BenEssere-d-impresa

“Occorre una nuova Cultura d’impresa che punti sul benessere”. Lo sostengono i Giovani Imprenditori che hanno portato il tema al centro dell’Assemblea annuale. Un’Assise che ha visto l’elezione di Giorgia Munari, nuova Presidente del Gruppo

“BenEssere non significa, o non significa solo, stare bene in azienda. È qualcosa di più profondo e importante che tocca la vita di chi lavora in un contesto, ma che esce da questo contesto per portare valore e generare appunto benEssere in tutte le famiglie e nella società in generale”. Lo ha spiegato alla platea del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali, riunito in assemblea, Mauro Vitiello, nella sua relazione di fine mandato da Presidente del Gruppo. Un tema quello dello stare bene in azienda, scelto come cuore dell’Assise annuale per un motivo chiaro, esplicitato dall’imprenditore: “Nelle nostre imprese e nella nostra società occorre una nuova cultura. Si parla sempre di innovazione, ma questa non è solo tecnologia, digitalizzazione, Industria 4.0: significa, soprattutto, nuove relazioni, nuovi stili di vita e l’obiettivo altissimo del benEssere di tutti. Significa, in concreto, favorire lo sviluppo di iniziative legate a welfare, inclusione, ecosostenibilità, salute e sicurezza, conciliazione lavoro-famiglia, introduzione di comportamenti sani e soddisfacenti. Ma chi può e deve essere motore di questo cambiamento? Ovviamente i giovani, che si assumono un ruolo sempre più strategico nelle organizzazioni, in cui nuove sensibilità e competenze sono richieste per l’evoluzione degli ambienti di lavoro. Come motori del cambiamento, sono proprio loro ad avere la responsabilità di promuovere contesti orientati al benessere di tutti”. 

Ma come creare queste condizioni? Un esempio condiviso in assemblea è il Programma WHP – Workplace Health Promotion, che vede l’Unione degli Industriali della Provincia di Varese in prima linea dal 2013. Un progetto realizzato in collaborazione con ATS Insubria e i responsabili dei Dipartimenti Salute e Sicurezza di Cgil, Cisl e Uil Varese, che ha l’obiettivo di andare oltre la mera applicazione della normativa sulla sicurezza, per coinvolgere il maggior numero possibile di persone in attività volte al miglioramento degli stili di vita. In pratica, le imprese, che aderiscono volontariamente all’iniziativa, scelgono di impegnarsi in una serie di progetti in tema di corretta alimentazione, contrasto al fumo, alcolismo, droghe e dipendenze da gioco, promozione di attività fisica, benessere personale e sociale, sicurezza stradale e mobilità sostenibile.

Mauro Vitiello: “Sono i giovani ad avere la responsabilità di promuovere contesti orientati al benessere di tutti”

La domanda da porsi, per usare le parole di Roberto Moretti responsabile del Servizio Promozione salute di ATS Bergamo dovrebbe essere “Cosa serve per essere felici sul luogo di lavoro?” La risposta va perseguita e declinata in ogni impresa. 
“Un’azienda che promuove salute – ha spiegato Raffaele Pacchetti dell’ATS Insubria, referente del Programma WHP – si impegna a costruire, attraverso un processo di partecipazione, che coinvolge tutte le parti, in maniera libera e volontaria, un contesto che favorisce comportamenti e scelte positive per la salute e nell’interesse dei lavoratori”.

Come perseguono le imprese questo ambizioso obiettivo? Ciascuna secondo le proprie specificità e attitudini e con percorsi, anche formativi, ad hoc. “In primo luogo fare cultura secondo un programma specifico, come quello pensato dall’ATS, permette di non cadere nel paternalismo”, ha sottolineato Giuseppe Boggio di Lavorazione Sistemi Lasi, aprendo una tavola rotonda dedicata ai casi di best practice d’impresa. “Per noi è fondamentale che in azienda ci sia un buon clima e posso affermare con una punta di orgoglio che è una soddisfazione sentire dire da un giovane ‘È bello lavorare in Lasi!’ ”

Lara Botta: “Come imprenditori dobbiamo anticipare i tempi e cercare nuove possibilità, il che significa vedere opportunità dove gli altri vedono problemi” 

Alessandra Caraffini di Ilma Plastica ha, invece, messo in evidenza una necessità: quella di far uscire le persone dalla zona di comfort. “Abbiamo riscontrato in azienda un problema di comunicazione – ha sottolineato – e questo non genera benessere. Abbiamo quindi avviato un percorso per superare questo gap, guidati da uno psicologo e strutturato con molte attività di tipo diverso, partendo curiosamente da una sorta di show cooking. Crediamo molto in questo percorso che dà i suoi frutti. È sempre costante poi l’attenzione alle diversità e a superare le barriere: tutte le persone da noi sono ugualmente importanti in azienda. La positività è alla base di ogni nostra iniziativa”. Sulla stessa linea, Andrea Crespi di Eurojersey, che aggiunge: “Ci siamo resi conto che, per le persone, contano più la cura e i benefit che garantiscono una buona qualità della vita (come semplicemente la presenza di una palestra in azienda) piuttosto che lo stipendio e questo ci ha permesso di strutturare attività mirate. Abbiamo avviato, in particolare, un percorso di flessibilità e smart working che è andato molto bene. Basti dire che il tasso di assenteismo in azienda è ben sotto alla media”. A tirare le conclusioni della riflessione, Lara Botta Vice Presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria: “Gli anni che ci aspettano – ha sottolineato – sono di grande cambiamento ma non dobbiamo lasciarci spaventare. Come imprenditori dobbiamo anticipare i tempi e cercare nuove possibilità: vedere opportunità dove gli altri vedono problemi”.   



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