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Il Visconti moribondo

L'incendio che ha colpito Palazzo Visconti a Saronno ha danneggiato gravemente la copertura. Potrebbe essere però l'episodio che, finalmente, farà decidere sulla sua destinazione e rinascita. Con un investimento urgente e ingente.


"Al fuoco al fuoco!”, così gridava la popolazione saronnese nel lontano 1827 quando un incendio colposo devastò il borgo centrale di Saronno. Dopo 180 anni, questo grido disperato è risuonato proprio nelle vie centrali della città e in pochi minuti le lingue di fuoco fuoriuscivano dal tetto di Palazzo Visconti. Era il 28 settembre. Rabbia, sconforto, delusione per ciò che si sarebbe potuto fare e non si è fatto, situazioni tutte da ascrivere ai due motivi principali: soldi e fazioni politiche. Anche in questo caso il gesto sconsiderato è all'origine dell'incendio ma va detto che, vista la precarietà degli interni del palazzo, forse non avrebbero neppure dovuto trovare sede associazioni di volontariato e, nel caso specifico,è stata proprio una di loro causa dell'incendio, provocato dalla combustione di carta, bruciata nel caminetto, per scaldare l'ambiente.
E' stata proprio una scintilla di troppo, come quella che causò l'incendio del borgo in epoca passata, a scatenare l'inferno. Le vecchie travi, e il legno del quale era sostenuto il tetto, sono andate in fumo in pochissimi minuti, creando uno spettacolo da brivido. Le lingue di fuoco non si capiva da dove effettivamente uscissero, sembrava che tutto il palazzo ne fosse coinvolto, ma per fortuna: "Palazzo Visconti non è morto, tornerà a splendere”.
Queste parole le ha pronunciate tra le lacrime il Sindaco della città, accorso immediatamente sul luogo per assistere alle operazioni di spegnimento da parte dei Vigili del Fuoco. Sicuramente un pezzo di storia è comunque andato perduto nel giro di poche ore. Le stanze di questo palazzo, che la leggenda storica ama immaginare attraversate dalla bella Cecilia Gallerani, amante di Ludovico il Moro, Signore di Milano, risalgono al cinquecento e il progetto è sicuramente da attribuirsi alla famiglia Visconti.
Le vicende di questi palazzi storici, sorti nella campagna lombarda sono sempre state caratterizzate da "passaggi di mano” e anche palazzo Visconti ha subito la stessa sorte. Da molti anni si parla di una ristrutturazione per salvaguardare il bene storico che all'interno conserva ancora, nonostante l'uso improprio e l'incuria del tempo, pregevoli affreschi che, fortunatamente, non sono andati distrutti nell'incendio di settembre anche se hanno probabilmente subito qualche lieve danno in quanto si sono formate delle crepe nell'intonaco.
Ci sono progetti che giacciono negli uffici comunali da molti anni e forse questo avvenimento potrebbe essere destinato a far prendere una seria decisione dopo le molte chiacchiere da salotto ascoltate negli ultimi lustri. Ripartire con un grande disegno di restaurazione dell'antica dimora patrizia è dunque una priorità e ora si aspetta che la Soprintendenza approvi il progetto di primo intervento dopo l'incendio.
Il 70% del manto di copertura del tetto è andato perduto e nelle ultime settimane sono stati installati i ponteggi che sono serviti, nell'immediato, a collocare le coperture temporanee del tetto, in PVC, per proteggere l'interno del palazzo dalle intemperie stagionali. Il costo di questo primo salvataggio è stato di circa 150.000 euro ma ben altre sono le cifre che occorrono.
In un documento del 1694, un ingegnere dell'epoca così scrive: "La medema casa da nobile in detto borgo di Serono, consiste in una sala grande, con camino in pietra di Como, a fianco sinistro entrando in essa, una camera detta il studio in volta di cotto…” Le descrizioni ereditate nelle varie epoche e la ricostruzione attuale, sul cui progetto il Comune sta lavorando da alcuni anni, potrebbero ora finalmente concretizzarsi.
Come nell'800 anche oggi la popolazione si è sentita coinvolta e due associazioni di volontariato, la Pro Loco e la Società Storica Saronnese, hanno aperto dei conti correnti bancari sui quali possono affluire le offerte della popolazione. Un'altra iniziativa lodevole è giunta dallo scrittore e poeta saronnese Giuseppe Radice che ha presentato lo scorso ottobre il libro "Saronno Spensierata” con battute, filastrocche e canzoni nel dialetto saronnese e il cui ricavato sarà interamente devoluto per il restauro del palazzo.
Tra i tanti passaggi di mano, Palazzo Visconti fu sede di un collegio prima femminile e poi maschile e solo nel 1878, si parla per la prima volta di importanti affreschi barocchi a soggetto mitologico, sui soffitti e sullo scalone principale attribuibili al pittore milanese Antonio Giovanni Cucchi. Dopo vari passaggi, nel 1693, fu acquistato dalla famiglia del magistrato milanese avvocato Rubino, al cui figlio si possono ascrivere le attuali forme con l'aggiunta delle due ali laterali che chiudono il cortile d'onore, usati impropriamente in epoca successiva, come asilo e scuole, oltre al rifacimento delle stanze interne per ospitare, in successione, la sede del Comune, gli uffici della Pretura, il catasto, la caserma dei Carabinieri, il teatro e una banca. Il tutto in poche manciate di anni con il risultato che ogni volta si operavano delle modifiche inadatte. Fu abbandonato a se stesso nel 1929 quando il comune si trasferì in altra sede, e restarono solo gli uffici della Pretura. Oggi, è li da vedere: un monumento storico moribondo ma non ancora sul punto di morire. Solo un'azione decisa e veloce potrà restituirgli la vita. Ci sarebbe dovuto essere, entro ottobre, un consiglio comunale dedicato ma così non è stato, e per ora il palazzo resta solo una ferita nel cuore della città. In una ottimistica dichiarazione, il Sindaco ebbe a dire: ”La situazione, benché grave, è meno disastrosa di come era apparsa nell'imminenza dell'incendio” e ha proposto di finanziare i primi interventi con opportuni ritocchi del bilancio in corso e di quello futuro oltre ad aver reso pubblico l'interessamento del presidente della provincia Reguzzoni e di altri enti pubblici e privati. Di certo è che l'investimento è urgente e ingente.

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