Azzate-è-proprio-un-Belvedere

L’affascinante terrazza che dà sul Lago di Varese e sulle catene delle Prealpi e delle Alpi. Ecco qualche consiglio per immergersi tra le ville, le passeggiate nel verde e nelle vie ricche di storia del borgo dal castello che non c’è...

Un tempo fulcro economico e di potere dell’intera Valbossa, oggi Azzate è un borgo di quasi 5 mila abitanti che continua a custodire la sua passata magnificenza. E che regala, a chi cammina per le sue strade, una serie di perle artistiche che raccontano come su queste sponde del lago di Varese e in questa terra, che si affaccia verso Sacro Monte e Campo dei fiori, sia passata la storia.
Azzate. E prima ancora Aciate, da acies. Parola che nel significato richiama eserciti schierati e campi di battaglia. A testimoniare, molto probabilmente, che quello che oggi è il paese, un tempo lontano, era un luogo fortificato. Come testimoniano le pietre con cui è stato edificato il pretorio e che, dicono gli storici, siano appartenute a un’antica fortificazione romana.

Il castello (che non c’è) e la regina 
Tutti, da sempre, lo chiamano il castello, anche se in realtà è una maestosa dimora, costruita nel 1772 e che ha rappresentato l’apice dello splendore della famiglia Bossi. Ma anche l’inizio della decadenza di questa dinastia, che per anni ha governato sull’intera Valbossa e che ha fatto di Azzate il fulcro economico e politico di queste terre. Oggi Villa Bossi Zampolli, di proprietà privata, sorge proprio in via Castello ed è chiusa al pubblico. Il suo portone si apre solo in rare occasioni per mostrare gli affreschi del pittore Giovanni Battista Ronchelli, che raffigurano scene di vita campestre e, nell’ampia sala da ballo, le quattro virtù.
Nel 1838 la villa diventa una dimora regale e in paese arriva ad abitare la regina Maria Cristina di Borbone, moglie di Carlo Felice di Sardegna. Ed è proprio la nobile donna che completa la grandezza di questo edificio. Maria Cristina fece realizzare all’interno delle pertinenze della dimora un grande giardino all’italiana che scende, per un lungo tratto, verso il lago. E per poterlo mantenere verde e rigoglioso fece costruire un acquedotto. L’opera idraulica partiva dalla Torre San Quirico, ovvero in cima alla collina dove oggi i fianchi sono coltivati a vite e portava acqua in paese e al vicino lavatoio, conosciuto come il Fontanone.

Le ville
Per comprendere l’epoca d’oro vissuta da Azzate basta camminare per le strade del nucleo storico del paese. Accanto alle corti, sorgono molte ville di ricche famiglie: Villa Bossi Alemagna, Villa Cornelia, che fu anche la casa del barone Giuseppe Baroffio Dall’Aglio, Villa Bossi Riva Cottalorda Ghiringhelli, Villa Borsa, sede anche della prima farmacia e del primo ufficio postale del paese, l’Antica stanza cortese e la Cà Mera o Villa Orsi. Sono queste le dimore private, che, almeno una volta all’anno, ospitano iniziative culturali e vengono aperte al pubblico. Merita invece una visita Villa Bossi Tettoni Castellani Benizzi, prestigiosa sede del municipio, che contiene affreschi del Ronchelli e che si trova in cima alla breve e stretta salita che dal Belvedere porta proprio dentro al borgo.

Dopo aver camminato per le strade del nucleo storico ci si può spingere verso Daverio e passeggiare nella piana di Vegonno, un luogo nel quale si può entrare chiudendosi alle spalle la porta sul resto del mondo. Conosciuta anche come la valle dei filosofi è uno dei Luoghi del cuore del Fai

