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Che spreco il TGV

Il treno che da Milano porta a Parigi, via Torino-Modane, impiega sette ore esatte. E' il TGV, il treno francese ad alta velocità. Cinque ore per coprire il percorso Milano-Modane, che sta appena al di là del tunnel del Frejus. In pratica, quindi, la tratta italiana. E due ore per andare da Modane a Parigi, gare de Lyon. La parte italiana corrisponde, però, a poco più di un quarto della distanza complessiva, il resto è quella in territorio francese, dove il TGV può finalmente prendere la corsa. Prima, sembra addirittura sprecato. Tra non molto, si spera, l'alta velocità sarà operativa tra Torino e Milano e ciò consentirà di recuperare tempo anche sul binario italiano. Una rete efficiente per i trasporti, di qualunque genere, è un fattore essenziale per l'attrattività di un territorio, per attirare cioè investimenti produttivi e turismo. Lo è anche per la qualità della vita dei cittadini. E le infrastrutture dedicate all'attraversamento delle Alpi sono, per il nostro paese, di importanza fondamentale. Infatti, i paesi che stanno al di là dell'arco alpino possono facilmente collegarsi tra loro facendo passare le linee ferroviarie e autostradali al di sopra della dorsale montagnosa. Siamo dunque noi ad avere l'interesse, per non rimanere isolati, ad agganciare le grandi reti dei collegamenti strategici tra i quattro punti cardinali dell'Europa.
Le nostre imprese sanno bene quanto costa, in euro e in tempo, far viaggiare le merci su gomma, su e giù per i passi alpini. Senza contare, poi, l'impatto sull'ambiente prodotto dai mezzi pesanti. Rilanciare il trasporto ferroviario per le persone e trasferire quote crescenti del trasporto merci utilizzando la combinazione gomma-rotaia dovrebbe essere allora un obiettivo condiviso da tutti, come lo è del resto anche dalle organizzazioni ambientaliste francesi che vedono di buon grado la realizzazione di quel tunnel tanto contestato, invece, in Val Susa. Gli abitanti della quale temono che aprire un varco nella montagna, le cui rocce conterrebbero amianto, possa provocare danni alla salute e comunque lunghi disagi.
Timori di questo genere vanno naturalmente considerati con la massima attenzione, anche però confidando nell'aiuto che può derivare dall'impiego delle tecnologie più evolute e da opportuni interventi di mitigazione. Certo è che, se non si troverà una soluzione soddisfacente, gli ingenti investimenti fatti da Italia e Francia per collegarsi in maniera veloce saranno in parte vanificati. E non possiamo permetterci, dopo gli sforzi fatti per aggiudicarci i finanziamenti europei per il cosiddetto “Corridoio 5”, la grande arteria pensata per attraversare orizzontalmente l'Europa meridionale, da Lisbona fino a Kiev, di rimanere a bocca asciutta per un traforo mancato.
Frenare gli investimenti in questo campo significa ipotecare pesantemente il futuro del nostro sistema-paese, il lavoro e il benessere delle future generazioni. Per questo motivo, i segnali che giungono dalla Val Susa - ma anche quelli che giungono da Roma riguardo al dubbioso finanziamento di infrastrutture lombarde come Pedemontana e Brebemi - sono molto preoccupanti.
Vittorio Gandini

11/18/2005

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