Tutti al Campo dei Fiori, per ritrovare il gusto del Liberty e della Belle Epoque. L’inserimento della struttura come meta finale di una mostra fotografica dedicata al suo architetto segna il risveglio del “Gigante addormentato”. Il preludio di progetti più ambiziosi? 

Nessuno più ci credeva. E invece, a fine maggio, ecco l’annuncio inatteso. A cinquant’anni dalla chiusura, è possibile visitare l’interno del Grand Hotel Campo dei Fiori. Con l’accompagnamento delle giovani guide del FAI, che arriveranno da ogni dove, saranno percorribili alcuni spazi, come la grande cucina, il salone e il ristorante del sublime complesso architettonico realizzato da Giuseppe Sommaruga (1867-1917) all’inizio del Novecento, sulla più alta montagna varesina, che tocca i 1200 metri di altezza.

Il portale Italia Liberty, nato nel 2011, ha lanciato e reso possibile l’iniziativa, inserendo il sito come meta finale e suggestiva di una mostra fotografica, curata da Vittorio Sgarbi e Andrea Speziali, dedicata al Liberty e legata al nome di Sommaruga, in omaggio al doppio anniversario della nascita e della morte. La rassegna prende avvio da Milano, dalla  sede della Regione, dove si raccontano esordi e progetti del grande maestro dell’Art Nouveau - per le illustri committenze dei Cirla, degli Aletti, dei Faccanoni e dei Castiglioni e di tante altre famiglie a Milano, a Stresa, Sarnico e Lanzo d’Intelvi - e porta diritto a Varese e al Campo dei Fiori, con la sosta intermedia all’Archivio di Stato di via Col di Lana: qui, accanto a fotografie attuali di Davide Niglia e Alessandro Ranieri di ville e edifici progettati dal Sommaruga, sono custodite da sempre foto d’epoca, documenti, libri sul Liberty, nonché progetti e disegni originali, di mano dello stesso. Com’era un tempo per i milanesi che lasciavano dietro di sé le guglie del Duomo e cercavano fresco e bellezza a Varese, l’entusiasmo è esploso appena il portale ha comunicato la notizia della possibilità, per i visitatori del sabato e della domenica, previa prenotazione, di salire al Campo dei Fiori, nel ventre del suo Hotel.

Il mistero attrae. E niente sembra più inavvicinabile di quella costruzione, superba a dispetto delle inopportune antenne, posta lassù, e visibile a chiunque arrivi in città da Sud: dove la nostra Varese si rivela nella sua integra bellezza. Adagiata come un luogo di favola, tra monti e laghi, nel verde collinare che risale verso le cime, con l’imponente costruzione, alta come un castello e realizzata in un batter di ciglia, nonostante le asperità del percorso e i mezzi di allora, era il 1912, dalle imprese Piccoli e de Grandi. Qualcuno ha visto in passato quello che i più hanno visto solo nelle foto: le sale ricche di decori, lo scalone imponente, il lusso e le vetrate immense del ristorante, l’ardimentoso tracciato della funicolare, la più alta delle tre - più di quella del Sacro Monte - e di quella breve che correva verso il Colle dei Campigli e verso l’Hotel Palace, l’altro albergo progettato dal Sommaruga per la Società dei Grandi Alberghi. La piccola funicolare fu abbattuta nel ‘44 dalle bombe degli alleati, che dovevano distruggere la Macchi, non tutti lo sanno, ma ne è rimasto il tracciato e l’interessante stazione d’arrivo.

La rassegna prende avvio da Milano, dalla sede della Regione, dove si raccontano esordi e progetti del grande maestro dell’Art Nouveau e porta diritto a Varese e al Campo dei Fiori, con la sosta intermedia all’Archivio di Stato di Via Col di Lana

Chi conosce solo un poco la storia di Varese, sa però che, in quel triangolo di bellezza, tra Campo dei Fiori, Sacro Monte e Hotel Palace, si consumò la vita elegante dei primi anni Trenta, che faceva da scintillante traino a un’esistenza più semplice, quella dei residenti, carica a sua volta di riconoscenza per tanta ammirazione, curiosità e attese verso la loro Varese. A testimoniarlo sono le cronache dei giornali di allora, come la Cronaca Prealpina di Bagaini, fondata nel 1888 dal giornalista che, formatosi all’ottima scuola milanese del Pungolo di Leone Fortis, era diventato entusiasta e lungimirante sostenitore della città in cui era nato. Ed erano stati gli scatti del fotografo più bravo e gettonato di Varese, quell’Alfredo Morbelli, figlio del grande pittore divisionista Angelo, che nel ’21 aveva messo bottega in via Vittorio Veneto. Il Morbelli s’inerpicò più volte verso la montagna sacromantina e verso il Campo dei Fiori, raccontò, in parallelo alle dotte, ma vivaci, cronache del Bagaini, vita sacra e profana, e anche morte e miracoli dei suoi frequentatori.

A esibirsi al Grand Hotel andava il tenore Tito Schipa, vi soggiornò anche il maestro Leoncavallo, sostarono la Duse e D’annunzio, e quante altre celebrità e teste coronate, e politici del mondo internazionale poterono ammirare di lassù il panorama dei sette laghi... Chi venne poi, e si impadronì davvero del Paese e di ogni sua bellezza, fu testimone e protagonista, nel bene e nel male, dell’evoluzione storica, e poi dell’involuzione, di quelle mura nate bene, poi cadute nell’oblio e nel sonno più profondo.

Il “Gigante addormentato” è rimasto tale per cinquant’anni. Ora, qualcuno ha finalmente guardato a lui. Dopo peripezie note, legate alle passate proprietà, la Società attuale, che detiene anche la proprietà del Palace, si dimostra interessata a un rilancio. Il sindaco Davide Galimberti, alla conferenza stampa di presentazione della mostra, legata alla temporanea e parziale riapertura dell’albergo, ha dichiarato il suo ottimismo, che lo porta a credere alle coincidenze astrali: centocinquanta anni dalla nascita dell’architetto, cento dalla morte, e cinquanta dalla chiusura del Palace. Crediamoci davvero, la realtà si fa tale se si crede nei sogni. Che vuol dire inseguirli con la conoscenza e il passaparola dei visitatori. Ma soprattutto con la buona volontà e con la lungimiranza di chi sa vedere più in là.

Un plauso dunque innanzitutto a chi ha pensato e promosso questa iniziativa, legata al nome di Sommaruga, e un invito, non retorico, perché ciascuno, per quanto di sua pertinenza, faccia la sua parte, com’era nei tempi passati. Quando persino i miracoli si facevano realtà e tra le nostre colline e montagne nascevano gioielli ancora oggi apprezzati, non solo dai resi denti, ma da quanti sono disposti a venire qui e mettersi in coda per cercare la bellezza e giudicare coi propri occhi. A noi tocca dunque, e conviene, conservarli.

GIUSEPPE SOMMARUGA UN PROTAGONISTA DEL LIBERTY

Mostra a cura di Vittorio Sgarbi e Andrea Speziali

Varese, 28 maggio - 31 luglio 2017

Grand Hotel Campo dei Fiori (visite a cura dei volontari FAI), sabato e domenica 10-12/14-18 Archivio di Stato di Varese, Via Col di Lana, da lunedì a venerdì 9-16. Info@italialiberty.it

Milano, 22 giugno - 25 luglio

Palazzo Lombardia, da lunedì a venerdì 13-19

Tutti gli eventi sono a ingresso libero



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