Un paese devoto
Sono ben sei le chiese che sorgono ad Azzate. Sette se si conta anche quella di San Biagio, fatta però abbattere durante gli anni di dimora della regina per recuperare spazio e aprire uno slargo davanti al castello, così da poter far arrivare le grandi carrozze dei nobili.
La chiesa più grande è quella parrocchiale. Qui si può notare come la torre campanaria, che ricorda per architettura il Bernascone di Varese, sia staccata dall’edificio storico. Una scelta questa in previsione di un ampliamento della chiesa stessa, a oggi mai avvenuto. La vera perla però è l’affresco del Cristo Morto. Una fedele riproduzione del Seicento della famosa tela di Hans Holbein il Giovane. Lo sconvolgente dipinto è rimasto per decenni arrotolato e stivato negli stalli del coro della chiesa. Finché negli anni della Seconda Guerra Mondiale il professor Rossi si accorse del suo valore, che poi venne certificato. Tra le altre chiese minori vi sono quella di San Rocco, che si affaccia sulla provinciale, di San Lorenzo al castello e di Sant’Antonio, da tempo sconsacrata e in passato utilizzata per custodire le immense botti di vino, ancor oggi presenti (ma vuote da anni), della Monti. Ma per trovare il punto in cui fede e leggenda si incontrano bisogna percorrere tutta la discesa della Maccana e arrivare sulle sponde del Lago di Varese dove sorge la Madonnina. Un piccolo edificio sacro, che in origine era una semplice grotta dedicata alla Madonna. La leggenda vuole che sia stata costruita da un cavaliere errante, il quale, in una notte di nebbia fittissima, dopo essersi smarrito e aver attraversato il lago ghiacciato, si accorse, giunto sulla terra, del grosso pericolo corso. E per rendere omaggio alla vita salvata realizzò una grotta in onore di Maria. Gli azzatesi sono molto legati a questo piccolo edificio sacro che si può scorgere viaggiando sulla strada provinciale del lago. Una devozione che ogni anno, nel mese di maggio, fa scendere i fedeli in processione dal paese per una preghiera, ma anche per vivere un momento di festa in un contesto agreste.
Dalla Madonnina poi ci si può spingere fino alla darsena. Un piccolo porticciolo di lago, nascosto e tranquillo, dove oltre a una serie di barchini da pesca, si può anche godere una bellissima vista e respirare la sensazione di essersi, per qualche minuto, allontanati dal mondo e dal suo correre quotidiano.

Natura da guardare con occhi diversi
Per chi ama coniugare cultura a natura, Azzate è il posto ideale per spendere i propri passi. La darsena, la Madonnina e la ciclabile del lago, certo. Ma non solo.
Dopo aver camminato per le strade del centro storico ci si può spingere verso Daverio e prendere la strada che porta al cimitero. Superarlo e arrivare alla piccola chiesa campestre di San Giorgio. Lì si apre la piana di Vegonno, chiusa su un lato dalla collina che separa Azzate da Brunello e lungo la quale si snoda una passeggiata ad anello tra campi che riposano in inverno e regalano scene di vita campestre nelle belle stagioni quando vengono coltivati. La piana, che da certe angolature assomiglia a una langa ai piedi delle Prealpi, è un luogo in cui, appena si entra, si chiude la porta sul resto del mondo. Conosciuta anche come la valle dei filosofi, la piana di Vegonno è uno dei Luoghi del cuore del Fai. E da qui, oltre all’anello, si può imboccare una discesa sterrata per sconfinare a Daverio e salire alla piccola frazione di Dobbiate, da dove si può anche godere di una splendida vista lago con alle spalle l’imponente catena del Rosa.

Una balconata d’eccezione
Il posto dove chiudere la gita ad Azzate è certamente il Belvedere, una delle balconate naturali più belle di tutta la Lombardia. La piazza, che porta il nome del benefattore Ghiringhelli, raffigurato anche in una grande statua bronzea posizionata proprio al centro del Belvedere, è il punto perfetto in cui si può assistere a tramonti capaci di regalare, ogni giorno e nelle diverse stagioni, colori ed emozioni. Da primavera inoltrata fino alla fine dell’estate al Belvedere gli azzatesi, ma non solo, si danno appuntamento per prendere un aperitivo in compagnia, davanti a un paesaggio che offre un’ampia vista che spazia da Varese fino alla catena della Alpi passando per Sacro Monte e Campo dei fiori. 
Per questo il consiglio per visitare Azzate è quello di dotarsi di scarpe comode e perdersi per un giorno intero tra le ville, le vie del borgo e le bellezze naturali. E alla fine, verso il tramonto, salutare la bella giornata trascorsa proprio al Belvedere.

         



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