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Tutti contro Malpensa
A quattro anni dall'inaugurazione di Malpensa 2000, sono sempre più evidenti le contraddizioni che, emerse subito dopo la nascita della nuova aerostazione, continuano ad accompagnarne e a comprimerne l'attività. Sembra, in effetti, di poter dire che tutti - o quasi - siano contro questo aeroporto. Un aeroporto che, nelle intenzioni, avrebbe dovuto diventare l'hub dell'Europa centro-meridionale e che, proprio per tale ragione, ha impegnato considerevolmente l'Unione Europea, dal punto di vista economico, nella sua realizzazione. In tanti, però, hanno subito remato e continuano a remare contro. I governi che si sono succeduti, che non hanno mai definito una precisa strategia e, in particolare, che non hanno completato - e siamo ormai a quattro anni dall'inaugurazione - i necessari collegamenti viabilistici e ferroviari, mantenendo così Malpensa 2000 in una situazione di precaria accessibilità.
Le popolazioni e le amministrazioni comunali, le cui preoccupazioni di natura ambientale sono comprensibili e meritano la massima attenzione, ma che hanno trascurato, sottovalutandoli, i vantaggi che Malpensa 2000 ha portato e può ulteriormente portare sul piano dell'occupazione locale e, più in generale, dello sviluppo dell'economia dell'intero paese, oltre che del territorio.
L'Alitalia, i cui comportamenti - o, forse, la sua debolezza intrinseca - fanno ritenere che non abbia mai creduto realmente alla possibilità di un hub italiano e la cui recente intesa con Air France ha portato acqua all'hub parigino riducendo non poco il ruolo di Malpensa.
Le compagnie aeree straniere - e la loro è l'unica opposizione comprensibile - che avevano interesse ad evitare che si creasse un nuovo hub europeo dopo Londra, Parigi, Francoforte, e che, agendo di conseguenza, hanno favorito i collegamenti dei vari aeroporti italiani, a partire da Linate, con gli hub esistenti.
I cittadini di Milano, che privilegiando un'apparente migliore servizio di Linate (è da notare che i maggiori hub europei distano dalle città come e più di Malpensa) hanno fatto sì che l'aeroporto di Linate mantenesse un ruolo improprio rispetto a quello tipico di un city airport. Così facendo, hanno finito anche per fornire un viatico alle compagnie aeree straniere.
Tutti - a differenza proprio delle compagnie straniere, che li hanno invece perseguiti - hanno privilegiato le convenienze contingenti a discapito degli interessi strategici e tale approccio potrebbe portare il nostro paese - e si tratterebbe dell'unico grande paese in Europa, tra l'altro fondatore della stessa Comunità Europea - ad essere privo di un hub e a diventare quindi periferia della stessa Europa. Il punto è proprio questo e ha perfettamente ragione il Presidente della Regione Lombardia Formigoni quando afferma che in questione non c'è la maggiore o la minore comodità, per un viaggiatore italiano che debba recarsi in America o in Asia, di fare scalo a Londra, Parigi, Francoforte o Madrid, quanto, piuttosto, il fatto che l'assenza, nel nostro paese, di collegamenti intercontinentali verso quelle aree del mondo attribuisce all'Italia, per i passeggeri provenienti da quelle stesse aree, l'immagine di una periferia dell'Europa. E ciò ha, purtroppo, delle valenze ben più gravi rispetto alla contingenza dei singoli imbarchi.
Non tutto è perduto, si può ancora fare molto. E' assolutamente necessario però che, d'ora in avanti, tutti facciano un passo indietro rispetto agli interessi legati al proprio particolare e, anziché remare conto, tutti operino a vantaggio di Malpensa.
11/21/2002
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