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Non perdiamo tempo

Vittorio GandiniDa qualche settimana si rafforzano i segnali di una ripresa del ciclo dell'economia, che si prestano tuttavia ad una duplice lettura.
Da un lato, si prospetta finalmente la chiusura di un periodo prolungato di sostanziale stagnazione e ciò non può che confortare. Dall'altro, si tratta di una ripresa ancora debole e contraddittoria. Infatti, essa non solo non è omogenea, cioè non sta ancora interessando la generalità dei settori produttivi, ma anche all'interno di questi ultimi non si può dire che interessi tutte le imprese. C'è una diversità di andamenti che si spiega con la maggiore o minore esposizione alla concorrenza di paesi in forte crescita, ma anche con il cambiamento del costume. Gli interessi dei consumatori evolvono: è sotto gli occhi di tutti che si acquista meno abbigliamento, meno prodotti per la casa, più viaggi, più beni di consumo hi tech nel settore dell'audio-video.
Inoltre, la fragilità della ripresa dipende, nel caso del nostro paese, dal fatto che i fondamentali dell'economia italiana restano largamente compromessi. Il debito pubblico cresce anziché diminuire. La competitività è alquanto erosa. La dipendenza dall'estero per l'energia rischia, nei prossimi anni, di provocare serie difficoltà al nostro sistema produttivo non più solo per motivi legati al costo, ma anche alla disponibilità. La rete infrastrutturale è insufficiente a sopportare gli attuali volumi di traffico ed è in molti casi al collasso, come ben sappiamo noi che abitiamo in provincia di Varese.
Anche il rapporto di cambio euro/dollaro sta tornando ad essere squilibrato a vantaggio del dollaro e le nostre esportazioni potrebbero soffrirne nuovamente. Fino a poco tempo fa, tale cambio era tornato su livelli più accettabili rivelando così che i nostri prodotti avevano sofferto, nella loro capacità di affermarsi sui mercati internazionali, proprio per motivi di ordine valutario e non, come si era temuto, per scarso apprezzamento delle loro qualità intrinseche.
Infine, si deve considerare che, se è vero che la macchina dell'economia si è rimessa in moto, è anche vero che in Italia ciò si sta verificando con ritardo e in misura nettamente inferiore, anche nelle previsioni, rispetto ad altre aree del mondo e non solo quelle in forte sviluppo come Cina o India ma anche rispetto a quelle ormai consolidate come Usa ed Europa.
Insomma, i motivi di proccupazione non mancano, ma si affacciano prospettive e aspettative di miglioramento che richiedono peraltro di essere sostenute con appropriati interventi. Il governo che si insedierà tra breve dovrà misurarsi con la necessità di sostenere il rilancio di una rinnovata solidità del nostro sistema economico. Dovrà essere capace di adottare decisioni anche forti ma necessarie, assunte per risolvere in maniera pragmatica e urgente i problemi del paese, anche sfruttando tempestivamente un momento congiunturale che si prospetta più favorevole.
Non possiamo permetterci di perdere altre occasioni.

05/05/2006

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