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"Il successo per noi è l'azienda che raggiunge la maturità e la mantiene di passaggio generazionale in passaggio generazionale. Qui, invece, il successo è portare l'impresa a centrare la propria mission e poi venderla per partire con un'altra idea". Due mondi diversi, non per forza uno migliore dell'altro. C'è solo una certezza: non esiste un solo modo di fare impresa. Questo quanto meno il più importante insegnamento che porta a casa la delegazione di 50 tra imprenditori, professionisti e manager che ha partecipato allo study tour in Silicon Valley #LombardyUSA, di Confindustria Lombardia e Unione degli Industriali della Provincia di Varese. Almeno stando alle parole del coordinarore scientifico della missione, Marco Astuti:  "Se in Italia è più importante avere una piccola azienda, ma tutta propria, qui è, invece, più attrattivo avere una piccola parte in una grande realtà".

E' tempo di bilanci per #LombardyUSA e quello del coordinatore delle Aree Economiche dell'Unione Industriali, Marco De Battista, è positivo: "Mi piace sottolineare come questa sia la sesta missione in due anni che organizziamo. Ciò si è tradotto nel portare in Silicon Valley più di 200 tra imprenditori, manager, professionisti e docenti. Una platea a cui abbiamo dato spazi di apertura mentale. Soprattutto è sempre più palpabile la capacità della Bay Area di portare nuove idee sul mercato. Quella che qui chiamano execution".

Sulla via del ritorno il commento è entusiasta anche per Silvia Pagani, direttore di Confidustria Lombardia, sotto le cui insegne si è svolto lo study tour: "Vogliamo aiutare le imprese nel traghettamento verso il digitale e ad agganciare gli scenari che stanno evolvendo in Silicon Valley. E' importante che le aziende sappiano interpretare ciò che qui sta nascendo per poterlo riadattare al contesto italiano e lombardo".

Buono il riscontro anche da parte degli imprenidtori partecipanti. Tra questi, Gianmario Volpi, dello Studio Volpi di Carnago: "Per fare i conti con il digitale la manifattura italiana deve venire qui. Solo qui si possono comprendere appieno e si possono studiare fenomeni come l'Internet of Things o la realtà aumentata".

Altro imprenditore varesino che ha partecipato allo study tour #LombardyUSA è Luigi Panno, di IoBoscoVivo. Il suo business: i funghi. "All'inizio mi sono sentito come un pesce fuor d'acqua in Silicon Valley", come lui stesso ammette. Ma solo in apparenza. Perché anche in questo settore si può innovare.

Per alcuni partecipanti dello study tour in Silicon Valley una esperienza come quella di #LombardyUSA "dovrebbe essere prescritta a tutti gli imprenditori a livello medico". Per altri la Bay Area è riassumibile, con termini come velocità, entusiasmo, network, opportunità, energia, smart, futuro. Altre volte la definizione a chiusura della missione è la presa di coscienza che "non c'è zona di confort" che possa mettere al riparo un'impresa". Per alcuni i termini giusti sono, invece, più coloriti e non per forza positivi: "meraviglioso casinò", "tossica", "contraddizione", "esasperazione", "setta", "un mondo affascinante lontano da noi". Le espressioni sono stratificate, il giudizio non sempre unanime. Per Marco Astuti si tratta più semplicemente di "un ecosistema di aziende che sanno gestire e portare avanti l'innovazione".

Ecco in un video una veloce carrellata di ciò che è la Silicon Valley per la delegazione che ha partecipato a #LombardyUSA:

Per approfondire leggi anche:

Lo study tour #LombardyUSA

 

 

 



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