Alla-ricerca-di-una-nuova-identità

Il mondo aperto alla globalizzazione, dove le nostre aziende avevano saputo portare a casa un primato dietro l’altro, non esiste più. Dazi, difficoltà di spostamento per il Covid-19 e le sue nuove varianti, andamento delle materie prime, difficoltà logistiche nei porti e nell’approvvigionamento dei container stanno ridisegnando una geografia produttiva internazionale e logiche di export sulle quali ci dobbiamo riposizionare. È di questo che parliamo nel Focus di apertura del nuovo numero di Varesefocus. Serve capacità di visione nazionale e territoriale per far fronte a scenari così epocali, complessi e sfidanti. La priorità è rimanere competitivi e attrattivi per i capitali nazionali ed esteri, a cui garantire la giusta remuneratività. Solo così potremo continuare a produrre ricchezza e lavoro. La narrazione giornalistica è spesso tentata di trarre da singoli fatti di cronaca, particolarmente eclatanti, considerazioni generali sullo stato del Paese. Un esempio per tutti fu quello del naufragio della Concordia sulle coste dell’Isola del Giglio, una tragedia eretta a immagine di un’Italia a rischio affondamento. Era il 2012, l’anno della cura shock del Governo Monti per salvare l’Italia dalla bancarotta, della disoccupazione record, del Pil al -3%. Oggi lo storytelling del Paese sembra essere cambiato. Le immagini che abbiamo negli occhi post-estivi sono quelli dei trionfi sportivi agli europei di calcio, del record di podi olimpici a Tokyo e di medaglie storiche come quelle legate ai 100 metri. Ci crogioliamo nelle definizioni. Siamo i più veloci al mondo.

 

 

Da qui il nuovo romanzo nazionale, tentato, con la sua trama, di andare oltre gli stretti confini delle competizioni, per esaltare il saper fare italico su altri fronti. Così le gesta dei nostri atleti vengono abbinate alla crescita economica superiore, per una volta, alla media europea e della Germania: +2,7% nel secondo trimestre. Un clima di fiducia quanto mai necessario dopo il periodo buio che la pandemia ci ha costretto ad attraversare, ma che dobbiamo saper governare. I nostri limiti strutturali sono ancora tutti lì, ben presenti, pronti a frenarci se non sapremo affrontare la sfida dei fondi europei del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e del Green Deal oggi a disposizione per riforme di cui siamo in attesa da decenni. Dobbiamo ripensarci. Come Paese, ma anche come territorio. Di fronte ad un’Italia in accelerazione Varese non può rimanere ferma o giocare solo sull’effetto traino. Dobbiamo essere protagonisti di una stagione in grado di costruire un’identità e una vocazione precisa per la nostra provincia se vogliamo continuare a mietere quei primati sui mercati internazionali che ci hanno resi famosi in tutto il mondo. Cosa serve dunque al Varesotto? In primis, investimenti nel capitale umano e nel rafforzamento dell’offerta formativa degli ITS (su questo fronte registriamo nell’ultimo periodo un notevole fermento che raccontiamo nelle pagine di formazione di questa edizione del nostro magazine). Occorre poi dar vita ad un progetto allargato e condiviso per investimenti in infrastrutture con l’obiettivo di trasformare la provincia di Varese in un polo logistico intermodale strategico per tutto il Nord Italia, grazie anche al ruolo di perno che può giocare Malpensa (su questo vi invito a leggere con attenzione l’intervista all’amministratore delegato di Sea, Armando Brunini, che trovate nelle pagine seguenti). Dobbiamo, inoltre sforzarci, di dare maggior impulso ai processi di digitalizzazione (sono ancora troppo poche, ad esempio, le imprese che si appoggiano a piattaforme di e-commerce per presidiare i mercati esteri, come potrete apprendere dall’inchiesta di apertura). Servono anche percorsi di sostenibilità sostenibile, per procedere senza passi indietro, anzi spingendo sull’acceleratore dei sentieri di economica circolare e sostenibilità ambientale che già vedono le nostre imprese protagoniste delle classifiche nazionali, ma che devono essere gestiti senza fughe in avanti che ci pongano fuori gioco sul fronte competitivo con i nostri competitor extra-europei sempre più agguerriti.  



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