Avio nuovo motore P120 in fibra di carbonio.jpg

Il primo ad essere stato costruito, ha ormai preso forma da qualche settimana negli stabilimenti della Avio, a Colleferro in provincia di Roma. Si tratta del più grande motore al mondo in un blocco unico e costruito, filamento dopo filamento, in fibra di carbonio. È il primo esemplare di una famiglia di motori denominati P120, che sono lunghi quasi 12 metri e larghi 3,4 metri. Ciascuno avrà al suo interno 142 tonnellate di carburante solido che, bruciando, porterà nello spazio i razzi di nuova generazione Vega C e Ariane 6 che dovrebbero iniziare i loro voli nel 2019. Questo gioiello, unico al mondo, servirà per essere sottoposto ad una serie di prove strutturali che avranno come test finale l’accensione del motore dopo che questi sarà trasportato a Kourou, il centro spaziale europeo che si trova nella Guyana francese, da dove partono i razzi Ariane 5 e i Soyuz russi. Il nuovo motore nasce negli stessi stabilimenti che danno vita ai tre motori dei tre stadi del modello Vega che vola attualmente, conosciuti come P80, Zefiro 23 e Zefiro 9, anche se nei prossimi anni verrà costruito uno stabilimento di 8.000 metri quadrati dedicato unicamente al nuovo motore. Una volta dato il via alla catena di montaggio ogni anno usciranno da Colleferro 36 motori, dei quali solo 3 o 4 serviranno al Vega (in quanto per qualche anno continuerà a volare anche l’attuale Vega che utilizza il P80), mentre i restanti verranno utilizzati come booster degli Ariane 6. I booster sono i razzi che vengono agganciati lateralmente al razzo principale e che nel caso di Ariane 6 potranno essere due o quattro a seconda dei satelliti che verranno lanciati.

Lunghi 12 metri e larghi 3,4 per 142 tonnellate di carburante solido di capienza: tutto è pronto per il battesimo ufficiale dei nuovi P120 di Avio che porteranno nello spazio i propulsori spaziali di nuova generazione Vega C e Aiane 6. 

Spiega Giulio Ranzo, amministratore delegato di Avio: “La competizione internazionale in campo spaziale sta aumentando come mai in precedenza. Si capisce come sia necessario dare vita a mezzi più competitivi e con performance superiori ad altri. Uno dei modi per raggiungere tali obiettivi è quello di costruire motori in fibra di carbonio, un materiale che permette di risparmiare quasi il 40 per cento del peso delle strutture. Ovviamente un minor peso per i motori permette di lanciare satelliti più pesanti o coppie di satelliti con un medesimo viaggio o se si vuole un minor costo di lancio”.

Quanto sostiene Ranzo ha la sua ragion d’essere se si fa riferimento alle società spaziali sorte negli ultimi anni come la Space X o la Blue Origin (la prima già in piena attività, la seconda lo sarà tra poco), le quali puntano al riutilizzo di parti dei razzi. Il successo di Space X è tale che ha già iniziato a riutilizzare il primo stadio del suo razzo Falcon 9 abbattendo i costi di lancio di almeno il 30 per cento. Nel frattempo sono nate società che si stanno specializzando in particolari settori. La Vector Space System ad esempio, ha iniziato le prove di accensione dei motori per il suo razzo che si proporrà di lanciare microsatelliti, ossia satelliti di pochi decimetri di diametro e del peso di poche decine di chilogrammi. Del futuro sviluppo di questi satelliti ne è un esempio quanto sta facendo la OneWeb (fondata da Richard Branson di Virgin Galactic, dall’Amministratore delegato di Qualcomm, Paul Jacobs, e dall’ex dirigente di Google Greg Wylerche) che a partire dal 2018 vuole lanciare 720 satelliti di piccole dimensioni per creare una rete in grado di garantire la connessione ad Internet in tutto il mondo. Il riutilizzo dei razzi e la specializzazione estrema sono sicuramente strade vincenti, ma potrebbero esserlo anche la scelta fatta dall’Europa che punta su nuove tecnologie che possono essere utilizzate su diversi razzi che appartengono ad una medesima famiglia.Ancora Ranzo: “La nostra ricetta è quella di costruire un motore modulare, ossia che possa essere utilizzato su più di un razzo. Uno sforzo che ha richiesto l’utilizzo di tutta la migliore tecnologia disponibile e che ci teniamo ben stretta. Per quanto riguarda la riusabilità anche noi abbiamo delle carte da giocare, tant’è che abbiamo fatto investimenti per 100 milioni di euro. Forse facciamo meno annunci e molti fatti”.

Il Vega C sarà certamente un razzo di grande affidabilità, tant’è che tutti i nove lanci fatti finora dal Vega hanno avuto esito positivo.Il mercato di riferimento è senza dubbio quello dei satellitiper lo studio e l’osservazione del nostro pianeta, un settore della ricerca di grande attrattiva non solo nel settore pubblico, ma anche in quello privato. L’Agenzia Spaziale Europea ad esempio, sta lavorando con la nuova generazione di satelliti Sentinel del programma Copernicus, che prevede almeno una dozzina di lanci. Anche l’Agenzia Spaziale Italiana potrebbe scegliere il Vega C per il lancio della nuova generazione di satelliti della costellazione Cosmo-Sky Med che avranno compiti militari e civili, tra cui rilevare in continuo la superficie terrestre, in particolare le zone a rischio ambientale per essere pronti ad offrire aiuti dal cielo durante eventuali calamità.

Ariane 6 invece, sarà un razzo molto piu potente, evoluzione dell’affidabilissimo Ariane 5, che sarà sviluppato dalla Airbus Safran Launchers, una società nata da due aziende francesi, la Airbus e la Safran. Sarà in grado di portare nello spazio, nella versione più potente, fino a 11 tonnellate di materiale.

 

L’industria dello spazio in Lombardia

L’industria dello spazio è presente anche in Lombardia e, insieme agli aerei e al comparto dell’elicotteristica, rappresenta una delle tre anime del Lombardia Aerospace Cluster . In regione non esistono aziende come Avio che producono sistemi di propulsione, ma le imprese sono specializzate nella realizzazione di satelliti, questo sì. In Lombardia basta fare un giro di compasso sulla cartina per trovare in pochi chilometri tutte le aziende e il know-how necessari per costruire un satellite dall’inizio alla fine. Dal primo bullone, fino al completo assemblaggio. Due esempi? Il satellite Rosetta Philae, il primo nella storia atterrato nel 2014 su una cometa (la 67P/Churyumov-Gerasimenko).Tra i suoi principali padri, ci sono due soci membri del Cluster Lombardo: Leonardo (sviluppatore di trapani per lo spazio e dei pannelli solari di Rosetta, i più grandi mai costruiti per una missione scientifica) e Thales Alenia Space Italy (responsabile dell’assemblaggio della navicella spaziale, dell’integrazione e dell’analisi Ait del satellite). Altro esempio è il programma Lisa Pathfinder, sensore inerziale commissionato alla Ohb Italia di Milano. Lisa è un decisivo esperimento che potrà abilitare gli scienziati a individuare le onde gravitazionali nello spazio. Appartiene al comparto dello spazio lo stesso Presidente del Lombardia Aerospace Culster, Angelo Vallerani, responsabile del Business Development proprio di Ohb - Italia. (DC)



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