In vista delle elezioni europee di maggio 2019 Varesefocus inizia un viaggio alla scoperta della Ue. Perché se votare è un diritto, informarsi prima di votare è un dovere civico

Guardare all’Unione Europea un po' da vicino può essere un buon esercizio in vista dell’appuntamento elettorale del prossimo mese di maggio. Chi decide cosa? Dove sono seduti i nostri politici? A quanto ammonta il bilancio Ue e come è suddiviso al suo interno? Cosa fa l’Europa per cittadini e imprese? Il viaggio non può che cominciare dal motore della macchina europea e da chi è al volante.

Sfiducia nella Ue? Tre cose da sapere

Il 55% degli italiani (Rapporto standard Eurobarometro dicembre 2018) non ha fiducia nell’Europa e il 66% è convinto che la sua voce non sia tenuta in conto a Bruxelles, vista sempre come troppo lontana e popolata da euroburocrati, figure tanto leggendarie quanto metaforiche. Quello che esiste nella realtà è un’Unione Europea che ha leggi e paletti che ne regolano la vita con istituzioni pensate – almeno sulla carta – per essere rappresentative dei cittadini e dei Governi.

Cosa è l’Unione Europea

L’Ue non è uno stato federale (come lo sono gli Stati Uniti d’America) e non si tratta nemmeno di un insieme di Paesi uniti solo da specifici accordi commerciali; l’Unione è una realtà sovranazionale in continua evoluzione.

Quanta fiducia hanno gli italiani nell’Ue? Perché è più facile gridare contro gli eurocrati, piuttosto che riconoscere70 anni di pace sulla linea del tempo che va dal Rinascimento ad oggi?  Cominciamo da due cose da sapere: regole del gioco e giocatori

Se potessimo vedere in time lapse soprattutto gli ultimi 30 anni, vedremmo un’Unione Europea che si allarga e cambia pelle. Se è vero infatti che nel Secondo Dopoguerra furono esigenze economico-commerciali a spingere verso il mercato unico, da un certo momento storico in poi – quello che ha visto cadere il muro di Berlino – sul piatto sono comparsi bisogni e problemi ben più complessi di cui farsi carico insieme da quelli geopolitici alla sicurezza interna fino alla lotta ai cambiamenti climatici. Essere uniti è stato vantaggioso? Nessuno ha una sfera di cristallo per dirlo, ma di certo disegnare una linea del tempo dal 1500 ad oggi potrebbe aiutare a visualizzare che – in tutti questi secoli – i Paesi ricompresi nella Ue non avevano mai avuto 70 anni consecutivi di pace. In politica i teoremi non valgono un granché, ma è innegabile che avere obiettivi comuni ci farà forse discutere con tedeschi e francesi dentro i palazzi, ma ci ha tenuti lontani da trincee e bombe.

Le regole del gioco Ue

Nell’Unione ci sono regole del gioco che sono state scritte e continuano ad essere scritte insieme. Per funzionare l’Ue ha un suo un preciso quadro normativo che abbiamo contribuito a scrivere: i Trattati, che sono la sua “carta costituzionale”, e poi l’ordimento derivato che si concretizza ad esempio in direttive, regolamenti e raccomandazioni. Sono questi i provvedimenti che hanno a che fare con la nostra vita di tutti i giorni, dalla tutela della privacy ai sacchetti bio per frutta e verdura nei supermercati, e che spesso ai cittadini vengono presentati come vessatori, ingiusti e imposti. Ma imposti da chi? Esiste davvero un’Unione Europea che fa il bello e il cattivo tempo senza che il nostro Paese abbia voce in capitolo?

Ed eccoci dunque al cuore delle istituzioni europee e dei loro processi decisionali. Essi sono il frutto dell’azione di tre organismi: il Parlamento, che rappresenta i cittadini; Il Consiglio, che rappresenta i Governi; la Commissione, organo esecutivo indipendente dai Governi e garante dell’interesse degli Europei nonché “custode dei trattati”. Se è vero che sono i primi due organismi a legiferare, la Commissione elabora ed invia proposte e si fa garante che quello che viene deciso resti dentro ai confini tracciati dai Trattati e sia applicato dagli Stati membri.

I giocatori tra democrazia e diplomazia

Lo schema di gioco, ridotto all’osso, è questo: il Parlamento condivide con il Consiglio sullo stesso piano (si parla di co-decisione) la responsabilità di legiferare e di approvare il bilancio. Sotto questa voce vanno gli slogan “lo vuole Bruxelles” e “dove finiscono i nostri soldi”.  Eppure in tutti i casi in cui le decisioni sono prese l’Italia è presente e quindi vota, esprime una opinione e cerca accordi. In Parlamento siamo presenti con i parlamentari, che andremo ad eleggere a maggio; in Consiglio con i Ministri coinvolti a seconda dell’argomento discusso e in Commissione con i Commissari, ovvero persone scelte di comune accordo tra i Paesi membri, ma che devono agire nell’interesse dell’Europa e non su indicazione dei Governi nazionali. A sovraintendere a questa complessa struttura, dando l’indirizzo politico e risolvendo le questioni più spinose, c’è poi il Consiglio Europeo, formato dai capi di Stato o di Governo dei Paesi membri.  Il quadro che ne esce è quello di una realtà dove convivono rappresentanza democratica e diplomazia intergovernativa.


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