Varesotto, rischio "periferia"

Questo numero di Varesefocus si apre con una serie di articoli che trattano temi cruciali per l'immediato futuro del nostro paese ma anche, in particolare, della Lombardia e della nostra provincia di Varese. Sono temi apparentemente diversi - la situazione precaria delle infrastrutture di trasporto e quella idrogeologica, l'approvazione della Finanziaria, il dibattito su Federalismo e Devolution - ma in realtà strettamente collegati.
E' opinione diffusa che quella da poco approvata sia una Finanziaria poco incisiva, che accanto a misure positive - come, finalmente, un primo timido alleggerimento della pressione fiscale - abbia rinunciato ad affrontare i nodi cruciali che gonfiano la spesa pubblica ed abbia invece fatto ricorso, per ottemperare ai vincoli contabili imposti dall'Europa, ad interventi di carattere straordinario che, per certi versi, si sperava appartenessero definitivamente al passato: i condoni e le misure una tantum. In tal modo, ancora una volta non si è preso il toro per le corna e non si è impressa una svolta importante nella nostra politica di bilancio: meno spese correnti, per liberare risorse da destinare agli investimenti pubblici.
La cronica scarsità di risorse, anticipata qualche mese fa da una Legge Obiettivo che non ha avuto molta considerazione per l'intero Nord Italia, pone la parte più industrializzata del nostro paese in una situazione assai critica: quella di non riuscire a competere ad armi pari con altre aeree dell'Europa meglio servite dal punto di vista infrastrutturale e, quindi, meglio collegate con le altre regioni di un Continente che si sta sempre più integrando, economicamente e politicamente.
In questa situazione critica occorre, a maggior ragione, fare di tutto, in prospettiva, per non farci sottrarre il cosiddetto Corridoio 5 (la grande arteria ferroviaria, stradale e di fibre ottiche, approvata dall'Unione Europea, che dovrà collegare Lisbona con Kiev e che alcuni nostri partner in Europa vorrebbero far passare al di sopra anziché al di sotto dell'arco alpino) e, nell'immediato, per evitare che altri prendano, come invece fanno, decisioni unilaterali che limitano il transito ai valichi di frontiera.
C'è un rischio isolamento dell'Italia che va scongiurato e un identico rischio per il Varesotto, dove la situazione viabilistica si è fatta drammatica. Un rischio che, peraltro, non dipende solo dagli insufficienti collegamenti viari e ferroviari, ma anche dalle enormi difficoltà che sconta da tempo la nostra politica nel fare le riforme e che impedisce quindi al paese di compiere un salto verso il futuro. La litigiosità tra le forze di maggioranza e di opposizione si è inutilmente caricata di valenze ideologiche che allontanano la politica da un approccio pragmatico ai problemi, come sarebbe invece necessario. Si rischia di fare delle riforme malfatte, destinate nella migliore delle ipotesi a rimanere sulla carta o, peggio, a provocare danni.
Così, rispetto all'odierno dibattito su Federalismo e Devolution, c'è da domandarsi perché non si voglia affrontare una volta per tutte, e in maniera trasparente, il nodo fondamentale: il federalismo fiscale. Federalismo fiscale che, fatta salva una ragionevole e sopportabile solidarietà nazionale, dia alle regioni una reale autonomia di decisione e di spesa, potendo attingere alle risorse che si generano sul proprio territorio, per realizzare quelle opere pubbliche che, fino ad ora, hanno sempre richiesto tempi di realizzazione biblici.
Con tutta la ponderazione richiesta da una materia tanto delicata, la riforma dei sistemi istituzionali va comunque fatta al più presto, perché l'amministrazione pubblica, nel nostro paese, ha raggiunto un tale livello di farraginosità da rendere i processi decisionali completamente inadeguati rispetto alle necessità di una società e di una realtà economica che evolvono rapidamente.