L’atterraggio su Marte di InSight ha aperto una nuova e intensa stagione di missioni sul Pianeta rosso. Obiettivi: andare alla scoperta di vita marziana e studiare la conformazione delle rocce. E far sbarcare l’uomo nel terzo decennio del secolo 

Ora se ne sta accovacciato nell’immensa pianura di Elisyum Planitia e ne prossimi mesi cercherà di ascoltare il cuore di Marte, per capire come è fatto. Si tratta della sonda della NASA InSight scesa felicemente su Marte lo scorso 26 novembre. Vari strumenti, tra cui un sismografo che registrerà i terremoti, e un rilevatore di calore proveniente dall’interno del pianeta, permetteranno ai geologi di avere indicazioni più precise sulle caratteristiche del nucleo, del mantello e della crosta di Marte. A bordo anche uno strumento italiano, costruito dall’INFN (Istituto Nazionale di Fisica Nucleare), che servirà per studiare i movimenti dell’asse di rotazione del pianeta, un elemento in più che permette di capire le caratteristiche interne. L’insieme dei dati daranno modo di confrontare il Pianeta rosso con la Terra e la Luna, dei quali conosciamo meglio la struttura interna, e dunque di tracciare un quadro più preciso della nascita e dell’evoluzione dei pianeti rocciosi. 

Ma intanto si guarda già oltre, in quanto nei prossimi anni ci attendono missioni marziane di grande interesse. Poiché è necessario aspettare che la Terra e Marte siano il più vicino possibile per poter lanciare una sonda e poiché la situazione ideale si verifica ogni due anni circa, sarà il 2020 il prossimo anno di appuntamenti di grande richiamo, quando tre rover verranno lanciati sul Pianeta rosso. Uno sarà ExoMars2020, dell’ESA (Agenzia Spaziale Europea) e di Roscosmos (Agenzia Spaziale Russa), la cui finestra di lancio si aprirà il 25 luglio. È una missione che avrà un compito ben preciso: cercare la vita su Marte. Atterrerà in una regione chiamata Oxia Planum, scelta tra le tante proposte perché la migliore per gli obiettivi prescelti. A bordo, oltre ad altri strumenti, vi sarà un perforatore, costruito da Leonardo, che trapanerà la superficie marziana fino a due metri di profondità. Stando a quanto si conosce fino ad oggi le radiazioni cosmiche, che uccidono ogni forma di vita, non riescono ad arrivare fin là sotto e dunque, se qualche forma di vita esiste è lì che ha maggiori probabilità di sopravvivere. Insieme al perforatore vi sarà un laboratorio estremamente sofisticato che servirà per le analisi dei campioni portati in superficie. ExoMars2020 sarà “guidato” da un centro di controllo che è stato già costruito in Italia, a Torino dove ha sede la ALTEC. 

Un altro rover dovrebbe essere lanciato dalla Cina. Al momento le indicazioni sono poche. Si sa solo che dovrebbe funzionare a energia solare e che si propone di analizzare il suolo superficiale

Un altro rover, Mars2020, verrà lanciato dalla NASA. Il suo scopo principale sarà quello di continuare le ricerche portate avanti dal suo predecessore, Curiosity, che attualmente si trova e lavora all’interno del cratere Gale. Anche questi rover possiedono dei perforatori per il campionamento delle rocce, ma sono costruiti in modo che il loro perforatore raggiunga solo qualche centimetro di profondità. Anche Mars2020 porta un laboratorio sia per l’analisi geochimica delle rocce che per analisi biologiche. Nessuno infatti, può escludere a priori che se qualche forma di vita si è evoluta nel passato, possa essersi adattata a forme di radiazioni cosmiche molto forti e quindi essere sopravvissuta più vicina alla superficie. 

Un terzo rover dovrebbe essere lanciato dalla Cina. Al momento le indicazioni sono poche. Si sa solo che dovrebbe funzionare a energia solare, come ExoMars2020 (quello statunitense funzionerà ad energia termonucleare come Curiosity) e che si propone di analizzare il suolo superficiale. Sarà comunque un terzetto di grande interesse che renderà il 2021 (anno in cui i tre rover saranno pienamente attivi) un anno di grandi ricerche marziane.
Queste tre missioni ormai definite nei loro dettagli saranno seguite a partire dal 2024 o forse dal 2026 da un’altra missione che molto probabilmente troverà uniti nell’obiettivo NASA, ESA e Roscosmos. La missione si chiama Mars Sample Return e prevede di riportare sulla Terra dei campioni di rocce raccolte su Marte. “Sarà una spedizione scientifica molto complessa, divisa in tre parti, che vede nella missione della NASA Mars2020 la prima fase. Il rover, infatti, porterà con sé dei contenitori di suolo e rocce, che, riempiti dal braccio robotizzato, verranno lasciati in luoghi ben precisi e ‘nascosti’ al vento marziano che potrebbe ricoprirli di polveri e sabbia”, spiega Federico Massobrio, Head of Advanced Exploration Programs, che continua: “Dopo di che da Terra verrà lanciata una piattaforma con a bordo un rover e un razzo.

Il rover avrà il compito di rintracciare i contenitori di campioni e di portarli alla piattaforma di atterraggio, dove il razzo provvederà a lanciarli in orbita marziana. La terza parte della missione prevede infine, il lancio di una sonda che andrà a raccogliere il contenitore dei campioni e li riporterà a Terra”. Facile intuire come la complessità della missione non può permettere che si verifichi alcun errore. Una volta a Terra i campioni di rocce marziane saranno analizzati nei più sofisticati laboratori del pianeta. A questo punto si avrà una certa padronanza nei sistemi di atterraggio su Marte e di ritorno dal pianeta e quindi sarà la volta dell’uomo. Saremo già nel terzo decennio di questo secolo, ma a quel punto avremo tutte le conoscenze necessarie per realizzare il “secondo grande passo per l’umanità”. 

 

Per saperne di più:



Articolo precedente Articolo successivo
Edit