Al Palazzo Reale di Milano l’opera di un genio della ritrattistica rinascimentale e della pittura universale 

Dalla collaborazione tra il Comune di Milano e la Regione Sicilia è nata l’attesa rassegna dedicata ad Antonello da Messina, prodotta da Palazzo Reale e Mondo Mostre Skira, curata da Giovanni Federico Villa. Successiva a quella palermitana da poco tenutasi, amplia e completa la prima, creando un ponte d’arte e bellezza tra Sicilia e Lombardia e una cooperazione vicendevole, che avrà seguito nell’isola, di nuovo a Palermo. Un progetto del Museo del Novecento con Palazzo Abatellis, imperniato sul Ritratto di Eleonora di Aragona, opera di Francesco Laurana, ripercorrerà infatti in primavera le tappe fondamentali della ritrattistica italiana del XX secolo grazie a opere provenienti da Milano.  

La rassegna milanese in corso a Palazzo Reale presenta 19 delle 35 opere superstiti attribuite al maestro di Messina (1430-1479), considerato tra i massimi ritrattisti dell’arte italiana e un genio assoluto della pittura universale. Come evidenzia il Sindaco di Milano Giuseppe Sala “la bellezza senza pari della figurazione, del cromatismo e dello stile di Antonello è nata in Sicilia, si è sviluppata in dialogo fecondo con la pittura veneta e lombarda, ha assunto in sé il meglio dell’espressione fiamminga arrivando a parlare agli artisti dell’intera Europa. Antonello è l’uomo rinascimentale, pienamente europeo, proprio perché intensamente legato alle sue origini”. Delle opere di Antonello, che molto operò nelle chiese e nei palazzi di Sicilia diffondendo, attraverso le sue tavole, la personale, ottima conoscenza dell’arte, ispiratagli anche dai maestri fiamminghi come Jan Van Eyck, poche ne sono rimaste: se non disperse nel mondo, perché asportate da collezionisti o predatori dell’arte, andarono distrutte per le calamità naturali occorse alla città di Messina. Dalle alluvioni ai terremoti, fino a quello devastante del 1908.

Un allestimento non facile da concretizzare dunque, quello di Palazzo Reale, data la limitatezza del corpus in esame, ma nato dalla volontà ferrea di chi voleva mettere assieme per la prima volta capolavori provenienti da prestigiosi musei nazionali e internazionali. La Galleria Regionale di Palazzo Abatellis di Palermo ha inviato, accanto alla celeberrima Annunciata, sublime sintesi dell’arte di Antonello e icona della rassegna, anche il Sant’Agostino (1472-1473), il San Girolamo (1472-1473) e il San Gregorio Magno (1470-1475) forse parti del polittico dei Dottori della Chiesa. La Galleria degli Uffizi di Firenze ha a sua volta prestato lo splendido trittico con la Madonna con Bambino, il San Giovanni Battista, e il San Benedetto (acquistato nel 1995 dalla regione Lombardia e oggi in deposito al museo fiorentino). Il San Girolamo e il Cristo benedicente sono invece stati richiesti alla National Gallery di Londra. La dolcissima Madonna con Bambino (Benson) è stata inviata dalla National Gallery di Washington, il Cristo in pietà sorretto da tre angeli è invece arrivato dal Museo Correr di Venezia. La vocazione e ormai consolidata tradizione di Palazzo Reale, e della città di Milano, capitale europea per eccellenza della cultura, è quella di intrattenere legami forti con realtà museali nazionali e internazionali. E i numeri ottenuti ben ripagano gli impegni. Fin dai primi giorni di allestimento la rassegna ha registrato prenotazioni da capogiro. Il motivo di tanto interesse sta nell’ottimo risultato: la più completa e approfondita mostra fin qui allestita, seppur difficile da realizzare, su Antonello da Messina. 

