà del bronzo”
La sesta sala propone la ricostruzione di ambienti del periodo: le abitazioni, ma anche i luoghi che raccontano le diverse attività lavorative, quelle agricole e le artigianali, adibite alla fabbricazione della ceramica o alla lavorazione dei metalli. Né manca la rappresentazione di riti di propiziazione alle divinità, cui venivano fatte offerte, anche di spade bronzee immerse nell’acqua, come quella presente nel relativo allestimento. 

“Il ripostiglio della Malpensa”
Nell’ultima delle sale, infine, c’è un prezioso e davvero unico tesoro archeologico, con reperti provenienti dal territorio limitrofo a Malpensa (Somma Lombardo). Che racconta, per la prima volta nella sua completezza, un mondo nuovo, preludio alla Civiltà di Golasecca. Si tratta forse dei ritrovamenti di una tomba, quelli di un importante personaggio, probabilmente un guerriero, del quale è stato ricostruito in toto l’elmo. Accanto al reperto della copertura facciale guerresca, in parte andata perduta, è la perfetta ricostruzione di come si presentava in origine. E ancora sono schinieri, punte di lancia, falcetti, asce, elementi di ornamento. 

Il museo di Sesto Calende per approfondire 
Se qualcuno volesse approfondire, potrebbe trovare altre testimonianze relative ai nostri siti archeologici, non solo nel percorso museale che si snoda nelle sale superiori della villa, ma anche nel bel museo di Sesto Calende, dove sono, tra i tanti corredi tombali della civiltà di Golasecca, altre tombe di guerrieri.   

La Civiltà delle palafitte

Museo Civico Archeologico di Villa Mirabello, Musei Civici di Varese
Piazza della Motta 4, Varese
Fino al 4 settembre 2022
Da martedì a domenica dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.00 alle 18.00

 

Alcune delle immagini e reperti presenti al Museo

 



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