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Una Welfare Community per la Lombardia

Formigoni: "Costruiamo un welfare tutto lombardo, dove sarà il privato a dare risposte di qualità ai bisogni dei cittadini”.

Roberto Formigoni, Presidente della Regione LombardiaIl successo elettorale della scorsa primavera, con il 62% delle preferenze dei cittadini della Regione, è ormai alle spalle. Roberto Formigoni e la sua Giunta in questo avvio d'autunno sono chiamati a rendere operativo il loro programma così da consentire all'economia e alla società della Lombardia di restare protagoniste in Europa.
Presidente Formigoni, come realizzare oggi in Italia un modello di federalismo che possa avvantaggiare realmente i cittadini piuttosto che tentare di perpetuare i privilegi della classe politica?
"La parola chiave, per comprendere cosa sia e possa essere il processo federalista, è "sussidiarietà”, cioè quel processo che permette di passare dal centralismo in cui continuiamo a rischiare di restare soffocati (a causa dell'invasiva presenza dello Stato che vorrebbe occuparsi dei cittadini sempre, "dalla culla alla tomba”...) alla centralità della persona, per noi l'unico criterio su cui fondare la politica come l'economia. Questo significa, in concreto, dare ai cittadini la libertà di scegliere, di costruire da sé le risposte ai bisogni, valorizzando quei tentativi che offrono un servizio buono per tutti anche se non viene dallo Stato. Stiamo lavorando per creare un nuovo "welfare”, tutto lombardo, che si traduce nel passaggio dalla concezione ormai superata del "Welfare State” (ovvero lo statalismo modellato sull'assistenzialismo slegato dalla realtà dei fatti) all'innovazione costituita da una "
Welfare Community” dove il privato - cittadino, professionista, associazione o azienda che sia - potrà dare risposte ai bisogni in modo controllato, mirando alla qualità che a buon diritto viene chiesta con sempre più insistenza. Questo si esemplifica nel rilievo che abbiamo dato alle associazioni, al volontariato e al mondo del non profit e, soprattutto, alla famiglia. Siamo profondamente convinti che per migliorare la nostra vita sia necessario partire proprio dalla famiglia: le istituzioni devono intervenire solo dove essa non può completare la sua risposta solidale e responsabile”.
Passiamo ad una riflessione amara sul sistema dei trasporti: ad aprile, durante la campagna elettorale, aveva annunciato il via libera per il progetto della Pedemontana. Poi, è parso che tutto dovesse bloccarsi di nuovo. Perché?
"Per dire la verità, la mia non era una promessa ma un impegno preciso, che ho preso con i lombardi firmando l'Accordo di Programma Quadro sulla riqualificazione del sistema autostradale e della Grande Viabilità della Lombardia sottoscritto a nome del Governo dall'allora Ministro Bordon. In tale Accordo abbiamo ribadito, per l'ennesima volta, la priorità assoluta della Pedemontana in cima alla lista degli interventi urgenti, facendo ancora una volta pressione sul Governo per impedire alla Lombardia di soffocare nel traffico. Per evitare questo rischio occorrono, a mio avviso, almeno due opere subito: la Pedemontana e la nuova Brescia-Milano. Sulla realizzazione di queste infrastrutture c'è però da segnalare un comportamento quanto meno "bizzarro”: non metto in dubbio la buona fede di nessuno, ma con tutti i "sali scendi” che ha fatto il Governo nazionale sugli impegni presi e smentiti dai vari Ministri si compromette la realizzazione di opere su cui ci sono pronti progetti e quattrini. Per quanto riguarda
la Pedemontana, dal 1975 vige il blocco per la realizzazione di nuove tratte autostradali: la concessione rilasciata alla Società Pedemontana Lombarda SpA è però antecedente a quella data; questo lo abbiamo ricordato in ogni patto o documento sulla viabilità lombarda firmato con il Governo. Mi auguro che adesso le recentissime affermazioni del Ministro ai Lavori Pubblici, Nerio Nesi (con cui impegna il Governo a realizzare BreBeMi, Pedemontana e Alta Capacità Milano-Torino) vengano a chiudere il balletto di dichiarazioni cui abbiamo assistito finora”.
Avremo mai dei collegamenti veloci fra Varese, Como e Bergamo?
"Dal punto di vista della strada ferrata siamo al lavoro sul completamento della Gronda Ferroviaria, che da Novara passa per Malpensa per poi raggiungere Busto Arsizio, Saronno, Seregno e Bergamo. A questa si collega anche la riqualificazione di linee ferroviarie finora considerate "secondarie” – come, in questo caso, la Molteno-Oggiono-Lecco – che invece costituiscono un importante servizio accessorio per chi percorre i lunghi percorsi. Sul fronte invece della viabilità stradale mi sembra giusto ricordare che, insieme alla Pedemontana (che rimane ancora il punto di snodo principale per decongestionare il traffico della zona), su questo percorso sarà molto importante anche quello che abbiamo in cantiere per rivitalizzare la "Briantea”, ovvero la statale numero 342 che collega Varese a Como e Bergamo”.
In quale modo rendere lo scalo di Malpensa 2000 collegato adeguatamente con bacini d'utenza importanti quali il Piemonte e la Svizzera attraverso Varese? E in quanto tempo?
"Verso il Piemonte c'è senz'altro lo scalo di Novara sulla linea ad Alta Capacità Milano-Torino, che nell'arco di questa legislatura sarà la spina dorsale del sistema ferroviario "trans-padano” arrivando a collegarci con grande rapidità anche con la Francia.
Per la Svizzera, invece, intendiamo completare quanto prima la Arcisate-Stabio, che costituisce il passaggio più semplice per e da Lugano”.
Cambiamo argomento: qual è il suo piano per sviluppare un moderno sistema delle risorse energetiche in Lombardia?
"Il Piano Energetico Regionale punta a coniugare la necessaria tutela ambientale con un concetto di sviluppo sostenibile valorizzando tutti i soggetti coinvolti, compreso chi in Lombardia si occupa di rifiuti, acque e, più in generale, di difesa del territorio.
Considerato, inoltre, il peso che la Lombardia ha sull'economia e quindi sui consumi energetici nazionali (di cui assorbe oltre il 20%), se a livello nazionale si vorranno rispettare gli impegni stabiliti dal Protocollo di Kyoto, la Regione dovrà assumere con sollecitudine una funzione guida nell'individuare strade realisticamente percorribili per dare una risposta al problema.

