Il-rifiuto-diventa-terreno-fertile

Trasformare scarti di cucina in terriccio fertile con un’operazione di compostaggio da fare direttamente in cucina in tempi relativamente rapidi, con riduzione dell’impatto ambientale e abbattimento dei costi di gestione dei rifiuti. La soluzione sta tutta in un apparecchio che è destinato a guadagnarsi spazio tra i piani di lavoro delle cucine dai coperti “numericamente importanti”, come quelle di ristoranti e mense, ma che potrebbe trovare una sistemazione anche in condomini, o in apposite postazioni attrezzate da amministrazioni comunali lungimiranti, oppure ancora nei supermercati. Di certo già ora questo apparecchio solca i mari a bordo di alcune navi Gnv (Grandi Navi Veloci Spa) sulle quali si è colta al balzo l’opportunità di un nuovo modo di gestire maleodoranti scarti di cucina.

Una storia made in Italy

Questo “scatolone di metallo” che, a prima vista, può assomigliare a una lavatrice a carica dall’alto, è messo sul mercato dalla Ecodyger, società di benefit fondata dai fratelli Davide e Francesco Paolillo di Besozzo, in provincia di Varese.
In questa macchina entrano bucce, scarti, avanzi e persino piatti, bicchieri posate e tovaglioli biodegradabili-compostabili e ne esce un terriccio che, tecnicamente, si configura come residuo secco impiegabile come ammendante naturale al 100%. Il brevetto e la macchina sono made in Italy, e sono frutto di una sensibilità che guarda all’economia circolare sapendo che la riduzione dei rifiuti prodotti non è solo un diktat legato a una direttiva Europea (2008/98/CE), ma una questione che riguarda il futuro di tutti noi. 
“Il trattamento a cui sono sottoposti gli scarti è un trattamento termo meccanico – spiega Francesco Paolillo CEO di Ecodyger – attraverso l’azione del calore viene indotta l’evaporazione della parte liquida degli scarti che è poi condensata ed eliminata attraverso lo scarico”. L’azione meccanica, nel contempo, amalgama la parte solida e l’intero ciclo dura tra le 7 e le 10 ore e porta a due risultati: la riduzione del peso e volume fino al 90 per cento e la produzione di un residuo solido secco chimicamente stabile, che può essere stoccato anche per lunghi periodi, senza subire mutazioni e senza essere attaccato da batteri o da insetti. 
“Attualmente – spiega ancora Paolillo – non è possibile commercializzare questo ammendante compostato misto (compost) per via della normativa vigente, tuttavia è possibile l’autoconsumo e soprattutto il terriccio prodotto può comunque essere conferito come rifiuto, avendo però ottenuto una notevole riduzione del volume di quanto conferito in discarica e non avendo più problemi di igiene”.

Il mercato possibile: grandi navi e non solo…

Proprio queste caratteristiche hanno reso interessante la Ecodyger ad un mercato particolare, quello delle grandi navi: lo scarto di cucina, prodotto da questi colossi del mare nei giorni di navigazione, diventa un rifiuto che non solo ha un notevole ingombro, ma deve essere stoccato in modo da non creare problemi igienici e deve poi essere conferito nei porti di attracco, con costi elevati. Ecco allora che il gruppo Gnv ha portato a bordo i dispositivi Ecodyger: diversi macchinari sono già in servizio e si prevede che l’intera flotta ne sia dotata entro la fine del 2018. 
“Sono molti i casi in cui questo macchinario può risultare utile – spiega ancora Paolillo –. Una spinta maggiore alla sua diffusione può essere data dalla legislazione, come già accade per esempio per alcuni bandi di gara relativi all’appalto del servizio mensa in scuole e ospedali”. La soluzione Ecodyger, infatti, è in linea con la normativa sugli appalti verdi, conosciuti come GPP (Green Public Procurement) che premia chi utilizza metodi di smaltimento dei rifiuti volti alla riduzione degli stessi. In Francia una normativa ad hoc, la Grenelle 2, prevede che i grandi produttori di rifiuti organici (come ristoranti e centri cucina) si adoperino per la riduzione degli stessi tramite soluzioni di auto smaltimento, ovvero adottando soluzioni tecnologiche ad hoc. A Edimburgo l’amministrazione comunale tassa i rifiuti in base a quanto realmente prodotto: un metodo che rende particolarmente appetibile un macchinario che consente appunto una drastica riduzione del volume e del peso di ciò che è avviato alla discarica. 
E in Italia? L’introduzione della Tarip (tariffa/corrispettiva puntuale) potrebbe andare in questa direzione dal momento che con essa i grandi produttori di rifiuti umidi rischiano di veder crescere in modo significativo il conto da pagare per il conferimento degli stessi. 
Per il mercato domestico, invece, i tempi non paiono ancora maturi, a causa del costo ancora troppo elevato della tecnologia necessaria da inserire in un piccolo robot da cucina, il cui prototipo è già stato realizzato. Alzi però la mano chi non vorrebbe avere in cucina un apparecchio in grado di digerire gli avanzi per nutrire la fioritura del terrazzo o del giardino. Chi ci ha provato assicura che il risultato è ottimo.



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