La-Tesla-delle-moto-è-a-Gallarate

Si chiama Italian Volt ed è pronta a sbarcare sul mercato già nel 2019 con un modello dal nome Lacama. Niente cilindri, tubo di scappamento e catena. Ma solo una cinghia di trasmissione e un battery pack formato da 1.350 piccole batterie, capaci di sprigionare 100 chilowatt di potenza

Alla base di questa storia d’impresa c’è… un’impresa: 12.379 chilometri percorsi, due continenti attraversati, un mese e mezzo di tempo per coprire la distanza che divide Shangai da Gallarate in sella a una moto. Anzi a due moto. Elettriche. E questo lungo viaggio può essere considerato il seme piantato a Gallarate, dal quale sono nate Italian Volt e la Lacama, una super moto elettrica. Forse unica per potenza e prestazione. 

Anno 2013 Valerio Fumagalli e Nicola Colombo, imprenditori e sognatori, hanno il loro bel da fare nel seguire le proprie attività imprenditoriali. Fumagalli opera nel mondo del motor sport e produce abbigliamento e divise per chi va in moto per piacere, ma anche per competizione, visto che molti piloti del circuito della Moto Gp indossano le sue tute. Mentre Colombo lavora nel campo del software e il suo quartier generale è a Shangai. Settori lavorativi differenti, ma il punto di contatto tra i due imprenditori è la passione per le due ruote. Non quelle che rombano, che sgasano e che fanno tremare i vetri quando ci si dà dentro col gas. Ma quelle che vanno comunque forte, che fanno da 0 a 100 in un briciolo di secondo e qualche decimo ed emettono non un rumore, quasi un suono, meglio ancora un ronzio. Moto elettriche. Silenziose e rispettose dell’ambiente. Come quelle che hanno “cavalcato” da Shangai a Milano. Per sfida personale e per capire se la loro intuizione, che di lì a pochi mesi sarebbe diventata una vera e propria impresa, aveva gambe per camminare. Anzi, volt a sufficienza per viaggiare.

La moto elettrica Lacama potrà raggiungere i 180 chilometri orari, garantire un’autonomia di 200 chilometri e ricaricarsi in 45 minuti. Un concentrato di tecnologia che ha raggiunto lo step di omologazione e che dovrebbe arrivare sul mercato nella prima metà del prossimo anno

Loro ci credono. E insieme a loro pochi altri: quelli che li hanno accompagnati in questo lunghissimo viaggio. Nemmeno la casa motociclistica alla quale si erano rivolti per avere le due moto elettriche era convinta che ce la potessero fare. “Impossibile”, fu la risposta che ricevettero. Un no, che divenne motivo in più per provarci. Per partire da Shangai e arrivare a Milano. Terminato il viaggio in sella, dopo qualche mese, inizia un’altra avventura, quella di trasformare l’idea in un bolide a due ruote. Nasce così l’Italian Volt, nome che rende omaggio al Made in Italy e ad Alessandro Volta. Al fianco di Valerio Fumagalli e Nicola Colombo ci sono anche Simone Rambaldi, capo tecnico che è cresciuto nel campo dei motori elettrici e Alessandro Miraglia, amministratore delegato della società.

Con loro lavora un team internazionale composto da designer, che si occupano della livrea del mezzo e ingegneri che seguono il cuore elettrico. E via, si riparte. Non da zero, poiché le competenze di chi lavora al progetto non mancano, ma quasi. “La costruzione di una moto ‘normale’ – spiega Miraglia – è relativamente semplice. Le componenti richiedono sostanzialmente di essere assemblate. Per una moto elettrica, invece, tutto è più complesso. Innanzitutto, non esistono componenti standard e per arrivare a far interagire tra loro i vari elementi serve un lavoro complesso. Oltre a risolvere tutta una serie di criticità: dalla gestione dell’alto voltaggio e dell’elevata potenza, all’eliminazione delle interferenze elettromagnetiche, senza dimenticare la gestione delle temperature delle batterie”.
Ma come nel viaggio dalla Cina a Milano, una volta che si parte, non si torna indietro. Non ci si ferma e bisogna arrivare. E così l’Italian Volt, nata due anni fa, presenta nel marzo 2017 la prima maquette, ovvero il prototipo non ancora funzionante, della Lacama. Ora la sfida è mettere cavalli, anzi volt, sotto la sella. Niente cilindri, tubo di scappamento e catena. Ma solo una cinghia di trasmissione e un battery pack formato da 1.350 piccole batterie, capaci di sprigionare 100 chilowatt di potenza, di raggiungere i 180 chilometri orari, di garantire un’autonomia di 200 chilometri e di essere ricaricati in 45 minuti con un sistema di ricarica fast. Un concentrato di tecnologia che ha raggiunto lo step di omologazione e che dovrebbe arrivare sul mercato nella prima metà del prossimo anno.

“La particolarità di questa moto è che ogni esemplare può essere unico, personalizzato, non c’è limite alla customizzazione del mezzo. Tutti i pezzi vengono realizzati con una stampante in 3D ”

Con la Lacama si viaggia nel futuro, che però è già presente e su un bolide entusiasmante da guidare e bello da vedere. Il modello, infatti, è unico, ma la livrea può essere personalizzata e fatta su misura. E anche nel design del mezzo a farla da padrone è l’innovazione. Il primo “abito” di questa moto è stato studiato da Adriano Stellini e ora il suo lavoro viene sviluppato da Teodoro Ragazzi, giovane designer che ha già seguito progetti anche per Ducati e Ferrari. “La particolarità di questa moto è che ogni esemplare può essere unico, personalizzato – spiega Ragazzi. – Abbiamo già studiato e realizzato una serie di carenature e di cupoline. Ma non c’è limite alla customizzazione del mezzo. Tutti i pezzi poi vengono realizzati con una stampante in 3D e questo ci consente, una volta pronti, di provarli direttamente sulla moto”.

E se il progetto Lacama è il presente di questa impresa, il futuro di Italian Volt non è fatto solo di due ruote e velocità. “L’elettrico è un settore in grande sviluppo – spiega Miraglia – e che può essere declinato in moltissimi settori. Ad esempio, stiamo lavorando con la nautica, dove c’è una forte spinta riguardo alle imbarcazioni a propulsione elettrica, soprattutto per la navigazione sui laghi”. 



Articolo precedente Articolo successivo
Edit