Questo, tra le altre cose, significa andare a trattare con i fornitori di servizi energetici italiani ed esteri, perché la prima garanzia è quella nei confronti dei cittadini in qualità di "consumatori”, come privati ma ancor più come aziende. Volendo esemplificare, sono convinto che se potessi far risparmiare 100 lire al kilowatt a tutti i lombardi, farei probabilmente cosa più gradita che non investire 100 miliardi su progetti per le energie alternative...
Vorrei però chiarire che, nella prospettiva di uno sviluppo realmente "sostenibile" della nostra Regione, quello che mi preme maggiormente è avviare un confronto serrato e continuo con chi opera nel settore (considerando un panorama che comprende ma va oltre AEM, ENEL, Sondel, Edison...) in modo che si rafforzi il "sistema Lombardia" nel suo insieme. Sono infatti convinto che il metodo della "concertazione” – sperimentato con successo nella passata legislatura – possa dare molti frutti anche in questo campo”.
Serve una Regione non più cartacea, bensì telematica: solo una dichiarazione d'intenti, oppure...
"Oppure partiamo dai fatti. Il primo passo l'abbiamo compiuto nella "ristrutturazione” (se così si può dire) dell'Istituzione stessa, perché occorre iniziare dal punto d'origine dell'amministrazione per estendere i benefici a chi si amministra. Per fare questo – per rendere cioè la Regione efficace ed efficiente fin dal proprio modo di esistere – l'Assessore agli Affari Generali sta concludendo l'accordo per l'unificazione telefonica e telematica di tutti gli uffici e le sedi dell'amministrazione regionale, comprese le nostre delegazioni di Roma e Bruxelles.

