Elsa-d’oro

Dopo 50 anni alla presidenza della Pro Patria Scherma è stato consegnato a Cesare Vago il massimo riconoscimento schermistico nazionale: “Nonostante i numerosi successi, la soddisfazione più importante non sta in bacheca ma nell’ambiente che abbiamo saputo costruire nel tempo”

Tutti in piedi. Per raccontare questa storia di sport partiamo, prima che dalle parole del protagonista, da un’immagine bellissima: la sala Tramogge dei Molini Marzoli di Busto Arsizio, gremita all’inverosimile e che, qualche settimana fa, ha regalato una lunga standing ovation a Cesare Vago, bustocco e da 50 anni presidente della Pro Patria Scherma. In quell’occasione il presidente della Federscherma Giorgio Scarso ha consegnato a Vago l’Elsa d’oro, il massimo riconoscimento schermistico nazionale. 

Cesare Vago, non possiamo che partire dall’ultimo capitolo della sua avventura sportiva: l’Elsa d’oro. Cos’ha pensato quando l’ha ricevuta?
In quel momento a nulla. Sono un sentimentale e mi sono commosso. L’Elsa d’oro è un riconoscimento di gradissimo prestigio e lo considero anche un premio ai miei valori personali: la famiglia, l’amicizia, il lavoro e il tener fede agli impegni assunti.

E tra gli impegni assunti c’è anche la Pro Patria Scherma. Lei è sempre stato un uomo di sport, ma mai uno schermitore. Come è nato questo amore?
Anno 1967, Enrico Mirelli, amico e coscritto, decise di rifondare la società e chiese ai suoi amici coetanei di dargli una mano a costituire il consiglio. Mi affidò la vicepresidenza e, un anno dopo, quando lasciò per impegni personali, la presidenza. Quel passaggio di consegne lo presi come impegno anche nei suoi confronti e l’ho portato avanti sempre con rispetto e senso del dovere. Tra le difficoltà, ma anche le grandi gioie.

Le grandi gioie durante la sua presidenza non sono certo mancate. Quali sono i successi ai quali è più legato?
Vero, la Pro Patria mi ha dato tantissime soddisfazioni. Abbiamo avuto la fortuna di avere atleti che hanno vinto titoli mondiali e nazionali e anche una medaglia olimpica, l’unica per Busto Arsizio. Tutti i successi sono importanti. Ma la soddisfazione più grande non sta in bacheca ed è patrimonio di tutta la società. Mi riferisco all’ambiente che negli anni abbiamo costruito. La nostra società, ma la scherma in generale, è fatta di gesti atletici, ma anche di regole da rispettare e che aiutano a stare al mondo. Ecco questa è la mia più grande soddisfazione.

Dagli scantinati al Museo del Tessile, anche il vostro cammino nelle varie sedi delle città può essere considerato un successo. Come ci siete riusciti?
Siamo davvero ripartiti da uno scantinato. Poi le palestre delle scuole, dove ogni volta bisognava montare e smontare le pedane. Fino all’attuale sistemazione. In questo caso l’amministrazione comunale è stata davvero lungimirante e oggi la città può contare su una sala per la scherma tra le più belle d’Italia. L’ha riconosciuto anche il presidente Scarso. Ma dietro questo grande progetto c’è l’impegno di tanti concittadini e amici. È vero, come presidente ho fatto da capofila, ma ho sempre avuto al mio fianco alcune famiglie bustocche che mi hanno sempre sostenuto. Di padre in figlio. In città la scherma ha una tradizione che viene tramandata e insieme a questa anche la passione per questa disciplina.

E tutto questo si può respirare visitando il Museo della scherma. Anche qui un’intuizione che non è rimasta tale. Come nato?
Credo che il museo sia l’esempio di ciò che Busto è in grado di fare. Questo progetto è stato voluto e realizzato solo con risorse private. Ricordo che una sera in consiglio è stato giustamente sollevato il problema delle risorse necessarie per realizzarlo. Risposi che i soldi non sarebbero stati un problema e che li avremmo trovati. E così è stato. Oggi la nostra realtà è unica al mondo per bellezza, ma anche per contenuti. Qui c’è la storia della scherma, che è sport, ma anche cultura e regola di vita.

Ma a Busto c’è anche Giancarlo Toràn. Cosa rappresenta il maestro per la società e per la scherma?
Toràn ha saputo interpretare al meglio quello che è lo spirito di una città, declinandolo a questo sport. La Pro Patria da sempre punta a far crescere e valorizzare le proprie risorse. Basti pensare che tutti i nostri maestri sono stati nostri atleti e sono rimasti legati alla società. Un’altra grande soddisfazione per un presidente. 

         



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