“Il Paese non può mettere a rischio la propria industria manifatturiera continuando a tenere separati il mondo e la scuola. Ci troviamo in uno scenario drammatico e, al tempo stesso, paradossale: troppi ragazzi hanno perso speranza nel futuro, la disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli impressionanti e, nel contempo, le imprese non trovano le professionalità di cui hanno bisogno. Dobbiamo invertire queste tendenze e dare una risposta al problema dell’occupazione, soprattutto dei giovani”. Così Giovanni Brugnoli, Vicepresidente di Confindustria per il Capitale Umano, introduce il nuovo progetto “Giovani, Impresa, Futuro”, lanciato proprio da Confindustria.

Il Position Paper “Giovani, Impresa, Futuro” è un insieme di proposte organiche che punta su nuove politiche attive, su una nuova filiera educativa per aumentare l’occupazione giovanile e sostenere l’occupabilità dei lavoratori dando uno slancio alla ripresa economica

Una serie di proposte per avvicinare le attività di studio dei ragazzi, alle prime esperienze lavorative. In pratica, un Position Paper di Confindustria che nasce dalla necessità di rinnovamento delle imprese e dall’esigenza di generare nuove figure lavorative formate su competenze moderne, sia sul piano delle conoscenze per capire e definire i problemi, sia a livello di capacità tecnico-specialistiche per risolverli, creando così un collegamento solido tra lavoro e formazione. L’idea di fondo delle proposte di Confindustria è quella di dar vita ad una vera e propria filiera educativa che prevede di iniziare a coinvolgere gli studenti per un periodo di alternanza scuola-lavoro. Dall’alternanza, fino all’apprendistato. Nulla di nuovo, a livello normativo. La posizione di Confindustria è di puntare su “percorsi organici e unitari di natura modulare - come si legge nel Position Paper – che combinino gli strumenti già previsti dal nostro ordinamento per realizzare un sistema veramente duale”. Il principio è: imparare lavorando, già durante il terzo anno di scuola superiore, per poi passare a un apprendistato di primo livello suddiviso tra il quarto e il quinto anno.

È qui che poi c’è la possibilità, secondo Confindustria, di aprire ai ragazzi tre differenti percorsi integrati all’interno dell’azienda.

Il ragazzo diplomato a questo punto potrebbe decidere di restare nell’impresa in cui si è svolto l’apprendistato di primo livello o continuare il percorso di formazione in un Istituto Tecnico Superiore (ITS, corsi biennali post diploma che permettono l’acquisizione di competenze tecniche e tecnologiche strategiche richieste dalle imprese) o con una Laurea Industriale Manifatturiera (LMI, corsi triennali), mantenendo sempre il contratto con l’impresa in cui si è svolto l’apprendistato di primo livello. Una terza via sarebbe quella di cominciare un corso di Laurea Triennale Plus suddiviso in quattro anni con un orario così strutturato: il primo anno 100% in università, il secondo e il terzo anno 65% in impresa e 35% in università e infine il quarto 100% in impresa.

Grazie a questa filiera educativa si genererebbe un ciclo virtuoso che incrementerebbe, secondo la tesi di Viale dell’Astronomia, l’incontro tra domanda e offerta, soddisfacendo contemporaneamente le esigenze delle imprese, instaurando un forte collegamento tra mondo del lavoro e mondo della scuola ed elargendo una formazione continua agli studenti-professionisti.

Giovanni Brugnoli: “Vogliamo sensibilizzare le imprese su questi temi: alternanza e Its. Occorre finanziare lo sviluppo e mettere al centro le persone, diffondendo l’idea che per l’occupabilità l’apprendimento deve durare tutta la vita”

Per realizzare questo progetto, secondo Brugnoli “serve avvicinare le scuole alle imprese e spostare l’asse delle politiche del lavoro dal sostegno al reddito alle politiche attive, aumentando gli investimenti in questi ambiti anche grazie ad una formazione continua, un orientamento professionale e sottolineando l’importanza della persona all’interno del sistema lavoro”. Ma non solo. L’impresa, con il suo ruolo educativo nella formazione dei giovani è la prima realtà ad essere chiamata in causa. Per permettere alle aziende di svolgere questo importante ruolo sociale, secondo Brugnoli, occorre, però, fare ordine: “Confindustria propone una filiera educativa fondata su tre pilastri: incontro domanda-offerta, attraverso percorsi di studio in linea con le esigenze delle imprese, collegando mondo della scuola e mondo del lavoro, grazie a strumenti come l’alternanza e l’apprendistato; puntare sulla formazione continua, da realizzare anche con il sostegno dei fondi interprofessionali e infine, valorizzare vere e proprie filiere educative inserendo l’apprendistato nei percorsi formativi”.

Confindustria, però, non intende stare ferma ad aspettare gli eventi. Con lo scopo di favorire la partecipazione delle imprese ai percorsi di alternanza e di far emergere e diffondere le buone pratiche istituisce un Bollino per l’Alternanza e la Qualità, una sorta di certificazione di garanzia e efficienza per le imprese stesse attraverso il quale, afferma Brugnoli, “vogliamo sensibilizzare le imprese a impegnarsi su questi temi: alternanza e Its. Per questo lanciamo il Bollino per l’Alternanza di Qualità, che ha proprio lo scopo di incentivare la partecipazione delle imprese associate a Confindustria a percorsi di alternanza e di far emergere le buone pratiche”.

Le imprese devono essere incentivate a partecipare ai percorsi di alternanza per fare emergere e diffondere le buone pratiche grazie all’istituzione di un Bollino per l’Alternanza di Qualità

Non solo, tra le proposte di Confindustria c’è anche quella di insistere sulla scommessa sugli ITS. L’obiettivo che, secondo l’associazione degli imprenditori, potrebbe essere alla portata del Paese è quello di aumentare il numero degli studenti iscritti a questi istituti dagli attuali 8mila, ai 24mila entro tre anni. Come? Per esempio semplificando la gestione degli ITS rafforzandone l’autonomia e favorire la collaborazione delle imprese. Centrale, inoltre, è anche quello di coinvolgere imprese e territorio per dar vita a percorsi di formazione ITS con un proprio Dna ben distinto dai percorsi universitari triennali, che oggi spesso cannibalizzano l’istruzione tecnica superiore. Infine Confindustria propone di dare un ruolo chiave nella formazione dei giovani ai fondi interprofessionali come Fondimpresa, da utilizzare anche come strumenti di sviluppo della collaborazione tra scuole e imprese. 

 

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