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Energia oh cara

Perché crescono i costi dell'energia elettrica e del gas metano nonostante la liberalizzazione del mercato e le privatizzazioni avviate? Sul banco degli imputati - costo del greggio a parte - il carico fiscale, la dipendenza dall'estero, la scarsa diversificazione delle fonti. E, ora, perfino la Borsa elettrica.

Energia e gas, poca concorrenza e prezzi troppo alti. L'Italia, in questo, è ai vertici dell'Unione Europea. Le bollette italiane sono tra le più care d'Europa, con tariffe che, per le famiglie più numerose con consumi elevati, arrivano, nel caso dell'energia elettrica, a registrare fino al 50% in più della media europea. E ripropongono un "paradosso": nuclei numerosi, magari non abbienti, pagano - per l'esigenza di maggiori consumi - l'elettricità più di un single benestante che, grazie al suo stile di vita, sta poco a casa.
Il nuovo allarme sul fronte caro-bollette, prima ancora dell'aumento vertiginoso del prezzo del petrolio verificatosi ad agosto, era arrivato lo scorso 6 luglio dal presidente dell'Authority per l'energia Alessandro Ortis che, nella sua prima Relazione Annuale (la settima dalla nascita dell'Authority), ha puntato il dito sull'elevato costo di energia e gas, denunciando che i due mercati di riferimento, quello dell'elettricità e quello del metano, soffrono ancora della presenza di operatori dominanti, l'Enel e l'Eni, che ostacolano una condizione di effettiva concorrenza. Secondo Ortis "la presenza di un operatore dominante è ancora più pervasiva per quanto riguarda il gas", mentre risulta più "circoscritta a specifici tempi e zone nel settore elettrico, che tuttavia pone ugualmente Enel in condizione di influenzare autonomamente il mercato". Il presidente dell'Authority ha ricordato che il divario riguarda anche le imprese e risente, nel caso del gas, di un pesante carico fiscale (46%), mentre in quello dell'elettricità dell'elevata dipendenza dal greggio nella produzione. Un allarme rilanciato anche dal presidente della Camera Pier Ferdinando Casini: "la riduzione delle tariffe resta una priorità reale - ha detto - che non può essere elusa e che deve essere affrontata con coraggio e determinazione. Anche perchè nel caso delle imprese il caro-energia rappresenta anche un'ipoteca sul recupero di competitività".
Cifre alla mano, Ortis ha fatto il punto sul caro-bollette: per l'elettricità fino al 50% in più della media UE per le famiglie con alti consumi (3-7 mila kwh annui) e un divario in crescita sul fronte delle imprese. Fino a +20% invece l'onere del consumo di gas per riscaldamento rispetto a quello delle piccole utenze domestiche.