Allo stesso modo contiamo di coinvolgere tutti gli Enti Locali, in un'ottica di "Lombardia integrata”, per collegare in rete le Pubbliche Amministrazioni lombarde e avvicinarle ai cittadini attraverso l'erogazione di servizi adeguati. Si sta, poi, concretizzando il ruolo attivo della Regione Lombardia nel supportare quanto sta nascendo e deve nascere nell'ambito della Net Economy: pensiamo, ad esempio, al progetto in via di definizione per l'Agricoltura, con cui si metterà in rete un primo nucleo di 10mila imprese agricole che verranno messe subito nelle condizioni di poter acquistare i PC, connettersi a Internet e ricevere opportuni corsi di formazione sugli "skill” necessari in questo senso”.

Il Pirellone sede del Governo RegionaleQuali risorse utilizzare per promuovere lo sviluppo del sistema imprenditoriale in Lombardia? E attraverso quali strumenti?
"Sono convinto che i nodi per lo sviluppo del sistema imprenditoriale in Lombardia siano sostanzialmente due: in primo luogo, il principale "motore” per la competitività delle imprese che è la soluzione del gap infrastrutturale, in una logica d'insieme che comprende le grandi reti di mobilità regionale (dalla ferrovia ai sistemi multimodali), gli investimenti sulle principali funzioni urbane (Polo esterno della Fiera, Città della Moda...), la realizzazione del cablaggio a larga banda per l'intero territorio regionale, fino allo sviluppo dei servizi pubblici locali.


Da questo punto di vista il lancio di una Iniziativa per la Finanza di Progetto da parte della Regione – sul modello dell'esperienza inglese (Private Finance Initiative) che si sta affermando in tutta Europa – è la strada principale che può consentire la realizzazione di questi progetti con il ricorso ai capitali dei grandi operatori finanziari nazionali ed internazionali (a partire dalla Banca Europea degli Investimenti) e con un'adeguata integrazione tra risorse pubbliche e private.
A fianco di questa direttrice, si sviluppa la politica per le imprese propriamente intesa, perché la piccola e media impresa ha bisogno degli strumenti finanziari per crescere e bisogna quindi metterla nelle condizioni di utilizzarli. Esiste invece il rischio che il sistema bancario preferisca puntare solo sul risparmio gestito, trascurando le esigenze finanziarie delle PMI.
Ecco perché la Regione si sta già muovendo per facilitarne l'accesso al credito, supportare il capitale di rischio e accrescere l'internazionalizzazione. Insieme a strumenti come la legge regionale 34/96 (di cui finora sono stati utilizzati 160 miliardi, mentre ne sono stati messi a disposizione altri 280 con la legge 35/96),
vogliamo incrementare l'accesso al capitale di rischio per l'innovazione tecnologica e lo sviluppo della Net Economy: lo scopo non è solo quello di dotare le imprese delle risorse finanziarie necessarie a nascere o ingrandirsi, ma anche e soprattutto aiutare a sviluppare quella professionalità che permette di continuare a crescere.
Per questo abbiamo pensato a promuovere un sistema regionale di fondi di "venture capital” – con uno strumento attualmente chiamato Fondo dei Fondi – in cui la gestione operativa viene lasciata agli operatori privati che partecipano anche con l'apporto di propri capitali”.
Presidente Formigoni, il suo mandato scade nel 2005: come s'immagina per allora il ruolo del "sistema Lombardia” nella competizione economica, ma anche sociale fra i territori europei?
"M'immagino il raggiungimento di due traguardi: prima di ogni altra cosa il definitivo risanamento del gap infrastrutturale. Contemporaneamente, la realizzazione del federalismo in un'ottica di "sistema Paese” che vede finalmente riconosciuta l'eccellenza della Lombardia come un territorio libero di esprimersi e crescere secondo le sue potenzialità, in un formula simile a quella già sperimentata dalla Baviera e dai laender tedeschi.

09/04/2000

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