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Quando l’RFID entra in azienda

L’RFID è una tecnologia emergente in rapido sviluppo. Una semplice sostituzione del codice a barre? Gli impieghi vanno ben al di là e sono pressochè infiniti. Tutta la gestione della catena del valore potrà trarne grandi benefici.

La rapidità nell’evoluzione dei tempi moderni porta ad un costante e inarrestabile progresso nelle innovazioni di ogni genere, importanza e ambito. Tuttavia, non tutte le innovazioni portano allo sviluppo di nuove tecnologie pronte all’uso; solo alcune di esse raggiungono, anche dopo lunghi periodi di incubazione, un livello di sviluppo ed economicità tali da consentirne un’applicazione concreta. Si parla allora di tecnologia emergente.
L’RFID è una tecnologia emergente, per la carica innovativa e per le potenzialità ancora inespresse.
La tecnologia Radio Frequenty Identification non è certo invenzione del nuovo secolo, le sue origini sono lontane, ma le applicazioni più fortunate sono solo recenti.
Durante la seconda guerra mondiale gli inglesi, non riuscendo a riconoscere i propri aerei da quelli nemici, svilupparono un sistema in cui un transponder, se interrogato, restituiva un segnale predefinito. In questo modo gli aerei “friendly” erano perfettamente distinguibili dai nemici, i “foe”.
Era solo l’inizio, dettato dalla precisa necessità di un riconoscimento rapido, sicuro e immediato di un oggetto. Ma la tecnologia RFID dovette aspettare gli anni sessanta per trovare le prime applicazioni, almeno i primi veri studi teorici. Negli anni ‘70, i primi microchip RFID impiantabili negli animali e le prime applicazioni estese in grandi aziende, per i sistemi di identificazione elettronica dei propri prodotti. Negli anni ’80 e ’90, lo sviluppo delle prime vere applicazioni commerciali e la nascita dei primi protocolli e standard. Col nuovo secolo il boom della tecnologia.
In che consiste la tecnologia RFID?
L’RFID consente l’identificazione automatica di oggetti a distanza mediante lo sfruttamento di onde radio. Un sistema RFID ha bisogno di tre elementi di base: un’antenna, un lettore e un transponder (tag). L’antenna, preposta alla comunicazione radio con il tag, produce un campo magnetico e riceve il segnale emesso dal tag. Il tag è un microchip capace di immagazzinare dati e di comunicare con appositi lettori a mezzo di segnali in radiofrequenze; esso può avere forme e dimensioni diverse e può essere integrato in supporti di forme e materiali opportuni. Infine il lettore, che è la periferica utilizzata per leggere e scrivere i dati trasmessi da e verso i tag. Un ulteriore elemento può risultare molto utile in un sistema integrato di gestione tramite la tecnologia RFID: un computer host, collegato ai lettori e in grado di avviare i processi di gestione ed elaborazione di tutti i dati trasmessi e ricevuti.
Questi tre elementi, tra loro, formano il sistema RFID: quando un tag entra nel campo generato dall’antenna inizia l’interazione col lettore, che a sua volta emette un segnale elettromagnetico di interrogazione. Il tag invia al lettore il suo codice identificativo ed eventuali dati presenti in memoria e può eventualmente immagazzinare nuovi dati.
Una tecnologia relativamente semplice, con potenzialità applicative davvero enormi.
Uno studio dell’Università Carlo Cattaneo-LIUC in collaborazione con la Camera di Commercio di Varese, ha evidenziato come tutte le necessità della catena del valore potrebbero trarne enorme vantaggio. Primo per il suo monitoraggio: tutte le attività aziendali, sottoposte a RFID, possono essere tenute sotto costante osservazione, comprese le giacenze di prodotto, fino al flusso in uscita verso clienti e fornitori. In secondo luogo, per la gestione delle attività: la tecnologia RFID permette la tracciabilità e la gestione di prodotto e processo lungo tutta la catena logistica.
In pratica, le aziende posso “parlare” con i loro prodotti o parte di essi, possono sapere in ogni momento dove si trova fisicamente un bene, lo stato di quel bene, le quantità di scorte, il flusso dei materiali, i tempi di lavorazione e quant’altro utile alla completa tracciabilità del prodotto.
Ma le applicazioni sono davvero infinite. L’applicazione di tag consente di gestire la logistica interna di qualsiasi attività, di gestire il controllo di accessi, funge da antitaccheggio, assolve alla funzione di anticontraffazione, lavora in sostituzione del codice a barre, identifica ogni contenitore e ogni scaffale di magazzino, accerta i tempi di manutenzione degli impianti, identifica gli animali, rileva i parametri ambientali. In pratica un tag può andare davvero su tutto: è importante allora capire il perché del successo di una tecnologia in così rapida evoluzione.
La lettura dei tag consente di trasmettere una gran quantità di informazioni in modo molto affidabile. Non è più necessario vedere l’etichetta o il codice, questo implica che i tag possono anche essere contenuti all’interno di prodotti o di imballaggi, e il lettore può così leggere in uno stesso contenitore il codice di decine o centinaia di prodotti in un brevissimo spazio temporale e trasmettere una gran mole di dati al sistema gestionale. Le informazioni contenute nel tag, e quindi inviate al lettore, possono essere molto articolate: attraverso il tag è possibile tenere traccia e storia di un prodotto, fin dalle prime fasi di lavorazione lungo tutta la filiera, fino addirittura alla distribuzione al dettaglio e in casi estremi fino al consumatore. Le informazioni contenute possono essere relative non soltanto alla localizzazione fisica, ma anche agli indici di qualità del prodotto, ai problemi, alle caratteristiche dei lotti di produzione, possono informare su necessità del prodotto (ad esempio i beni deperibili possono essere tenuti sotto controllo e osservazione attraverso tag RFID). La gestione della supply chain tramite RFID garantisce indiscutibili vantaggi. Ma, se ad oggi, non tutti sfruttano le potenzialità dell’RFID, è perché ancora qualche problema sussiste.
Gli ostacoli da superare per permettere una significativa diffusione nell’adozione della tecnologia sono ancor significativi. Il primo riguarda i costi di implementazione di tutto il sistema. C’è da aggiungere la mancanza di standard univoci che consentano di rendere
inter-operabili sistemi RFID diversi. Infine, così come fu per la tecnologia del codice a barre più di trent’anni fa, un significativo ostacolo alla diffusione è la necessità di infrastrutture software di supporto. Probabilmente passeranno ancora anni prima che si sviluppino le applicazioni software necessarie ad accogliere, gestire e trarre evidente vantaggio dalle informazioni contenute e fornite dai tag.
Il mondo dell’identificazione automatica è ancora in una fase di studio ed esplorazione, di definizione e sperimentazione, nonostante le potenzialità e le premesse abbiano dimostrato risultanti eccellenti. Le premesse introduttive dell’RFID si sono scontrate con problematiche tecnologiche e di sicurezza che ne riducono l’indiscusso beneficio. Si sta però facendo molto e date le premesse entro qualche anno potrebbe davvero esserci un tag su tutto.

06/16/2006

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