Delle opere di Antonello ne sono rimaste poche, molte sono andate distrutte per le calamità naturali che nel tempo hanno colpito la città di Messina. Dalle alluvioni ai terremoti, fino a quello devastante del 1908

A facilitarne il percorso è stata anche l’idea di raccontare l’artista attraverso gli appunti e la colta, precisa documentazione dello studioso d’arte Giovan Battista Cavalcaselle (Legnago, 1819), colui che per primo si mise seriamente ad inseguire Antonello per terra e per mare, riportando alla luce pezzi di vita fondamentali per ricostruirne vicende umane e artistiche. Curioso che questo figlio del XIX secolo fosse stato anche un patriota impegnatosi in prima persona nella lotta risorgimentale. Chi segue il percorso delle sale, che si snoda tra capolavoro e capolavoro, è accompagnato, dall’inizio alla fine, da quaderni di appunti, fogli, libretti e raffinati disegni esplicativi (ben leggibili e visibili) delle opere dell’artista, riprodotti dal suo innamorato studioso: a fare da guida ai visitatori è insomma proprio Cavalcaselle. Che ci racconta date e momenti fondamentali della vita di Antonello: luogo di nascita, attività di lavoro, cantieri, prestigiose richieste di prestazioni d’opera partite persino da Giangaleazzo Sforza, che lo avrebbe voluto a Milano a sostituire lo scomparso maestro di corte Zanetto Bugatto. Si dice si fosse innamorato di un ritratto, visto in casa del fratello, riproducente quest’ultimo. Rimase però deluso dalla risposta arrivatagli via terzi: l’artista era al momento impegnato a lavorare a qualcosa di importantissimo a Venezia: la Pala di San Cassiano. E Antonello a Milano non arrivò mai. 

Il percorso delle dodici sale è tra veri e propri capolavori, a volte di ridotte dimensioni - anche di miniatura - ma di raffinatissima esecuzione. Le espressioni dei volti, la gestualità delle mani, l’espressività degli sguardi, consegnano, a chi osserva, volto e anima dei soggetti dei suoi inarrivabili ritratti: come Il giovane uomo giunto dagli Staatliche Museen di Berlino o l’inquietante Ritratto d’uomo, dalla Fondazione Mandralisca di Cefalù, più conosciuto come Ritratto dell’Ignoto Marinaio. Mentre le luci contrastate dei polittici e delle tavole più grandi, inframezzate da sciabolate splendenti di oro, esaltano, sui fondi scuri dei dipinti, i colori perfetti: ottenuti con smalti o polveri illiquidite con olio di lino su tavole lignee di tiglio, di pioppo, di noce o di altri alberi da frutto. 

Antonello da Messina sarà mito per il grande Vasari, spiega il curatore Villa, come lo era per i signori di Milano. E anche oggi è mito universale per chiunque lo osservi. Ma il più commovente e alto riconoscimento gli arriva dal figlio, Jacobello, a sua volta pittore. Con l’angoscia nel cuore il giovane artista completa il quadro del padre morto (presente anch’esso in mostra), una Madonna con bambino del 1480, ora all’Accademia Carrara di Bergamo, e vi scrive rendendogli l’ultimo, commosso omaggio, che si tratta d’opera di non umano, insomma di un artista divino. Proprio così. Antonello aveva sempre servito e glorificato nell’arte l’immagine di Dio, attraverso la bellezza del Mistero che lui sapeva intravedere - e leggere - nel volto di ogni umana creatura. In quell’Annunziata adorata da tutti - ma sola davanti alla luce dell’invisibile messaggero divino - in quei gesti delle mani di ispirata e dichiarata sottomissione, nell’umbratile, sospesa pensosità che s’allarga sul viso di donna, una giovane umile di veste e di tratti, Antonello fissa in eterno l’immagine riflessa della Suprema icona. È bastata quella sola opera a sconfiggere la morte di tanti suoi lavori. Dispersi per i capricci della natura, o per la cattiva volontà degli uomini in cui lui - pellegrino del mondo per ragioni d’arte, ma mediterraneo per fedeltà di nascita e d’amore - non aveva però mai smesso di credere. 

“ANTONELLO DA MESSINA”

16 febbraio - 22 aprile
Palazzo Reale Milano, Piazza Duomo 12
21 febbraio - 2 giugno 2019
Lunedì 14.30-19.30. Martedì, mercoledì, venerdì e domenica 9.30-19.30. Giovedì e sabato 9.30-22.30

Lunedi 22 aprile 9.30 - 22.30. Mercoledì 1° maggio 9.30 - 19.30
Catalogo Skira con testi critici e letterari



Articolo precedente Articolo successivo
Edit