“Sensibilizzare i futuri possibili designer e addetti ai lavori che entreranno nella filiera tessile sull’utilizzo sia del Made In, sia sulle caratteristiche funzionali specifiche per cui la fodera riveste un ruolo importante nella costruzione del capo”. A parlare è Piero Giardini, Consigliere Delegato della TMR Cederna Fodere Spa, storica azienda tessile con tre unità produttive nelle provincie di Varese e Milano, specializzata nella produzione di articoli per foderame. Il contesto è la visita, nei siti aziendali, di alcune studentesse del Master Design for the Fashion System del Politecnico di Milano. “Questa iniziativa è nata dal Gruppo Fodera di Unindustria Como, in collaborazione con Aiuffass, l’associazione europea degli utilizzatori di fibre artificiali sintetiche e seta che raggruppa tutti i tessitori, ormai prevalentemente italiani, che utilizzano questo tipo di fibre”, racconta Giardini che, dopo aver tenuto una lectio magistralis nelle aule universitarie milanesi, è tra le aziende che ha aperto le porte a giovani appassionati di design e fashion provenienti da tutto il mondo.

Una visita in azienda

“In facoltà abbiamo spiegato a studenti e studentesse cosa sono le fibre artificiali, la trasformazione e l’uso della fodera nel capo come elemento fondamentale e presentato il settore in generale. Entrando fisicamente in azienda, invece, hanno la possibilità di verificare sul campo quello che abbiamo descritto a parole: da noi possono vedere la filiera completa, dalla a alla z”, spiega di nuovo il Consigliere Delegato di TMR Cederna, mentre fa da Cicerone alle giovani designer affascinate da filati, fodere e moderni arcolai.

L'esperienza delle studentesse

“Non sapevo avremmo visitato una realtà così grande ed in generale, non essendo mai entrata in un’azienda di fodere, non sapevo cosa aspettarmi – spiega Elena Sangiorgi, una delle studentesse del Master del Polimi –. Il mio sogno nel cassetto è lavorare in un ufficio prodotto a contatto con i fornitori, come Product Manager, per occuparmi dello sviluppo di una collezione. Reparto produzione insomma. Ho imparato tante cose nuove grazie a questa esperienza, molta terminologia specifica: mi porto a casa anche molte immagini di una realtà che quotidianamente, di sicuro, non è possibile avvicinare”. E tra gli sguardi attenti ed ammaliati c’è anche quello della libanese Heba Nahle, stupita dall’importanza che una visita in azienda ha significato per il suo vissuto personale: “Ho imparato ad avere una mente più aperta e nuove consapevolezze riguardo i miei progetti: avevo un’insegnante che detestava le fodere e le riteneva di scarso interesse. Io, in un certo senso, ero condizionata dalla sua opinione, ma dopo aver visitato la TMR sono rimasta piacevolmente colpita dalla capacità di adattamento ed innovazione di questo specifico settore”. Altrettanto stupefatta è stata l’asiatica Mengji, ancora del tutto indecisa sul suo futuro professionale, ma sicura di volersi ritagliare uno spazio nell’universo del design: “Sono rimasta profondamente colpita dal mondo delle fodere e da tutto quello che gli gira attorno. È pazzesco pensare quanto lavoro, impegno e qualità si nascondano dietro un ‘capo’ così celato e spesso del tutto ignorato”.

Soddisfatte alla fine della giornata, le studentesse sono state riaccompagnate a Milano.

 

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