imprese_felici_ggi_Varese_2022

Sono più innovative e produttive. Hanno andamenti delle vendite migliori. Sanno trattenere i propri dipendenti, riducendo, così, il tasso delle dimissioni e valorizzando i talenti. È il fenomeno delle cosiddette organizzazioni positive, ambienti di lavoro che scelgono di fare del benessere delle persone la propria filosofia d’impresa. Non una moda del momento, ma una precisa strategia aziendale capace di incrementare l’efficienza e i risultati economici di realtà in continua crescita

Una predisposizione all’innovazione tre volte superiore (+300%) alla media. Una maggiore produttività (+31%) e andamenti delle vendite più performanti (+37%). Una più elevata capacità di trattenere in azienda i dipendenti con un impatto di retention e quindi di fedeltà al posto di lavoro del +44%. Sono i numeri delle organizzazioni positive, ambienti di lavoro che scelgono di fare del benessere delle persone la propria filosofia aziendale. “Non parliamo di una semplice moda del momento - racconta Maria Gabriella La Porta, Executive Coach e Trainer di Organizzazioni Positive -, ma di un investimento che genera valore e ricchezza nelle imprese che decidono di porre lo star bene delle persone al centro della propria realtà”. Si tratta di una strategia a tutti gli effetti che si può applicare a processi e pratiche per migliorare la produttività, l’efficienza e i risultati economici delle organizzazioni imprenditoriali. Una persona che lavora in un ambiente di lavoro felice “sceglie consapevolmente di far parte del team e si impegna tutti i giorni al massimo delle sue potenzialità per dare il meglio”. Ma è anche una questione di chimica. “Le neuroscienze, la psicologia applicata e gli studi scientifici ci dicono che l’essere umano quando sta bene produce varie sostanze che lo rendono più reattivo”. La dopamina, un importante neurotrasmettitore, per esempio, accende i centri dell’intelletto, della creatività, del problem solving e favorisce la costruzione di relazioni.

Come si può riconoscere un’organizzazione positiva? Quali caratteristiche la contraddistinguono dalle altre realtà? Fiducia, interesse e serenità tra le persone sono alcune prerogative che non possono mancare. “È importante affondare tutte le sensazioni negative”. La paura, la rabbia e la sfiducia contribuiscono a depotenziare un dipendente. Altro ingrediente fondamentale è così sintetizzato da La Porta: “Più essere, meno fare e avere. È importante ascoltare i bisogni delle persone. Dare loro modo di esprimersi, di imparare, di realizzarsi e di coltivare i propri talenti”. Più noi, meno io. Questo un altro motto: “Serve più ecocentrismo e meno egocentrismo”. E poi ci vuole metodo. “Più routine e meno caos”. Il benessere integrativo deve essere organizzato e gestito. Deve diventare una vera e propria strategia aziendale. 

A capo di ogni squadra c’è un capitano. Così avviene anche nelle organizzazioni. Ogni azienda ha il proprio leader al comando. Non esiste organizzazione positiva senza un leader positivo. “Il primo vero investimento è proprio la scelta del capo - continua La Porta -. È una persona che ha ben chiaro il proprio proposito di vita e i valori che lo sostengono. Agisce in modo coerente e autorevole per raggiungere i suoi obiettivi”. È consapevole del proprio essere. “È in equilibrio con sé stesso e coltiva il proprio benessere”. Si ritaglia dei momenti di tempo personali. Fa sport, meditazione o tutto ciò che lo diverte e rilassa. Il leader positivo, poi, come sottolinea la Coach, “comunica in modo propositivo e supportivo. Coltiva feedback e instaura relazioni empatiche”. È capace di fare network con i suoi collaboratori. 

Andare in ufficio con il sorriso ed essere felici di lavorare con i colleghi non è, quindi, un’utopia. Ce lo insegnano i Millenials. I giovani abbracciano sempre di più i valori della “Yolo Economy” ovvero: You Only Live Once (si vive una volta sola). Sembrerebbe, infatti, che quello che conta davvero non sia più, soltanto, il posto fisso, il contratto a tempo indeterminato o uno stipendio alto. Le nuove generazioni scelgono di andare nelle imprese dove stanno bene, dove possono esprimere sé stessi, le proprie attitudini e la propria creatività. 

La Porta: “Le neuroscienze, la psicologia applicata e gli studi scientifici ci dicono che l’essere umano quando sta bene produce varie sostanze che lo rendono più reattivo. La dopamina, per esempio, accende i centri dell’intelletto, della creatività, del problem solving e favorisce la costruzione di relazioni”

L’argomento è stato approfondito anche dal Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese. “Grazie al percorso sulle organizzazioni positive ho avuto la possibilità di avvicinarmi al tema della scienza della felicità – racconta Luciana Bottazzini, consigliere del Direttivo del Gruppo e terza generazione dell’impresa di famiglia -. La mia tesi di laurea magistrale si è focalizzata su questo argomento”. L’ambizione della giovane imprenditrice, che lavora alla Larp Srl, specializzata nello stampaggio e nella estrusione di tecnopolimeri, è quella di provare a portare nella sua realtà industriale questo concetto. La strada è ancora lunga e c’è da lavorare parecchio. Però, il terreno è fertile: “Siamo una realtà piccola. Abbiamo 25 dipendenti e siamo sul mercato da 75 anni. Diamo molto valore alle persone e al loro benessere da sempre”. Dello stesso avviso è Serena Scrosati, seconda generazione nell’impresa di famiglia: “La masterclass organizzata dal Gruppo Giovani di Univa è stata la prima occasione di avvicinamento a questo tema della positività nelle aziende. Ho portato a casa tanti spunti e ho avuto modo di riflettere su un argomento molto importante e sempre più attuale”. La Scrosati Srl di Lonate Pozzolo, una realtà che si occupa di arredamento e componenti in metallo, in futuro, è pronta ad abbracciare questa filosofia aziendale. “Vogliamo portare avanti un progetto alla volta. Vogliamo dedicare tempo, passione ed energie per promuovere la positività”. 

Ma non è tutto oro quel che luccica. Se da un lato ci sono i numeri stimolanti della positività e l’esperienza di giovani imprenditori pronti a mettersi in gioco in questo campo, dall’altro, i numeri della negatività invitano a riflettere. Secondo alcune ricerche della Harvard Medical School e Gallup, società di analisi e consulenza globale, l’87% dei dipendenti si dichiara demotivato. Il 96% dei leader, almeno una volta nella propria carriera professionale, è stato vittima di burnout (sindrome derivante da stress cronico associato al contesto lavorativo, che non riesce ad essere ben gestito). Il 46% degli italiani vuole cambiare lavoro. “In termini di produttività, nel mercato USA, questo sentiment provocherebbe una perdita di 500 miliardi di euro” sottolinea La Porta. È bene, quindi, tenere a mente il valore che un’organizzazione positiva genera. “Le diversità nelle imprese felici vengono accolte e messe insieme - chiosa la Coach La Porta -. Più le persone sono diverse all’interno di uno stesso team, più sono competenti”. È questione di saper fare gioco di squadra



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