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Il reportage fotografico di Varesefocus, dedicato ai mestieri e alle professioni dell’industria manifatturiera varesina, fa tappa alla Roda Srl, azienda attiva nel settore della produzione di mobili in legno, acciaio inox, alluminio e non solo, destinati all’outdoor. Tra modellazione 3D, concept di designer, industrializzazione innovativa e una spiccata attenzione alla sostenibilità

Metallo, legno e corda. Imbottiture, materiali tecnici e fantasie abbinabili in svariate combinazioni. I mobili di arredo outdoor che produce Roda Srl partono da materie differenti e vanno a finire in varie parti del mondo, ma hanno tutti in comune la medesima passione e professionalità, che inizia dalla progettazione e termina con la spedizione. Tutto parte da 2 tipologie di ingaggi: uno fatto di commesse contract, che prevedono la realizzazione di articoli su richiesta e uno che afferisce al catalogo Roda. In quest’ultimo caso, il primo passo lo compie l’Ufficio Marketing attraverso analisi di mercato esterne ed interne, al termine delle quali viene stabilito quale sia il prodotto più richiesto in quello specifico periodo, con tanto di caratteristiche e range di prezzo ipotizzati. Tutte queste informazioni confluiscono, quindi, all’interno di un documento tecnico che viene consegnato ad un designer: a partire da quelle indicazioni, viene sviluppato un progetto insieme ad una proposta concreta, fatta di concept e render. Una volta apportate le dovute modifiche e definita la fase di avvio dell’articolo, si passa alla selezione di un Project Manager a cui il prodotto viene affidato e che dovrà seguirne tutte le fasi di realizzazione attraverso un cronoprogramma preciso. Next steps: modellazione 3D e prototipia, che durano solitamente 2 mesi, a cui segue una fase di confronto con architetti e designer che “aggiustano” il prototipo, affinché sia pronto per essere presentato al Salone del Mobile, tappa fondamentale nello sviluppo di quasi tutte le collezioni.

A questo punto, si passa all’industrializzazione vera e propria, della durata di circa 3-4 mesi. È in questa fase che le due tipologie di legni più utilizzati da Roda, il teak proveniente dal Sud-Est asiatico (Vietnam, Thailandia e Birmania) e l’iroko africano o sudamericano, prendono letteralmente forma nella falegnameria aziendale, in cui lavorano una decina di addetti altamente specializzati. L’asse grezzo inizia il suo viaggio nella segheria, dove subisce la prima sgrossatura e si trasforma in prismati lavorati. Da qui, passando attraverso macchine tradizionali come bordatrice, levigatrice, spazzolatrice e più moderne come quelle a controllo numerico a 5 assi che servono soprattutto per lavorazioni piane, quadrotti di legno della misura di 50 x 50 centimetri iniziano a diventare la gamba di un tavolo oppure lo schienale di una sedia. Questo è il procedimento che porta alla nascita dei complementi di arredo da esterni di Roda, destinati per il 70% all’estero, in particolar modo alla Svizzera, uno dei migliori mercati dell’azienda. 

L’asse grezzo inizia il suo viaggio nella segheria, dove subisce la prima sgrossatura. Da qui, passando attraverso macchine tradizionali e più moderne, quadrotti di legno della misura di 50 x 50 centimetri iniziano a diventare la gamba di un tavolo oppure lo schienale di una sedia

“Ogni collezione, pur essendo nata da designer diversi, funziona in combinazione con il resto del catalogo. Fa parte del brief che diamo ai designer inizialmente”, racconta Andrea Macchi, Direttore Sviluppo Prodotto e Produzione dell’impresa che dà lavoro a circa 110 dipendenti, divisi nelle 2 sedi varesine di Gavirate e di Bodio Lomnago, senza contare quelle estere di Montreal e Bangkok. “Parlando invece di contract, oggi può essere nostro cliente un hotel che richiede degli arredi customizzati oppure un importante studio di architettura che personalizza una nostra collezione già esistente. Tra le realizzazioni a cui abbiamo lavorato di recente, c’è ad esempio, il Caffè Amazzonico di Montecarlo, davanti al casinò, che abbiamo allestito sia nelle zone interne sia in quelle esterne. In ogni caso, in ciascuno dei nostri pezzi, seppur pensati specificatamente per clientela e mercati differenti, il marchio e lo stile di Roda sono inconfondibili”, precisa Macchi. Grande varietà di proposta ed un catalogo in continuo riassortimento, tuttavia, non sono sinonimo di alti costi di stoccaggio in magazzino. “Andiamo a scomporre il prodotto nelle sue singole componenti – spiega di nuovo il Direttore Sviluppo Prodotto aziendale – in modo da ridurre gli stock e gli sprechi, dando, allo stesso tempo, massima flessibilità possibile al cliente che può scegliere, per esempio, la composizione di una seduta con o senza i braccioli ed in seguito la rifinitura con cinghie di 13 colori differenti, includendo anche quelle in acrilico riciclato”. 

Sostenibilità, infatti, per Roda significa prestare attenzione alla logistica, all’utilizzo di materiali di supporto quasi totalmente riciclabili oppure provenienti da scarti di tessuti per tendaggi, presenti in abbondanti quantitativi nelle lavorazioni tessili e che, altrimenti, andrebbero buttati e soprattutto alla qualità, che si traduce in durevolezza dei prodotti. Ma non è tutto qui: per l’impresa varesina a fare la differenza sono soprattutto le persone, specialisti sempre più difficili da reperire, che Roda forma costantemente. “Il nostro best seller oggi, stabile da 10 anni, è una sedia in metallo, totalmente cordata a mano. Ogni sedia simile è composta da circa 300 metri di corda: ci vogliono dalle 4 alle 5 ore per cordarne una. Fino ad un paio di anni fa, questo tipo di lavorazione era destinata all’outsourcing, fino a quando abbiamo iniziato un dialogo con la Cooperativa Sociale Settelaghi, letteralmente la porta accanto ai nostri reparti produttivi di Bodio. Con nostra sorpresa, abbiamo trovato grande professionalità in persone in gravi difficoltà psicofisiche. In brevissimo tempo siamo riusciti a traslare tutta la produzione e ad oggi sono 5-6 gli addetti della Cooperativa che lavorano praticamente a tempo pieno solo per noi. È motivo di grande orgoglio per Roda poter dare lavoro e formare chi ne ha più bisogno”, conclude Andrea Macchi.  



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