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Con questa tecnologia è possibile realizzare oggetti di ogni tipo, in qualsiasi ambito: metalmeccanico, aerospaziale, tessile, sportivo o medicale. Smart, sostenibile ed efficiente perché si può scegliere cosa produrre e in che misura. Il concetto di geometria praticamente non esiste più, per questo i prototipi stampati sono personalizzabili all’infinito. La manifattura additiva e l’esperienza della Elmec 3D di Brunello 

Ci sono operazioni chirurgiche molto delicate per le quali, spesso, è necessario fare una simulazione prima di entrare in sala operatoria. Ai medici serve una riproduzione di organi umani che siano il più possibile vicino alla realtà, così da ridurre al minimo il rischio di errore. Per alcuni sportivi, invece, come nel caso della campionessa olimpica di canottaggio, Sara Bertolasi, è stato indispensabile farsi costruire un carrello ergonomico su misura, partendo dal calco del suo corpo, per limitare i dolori provocati durante i lunghi allenamenti in barca. Un’impresa, per esempio, può aver bisogno di aumentare le performance, la produttività e il consumo di un macchinario, attraverso l’ottimizzazione e l’alleggerimento di un componente, ottenendo anche una significativa riduzione dei costi di stock. Per un operaio che lavora per molte ore nella stessa posizione, l’uso di poggiagomiti potrebbe essere utile per mantenere una corretta postura. Tutte operazioni rese possibili dalla stampa 3D.

Verrebbe, quindi, da chiedersi: cosa è possibile realizzare con questa innovativa tecnologia additiva? Praticamente tutto. Si possono progettare, replicare o stampare oggetti di qualsiasi tipo, in qualsiasi ambito. Metalmeccanico, aerospaziale, tessile, sportivo o medicale. In tanti parlano di questa tecnologia, pochi, però, conoscono le sue potenzialità al 100%. Facciamo un passo indietro e partiamo dall’abc. Cos’è la manifattura additiva? “É un innovativo sistema produttivo, basato sull’aggiunta di materiale, piuttosto che sulla sottrazione – racconta Martina Ballerio, Business Unit Manager della Elmec 3D di Brunello –. Questo sistema cambia il modo di pensare e realizzare prototipi o prodotti finali, abbattendo tempi e costi di produzione. Le applicazioni sono praticamente infinite”. Si tratta di un ciclo produttivo a tutti gli effetti. Si parte dalla materia prima. Prendiamo come esempio la polvere, il materiale tipicamente utilizzato dalle tecnologie industriali, che può essere sia polimerica sia metallica. Semplificando, attraverso un processo di fusione del materiale, si ottengono oggetti in plastica oppure in metallo. Questo nel caso dell’attività svolta dall’impresa varesina. “Con le nostre macchine, ogni giorno stampiamo prototipi, PoC (Proof of Concept, ovvero la realizzazione incompleta o abbozzata di un determinato progetto, ndr) e prodotti finiti – spiega Ballerio –. È una tecnologia intelligente, sostenibile ed efficiente. Non si spreca materiale in eccesso, si riutilizza l’80% della polvere non fusa nella fase di stampa. Si ha la possibilità di produrre solo quello che serve e quando serve, eliminando di fatto la necessità di avere uno stock di parti che potrebbero diventare obsolete senza mai essere usate”.

La stampa è solo uno degli ultimi step di processo, precisa Martina Ballerio: “Il lavoro di design e progettazione, con software specifici, è fondamentale per ottenere i risultati desiderati. Il ragionamento del progettista 3D è finalizzato a mettere materiale solamente dove è necessario e, di contro, toglierlo laddove non è strutturalmente utile”. Per questo è un processo intelligente. La realtà di Brunello vende stampanti 3D alle imprese, fa consulenza e formazione, utilizza la prototipazione rapida per creare e testare parti finali e funzionali e ridisegna i progetti. “Dobbiamo cogliere le esigenze dei nostri clienti. Si tratta di una produzione flessibile”, precisa ancora Ballerio. Nella stampa tridimensionale le forme geometriche e i vincoli progettuali quasi non esistono più. Da qui il vantaggio della personalizzazione del prodotto. Durante l’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19, lo sforzo di Elmec 3D è stato fondamentale.

“Siamo andati incontro alle esigenze del personale medico e dei pazienti – informa Ballerio –. Abbiamo realizzato da zero e in pochissime ore una maschera per proteggersi dal virus. Abbiamo creato oltre 1.000 valvole Venturi per l’ospedale di Varese e diversi adattatori e prototipi sia per filtrare l’aria in entrata e quella in uscita sui caschi Cpap, sia per adattare i tubi dei respiratori”. La manifattura additiva offre tanti benefici e grandi opportunità. Però, c’è ancora qualche limite da superare. “In primis, uno scoglio riguarda la possibilità di stampare grandi quantità – sottolinea la Business Unit Manager di Elmec 3D –. E poi, c’è il problema delle certificazioni”. Alcune imprese hanno la possibilità di ottenerle da sole, altre non possono perché si tratta di un processo costoso. Questo tende a frenare molto l’utilizzo della manifattura additiva. Anche sul lato delle competenze si può fare di più. “Le figure specializzate in questo ambito ci sono, ma sono ancora troppo poche. Le imprese, spesso, si avvicinano con fatica a questo mondo perché non riescono a cogliere tutti i vantaggi che può dare la stampa 3D”. Quello che manca, è una mentalità aperta, che sappia percepire anche ciò che sta dietro a un prodotto finito.

L’impresa di Brunello sta continuando ad investire, con lo sguardo rivolto al futuro: “Vogliamo incrementare il lavoro sulla stampa del metallo – conclude Martina Ballerio –. Stiamo accelerando molto in questa direzione ed è la principale ambizione dei prossimi mesi. È un mercato in crescita e in evoluzione”. Questo tipo di tecnologie, secondo l’esperienza di Elmec 3D, spesso vengono percepite come un qualcosa di non strettamente necessario. Ma le prospettive sono positive. “Stiamo cercando nuove figure professionali da inserire in azienda e poi continuiamo a spingere sull’importanza della formazione nelle imprese”. Passione, creatività, spirito di iniziativa e tanta voglia di fare: questo quello che fa la differenza per la realtà varesina.  

Chi è Martina Ballerio

Dopo aver conseguito una laurea in Ingegneria dei Materiali e delle Nanotecnologie al Politecnico di Milano, un Master in Nanoscienze e Nanotecnologie alla Katholieke Universiteit Leuven in Belgio, e aver maturato diverse esperienze lavorative in Europa, Martina Ballerio, a soli 28 anni, fonda Elmec 3D, la Business Unit di Elmec Informatica dedicata alla manifattura additiva. Nel 2019 è stata inclusa da Forbes Italia nella classifica dei Top Under 30: i 100 italiani al di sotto dei 30 anni che stanno cambiando il mondo. È considerata una delle 5 personalità emergenti nella categoria Manufacturing & Industry.  



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