“Investire nella sostenibilità non vuol dire solo puntare su politiche green”. Più in generale, “le imprese devono lavorare anche sul concetto di ecologia umana”. Tradotto: “Lo stakeholder fondamentale è il bene comune. Un’azienda non deve fare sostenibilità solo dal suo interno verso l’esterno, ma anche dal suo interno per il suo interno”. Da una parte il report sulla sostenibilità diffuso recentemente da Whirlpool, dall’altra la presentazione del bilancio di sostenibilità “ResponsiBEERity” di Carlsberg Italia. Due eventi di realtà produttive fortemente legate al territorio che rappresentano un’occasione per Varesefocus di approfondire il tema della responsabilità sociale d’impresa. Partendo da un’intervista a Massimo Folador, docente della Scuola di Economia & Management della LIUC – Università Cattaneo.
 

"Una strategia sostenibile può erigersi su 3 aspetti cruciali: capitale umano, acculturazione e visione sociale"

Professore, come si può definire il concetto di sostenibilità legato alle imprese?
Il concetto di sostenibilità nelle imprese si è sviluppato e poi ancorato alla visione riguardo al tema ambientale e rimanda a idee di politiche green, ecosistema, risparmio energetico, inquinamento e sensibilità ambientale. Questa è, però, solo una visione limitata, perché oltre a ciò, si deve aggiungere il concetto più generale di ecologia umana rappresentata dalle relazioni che si instaurano tra tutti gli stakeholder di una determinata attività aziendale come: il personale, i fornitori, l’ambiente politico, le diverse realtà locali, il cliente. Un’azienda non deve fare sostenibilità solo dal suo interno verso l’esterno, ma anche dal suo interno per il suo interno, e questo è un livello, culturalmente parlando, che non abbiamo ancora raggiunto totalmente e sul quale c’è da lavorare.

 

"Un’azienda genera sostenibilità quando può essere definita anche filiera sociale"

Come un’azienda può fare sostenibilità?
Un’azienda genera sostenibilità quando può essere definita anche filiera sociale perché costruisce un bene comune in grado di durare per un arco temporale medio lungo, frutto di una visione e di un percorso strategici basati su competenze, disponibilità, ricchezza e sviluppo. Una sostenibilità fondata sull’oggi che guardi anche al domani. La strategia può ergersi su 3 aspetti cruciali: un’attenzione al capitale umano, una propensione all’acculturazione e una visione di  azienda concepita come socialità. Questi rimandano ad una Business Ethics, ovvero dei principi per realizzare un bene comune attraverso comportamenti giusti e d’esempio all’interno dell’azienda stessa.
 

"Lo stakeholder fondamentale è il bene comune che sta alla base del concetto di sostenibilità"

Ci sono dei margini di miglioramento nel sistema produttivo italiano?
Bisogna lavorare maggiormente su una cultura d’impresa orientata alla sostenibilità a 360°, che non faccia perdere una visione prospettica sul futuro. Lo stakeholder al quale si da più importanza è l’ambiente, considerato il primo e più importante, ma non è così. Invece, lo stakeholder fondamentale è il bene comune, che sta alla base del concetto di sostenibilità e sul quale bisogna  costruire la propria strategia di politiche sostenibili. Le aziende devono capire che intraprendere un percorso sostenibile comporta il fatto di compiere atti che fanno bene, soprattutto per migliorare il mondo. In più, si devono intraprendere azioni nel breve medio periodo per avere risultati che restino a medio lungo termine. Un’azienda in salute produce valore, ma per fare ciò deve avere anche una progettualità legata proprio alla sostenibilità. E da questo punto di vista siamo ancora agli inizi.
 
Esiste una differenza di sensibilità riguardo questo tema, tra imprese di servizi e imprese industriali?
Le imprese industriali sono avvantaggiate perché hanno una produzione che comporta una valorizzazione, ad esempio, per l’ambiente e perché supportate anche da leggi e investimenti ad hoc. ‘Fanno di necessità virtù’, insomma. Mentre nelle imprese del terziario entra in gioco la qualità del servizio che viene fornito dai dipendenti. La prima tipologia è anche avvantaggiata perché ha una maggior cultura riguardo questo argomento, attribuibile a motivi temporali e alla natura stessa delle aziende.
 
Leggi gli altri articoli dell'inchiesta:


Articolo precedente Articolo successivo
Edit