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"Varese guardi di più a Bruxelles e meno a Roma"

Il Presidente Massimo Ferrario traccia un bilancio dei nove anni alla testa della Provincia: "termodistruttorestro futuro si giocherà in Europa". Le opere realizzate e il rammarico per il termodistruttore.

Le ultime fasi del suo mandato le sta dedicando a ridare l'antico splendore alla dimora che lo ha ospitato per nove anni quale Presidente della Provincia di Varese. Dopo aver riaperto al pubblico i giardini e aver rifatto l'ingresso ispirandosi alle foto storiche di quando era uno dei grandi alberghi della Varese liberty, Massimo Ferrario vuole lasciare al suo successore una Villa Recalcati fruibile dai cittadini in tutte le sue parti, comprese le grotte (a breve s'interverrà sulla loro statica) e le belle fontane del parco (è in sistemazione l'impianto idraulico).
"Certo, abbiamo completamente rifatto la villa. Però, la mia più grande soddisfazione è che, al tempo stesso, siamo riusciti anche a ridare un'anima a questo ente.
Oggi in tutti i dipendenti - con i quali ho lavorato benissimo: voglio ringraziarli per questo - c'è un forte spirito d'appartenenza. Hanno l'orgoglio di operare per la Provincia di Varese! E sono loro stessi a manifestarmi questa sensazione.
Se penso alla situazione disastrosa che trovai quando, nel maggio 1990, da semplice consigliere sono entrato per la prima volta in queste sale…".
Ecco, Presidente, vogliamo tracciare un bilancio del lungo periodo - dal 1993 alla prossima primavera - che l'ha vista al vertice della Provincia…
"L'Università dell'Insubria è un grande successo per il territorio. La guerra è stata durissima: tutti dicevano è fatta, è fatta… ma non arrivava mai!
Per averla, abbiamo messo in campo tutte le nostre forze, con un investimento molto importante quale l'acquisto del collegio Sant'Ambrogio e dando in comodato l'area di Bizzozero: la casa dell'Ateneo, quindi, è della Provincia!
Sono orgoglioso, per esempio, di aver posto la prima pietra della palazzina di Biologia e di vederla oggi pienamente in funzione.
Avviata l'Insubria, poi, abbiamo iniziato a sostenere, mediante borse di studio, una parte degli studenti che frequentano l'Università Cattaneo, altra istituzione importantissima per il Varesotto e l'Alto Milanese".
Al primo posto fra le opere del suo mandato, pone perciò quelle legate alla formazione e alla ricerca scientifica?
"Direi, piuttosto, che una realizzazione si collega all'altra.
Sono partito dall'Università per agganciarmi - tramite il Master Europeo in Formazione all'Ingegneria Ambientale che, promosso da CCR e Insubria, si svolge in aule messe a disposizione, ancora una volta, dalla Provincia - proprio al Centro di Ricerche di Ispra con il quale abbiamo collaborato al meglio."
E con il quale avete dato vita al progetto di risanamento del lago di Varese…
"E' stato un risultato grandioso, tanto più perché ottenuto con pochi soldi: abbiamo speso soltanto 7 miliardi di lire!
Un progetto, poi, che ha usufruito di un patrimonio di cultura d'impresa nel settore del risanamento ambientale quale quello fornito dai vari Consorzi e da Sogeiva.
Il lago di Varese è la punta di diamante, ma i risultati sono stati positivi anche sul Verbano e sul Ceresio, senza dimenticarci dell'Olona".
Eppure, in tema ambientale c'è la sua principale sconfitta: il termodistruttore non è mai andato in porto, perché?
"E' stata un'occasione persa su tutti i punti di vista: culturale, educativo, di pulizia ambientale, economico e di posti di lavoro.
Invano ho esplorato ogni soluzione pur di realizzare quest'opera. Spero che presto gli atteggiamenti cambino".
Presidente, torniamo a quei collegamenti nell'attività amministrativa cui accennava: migliorare i laghi vuol dire nuove prospettive per il turismo…
"Abbiamo investito sulla pista ciclabile ma anche sulla cultura che sta attorno al lago di Varese: penso a Voltorre piuttosto che alle ghiacciaie di Cazzago Brabbia.
Per venire al lago Maggiore, poi, abbiamo valorizzato Santa Caterina del Sasso: c'è già il progetto per sistemare tutta l'area d'accoglienza che fisicamente sta sopra quest'opera d'incredibile bellezza.
E ancora, voglio ricordare l'abbadia di San Gemolo, Santa Maria Foris Portas e il monastero di Cairate".
Dalla fruibilità delle bellezze locali veniamo alla scuola. Non ha niente da rimproverarsi sullo stato degli edifici?
"Guardi, oggi gestiamo 55 edifici che ospitano scuole superiori. Quelli che erano già nostri prima della legge Masini sono in condizioni almeno dignitose, considerando il panorama italiano. E dove c'erano vistose lacune, le abbiamo colmate.
A Tradate, poi, solo per pensare alle ultime realizzazioni, abbiamo costruito un istituto modernissimo e fra poco inaugureremo una palestra. Non è poco".
La situazione delle strade, però, non è certo delle migliori…
"Le infrastrutture sono inadeguate ma non per responsabilità recente della Provincia. Tutt'altro, pensi alle strade costruite: abbiamo inaugurato noi il prolungamento della Sp 1 da Gavirate a Cocquio così come il secondo lotto della Induno-Arcisate.
C'è un altro aspetto importante: quante sono le province che, come la nostra, rifanno cinque ponti all'anno sulla base di un piano ben preciso?
Tra le nostre esclusività - questa volta in ambito territoriale - c'è anche il Piano d'Area Malpensa: l'unico di quel tipo finora realizzato in Italia".
Nelle esperienze importanti, c'è quella di Commissario straordinario in occasione dell'alluvione del 12 settembre '95. Che cosa ricorda di quei giorni?
"In tempi record abbiamo sistemato la strada da Lozza a Gazzada, che era franata completamente e demolito l'ex Manifattura Tosi che a Castellanza provocava l'imbuto delle acque dell'Olona con i conseguenti disastri.
Questo solo per le grandi opere, ma ce ne sono state molte altre di dimensioni limitate eppure ugualmente importanti".
Adesso guardiamo al futuro: quali indicazioni per Varese e la sua provincia?
"Occorre guardare sempre di più all'Europa e meno all'Italia: il che è esattamente quello che ogni giorno fanno i cittadini del Varesotto e dell'Alto Milanese.
L'ente Provincia deve parlare di più inglese, tedesco piuttosto che rivolgersi sempre a Roma e a Milano. Abbiamo ormai contatti quotidiani sia con Bruxelles, sia con Berna e il Canton Ticino. Ci troviamo benissimo: tutti i finanziamenti richiesti a livello europeo sono andati a buon fine e ci hanno permesso ottimi risultati.
Dobbiamo insomma abituarci a vedere Milano e Roma soltanto come due riferimenti legislativi, in ambito regionale e statale. Ma per l'operatività essere autonomi e lavorare con i nostri vicini di casa naturali: Lombardia, Canton Ticino ed Europa".

02/15/2002

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