Si può dare di più. Si può riciclare di più. Non importa che i livelli di riutilizzo degli scarti nel Varesotto siano già oggi molto elevati. Secondo gli ultimi dati raccolti dall’Unione degli Industriali della Provincia di Varese sulle 773mila tonnellate di rifiuti prodotti dal sistema produttivo locale in un anno, quelli che vanno a finire in discarica sono pari a 193mila tonnellate. Meno del 25%. Eppure le imprese del territorio non si accontentano e, coerenti con gli obiettivi di Bruxelles di aumentare il ricorso all’economia circolare, provano a fare ancor meglio. 

Già oggi solo il 25% dei rifiuti prodotti dall’industria della provincia è destinato alla discarica

“Il nuovo orizzonte è quello di passare dai singoli casi di utilizzo di buone pratiche di economia circolare, ad una vera e propria strategia coordinata a livello territoriale”, spiega la responsabile dell’Area “Innovazione e Qualità” dell’Unione Industriali, Luisa Minoli. Proprio con questo scopo l’associazione datoriale sta lavorando da qualche mese al progetto Life M3P, finanziato nell’ambito del programma Resource Efficiency del bando Life 2015 dell’Unione Europea. L’iniziativa punta a promuovere il miglioramento della gestione dei rifiuti nei distretti industriali, favorendone il riutilizzo nelle imprese e riducendo i fabbisogni di trattamento, deposito e trasporto ed il conseguente impatto economico. L’obiettivo è dunque quello di dar vita ad un coordinamento delle attività di riciclo e riutilizzo in grado di fare in modo che il rifiuto o lo scarto produttivo di alcune imprese si trasformi in materia prima per altre. Non solo per i materiali più tradizionalmente e già ampiamente riciclati come la carta, il vetro o l’alluminio. Le nuove tecnologie legate alla realizzazione di nuovi materiali permettono un uso più allargato e diffuso di quella che è stata ribattezzata, non a caso, economia circolare.

Life M3P: costruire, insieme ad altri partner europei, una strategia coordinata di economia circolare

“Vogliamo creare un sistema per la valorizzazione degli scarti industriali, a vantaggio soprattutto delle piccole e medie imprese, creando anche un circolo virtuoso nell’economia locale capace di innescare la creatività di designer e ingegneri per lo sviluppo di nuovi prodotti, con la nascita, perché no, di startup e nuovi business sul territorio”, precisa Minoli. Per riuscire nell’intento il Progetto Life M3P vuole, in pratica, supportare le imprese industriali nel loro miglioramento continuo al fine di ridurre i rifiuti prodotti e sostituire le materie prime utilizzate con altre meno critiche per l’ambiente o l’approvvigionamento. Ciò attraverso lo sviluppo di una piattaforma web dedicata all’incontro tra domanda e offerta di rifiuti e materiali.

Insieme all’Unione Industriali al progetto sta lavorando anche il Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento (CentrCot) di Busto Arsizio. “Il progetto - racconta Roberto Vannucci, responsabile progetti di CentroCot - parte da una serie di richieste dal basso, avanzate dallo stesso mondo delle imprese. A noi si sono rivolte soprattutto aziende del settore tessile, ma insieme all’Unione Industriali abbiamo voluto allargare l’iniziativa all’interesse crescente anche in altri comparti manifatturieri presenti sul territorio come quelli della meccanica, del legno e della plastica”. La domanda di base per tutte queste realtà produttive è sempre la stessa, così riassunta da Vannucci: “Ma perché devo continuare a sostenere dei costi per lo smaltimento di materiali che potrebbero essere riutilizzati dalla mia o da altre aziende?” 

Una domanda a quanto pare trasversale e comune ad imprese di più territori, non solo italiani. Proprio per questo il Progetto Life M3P non coinvolge solo la provincia di Varese. Insieme all’Unione Industriali e CentroCot sono partner del progetto altre aree europee: il Belgio con le Fiandre attraverso i-Cleantech Vlaanderen, la Grecia con la Macedonia Occidentale attraverso Diadyma S.A., la Spagna con le Asturie attraverso Confederación Asturiana de la construcción asprocon. A chiudere il cerchio degli operatori coinvolti c’è Material ConneXion Italia che fa parte del più grande centro internazionale di consulenza sui materiali innovativi e sostenibili. 

Tra i casi pratici di economia circolare nel Varesotto ci sono quelli della Laborplast di Busto Arsizio e di Carlsberg Italia

Le azioni che sono già partite o che partiranno nei prossimi mesi riguardano: la mappatura delle risorse presenti nei distretti industriali coinvolti nel progetto; lo sviluppo di una piattaforma online per la ricerca e abbinamento di materiali e rifiuti; la raccolta di casi pilota; lo sviluppo di nuove idee-prodotto creative e di startup che possano operare nel e per il settore; il trasferimento dell’esperienza in altre aree industriali europee. Sono i casi concreti a illustrare la fattibilità dei riuso dei materiali. Come la Laborplast Srl di Busto Arsizio: “Noi partecipiamo pienamente all’economia circolare. Il nostro core business - spiega il tecnico di produzione dell’azienda, Mattia Pariani - è proprio quello di rigranulare il PVC, ossia riutilizziamo la plastica che ha vissuto la sua vita reimettendola sul mercato sotto forma di materiali che i nostri clienti poi trasformano, per esempio, in tubi per l’edilizia o in film in polietilene”.

Dall’industria plastica, a quella delle bevande, come la birra: “Per noi - spiega Laura Marchini, Coporate Affairs Manager di Carlsberg Italia - è importante l’analisi del ciclo di vita del nostro prodotto per capire l’impatto sull’ambiente, dalla coltivazione della materia prima, allo smaltimento della bottiglia o del fusto. Avere delle misure numeriche è fondamentale per poter intervenire sulle tematiche di sostenibilità”.  

Leggi anche:



Articolo precedente Articolo successivo
Edit