ECCESSIVA DIPENDENZA ENERGETICA
Sul banco degli imputati finisce, ancora una volta, la dipendenza dell'Italia dal greggio, che la espone più di altri paesi alle conseguenze del caro-petrolio (50 dollari al barile toccati lo scorso agosto). Se si analizza una fattura elettrica si può constatare che sul fronte della parte regolata - quella cioè dovuta ai costi di trasmissione e distribuzione - si riscontra da anni una progressiva riduzione mentre, a pesare di più, è la parte legata all'andamento dei prezzi internazionali dei combustibili usati per la produzione elettrica ai quali il nostro Paese fa ampiamente ricorso, contrariamente a quanto accade negli altri Paesi UE: infatti in Italia per il 70% della produzione si impiegano idrocarburi mentre nei principali paesi europei il 60% è fornito dal nucleare e dal carbone. Nel solo 2003, il costo dell'elettricità ad uso industriale ha registrato un rincaro tendenziale di quasi tre punti percentuali. Un'indicazione rilanciata dal presidente dell'Enel Piero Gnudi: "finchè l'Italia continuerà a bruciare petrolio le tariffe non caleranno. Serve un nuovo mix di fonti, carbone in primis".
Per quanto riguarda la produzione di energia l'Italia, entro la fine del prossimo anno, dovrebbe contare su nuove centrali elettriche per circa 8 mila Mw, mettendo a segno un incremento del parco generativo elettrico italiano di circa il 16% rispetto ad una potenza totale disponibile del paese che gli ultimi dati fotografano a circa 49 mila Megawatt. La previsione arriva dal ministero delle Attività Produttive che nel Rapporto sull'andamento delle nuove autorizzazioni, inviato al Parlamento, ha fatto il punto sullo stato dell'offerta elettrica del paese spiegando che, in base ai cantieri già aperti, quest'anno dovrebbero entrare in funzione circa 3.600 Mw, compresi quelli già operativi da inizio 2004 (1.030Mw). Di questi 2.522 sono legati alle autorizzazioni rilasciate a partire dal 2002, mentre altri 1.090 Mw sono legati a precedenti benestare. Per il 2005 le indicazioni del ministero prevedono altri 4.370 Mw di nuova potenza, di cui 870 legati a vecchie autorizzazioni e 3.505 a permessi rilasciati a partire dal 2002.
Complessivamente, così, l'Italia già dalla fine del 2005 potrebbe attrezzarsi con 8 mila Mw di nuove centrali, contribuendo - almeno in parte - a sanare quelle carenze strutturali che da tempo hanno messo il paese a rischio distacchi e blackout. Nonostante il forte incremento dei consumi - con i picchi di domanda che hanno registrato record di oltre 53 mila Mw - il paese dispone infatti, secondo quanto confermano gli stessi dati forniti dal ministero delle Attività Produttive al
Parlamento con riferimento al 2002, di un parco produttivo di poco meno di 80 mila Mw. Ma di questi solo 48.950 risultavano effettivamente disponibili per garantire la sicurezza del sistema.

CARICO FISCALE
Per il gas i prezzi italiani risentono, in generale, di un notevole carico fiscale: le imposte pesano oggi sulle famiglie per il 46 per cento del prezzo finale, ma anche al netto delle imposte i prezzi sono superiori alla media europea. Stesso discorso per l'elettricità.
Ad incidere poi, c'è anche la scarsa competitività che ha consentito ai venditori di non trasferire adeguatamente sui clienti finali la riduzione dei costi dei servizi infrastrutturali regolamentati degli ultimi anni. Ma non basta: la penalizzazione italiana sul fronte caro-energia non colpisce nella stessa misura tutte le categorie di clienti. In molti casi si sommano oneri e agevolazioni non adeguatamente motivate. Primo tra tutti, come detto, il paradosso famiglia numerosa/single benestante. Alessandro Ortis ha quindi sollecitato l'attesa indicazione del Governo sui parametri di controllo della tariffa sociale per rivedere il meccanismo, spiegando che tale scelta spetta all'esecutivo trattandosi di politica sociale.
Tuttavia, per quanto riguarda l'auspicata riduzione della pressione fiscale che pesa sulle tariffe energetiche, il ministro per le Attività Produttive Antonio Marzano ha evidenziato che "date le condizioni del bilancio pubblico è molto difficile intervenire".

LIBERALIZZAZIONE NON COMPLETATA DEL MERCATO
I mercati dell'energia e del gas sono teoricamente aperti per gran parte dei consumatori (a partire dal primo gennaio dell'anno scorso tutti i clienti finali del servizio gas sono liberi di scegliere il loro fornitore e nei mesi scorsi sono stati resi liberi di scegliere il fornitore elettrico tutti i titolari di partita Iva), ma sia nel mercato del gas che in quello elettrico si riscontra tuttora la presenza di operatori dominanti che ostacolano una condizione di effettiva concorrenza. A pensarla così non è solo l'Authority, ma anche altri, come ad esempio l'IBL-Istituto Bruno Leoni, presieduto dal professor Sergio Ricossa. Sul tema della competitività e sul peso degli operatori dominanti nei rispettivi settori si evidenzia una situazione ancor più perversa nel gas, ipotizzando anche una strumentalizzazione di chi paventa l'ipotesi di una bolla di offerta per intimorire i nuovi operatori a entrare. "Nel mercato del gas - evidenzia Ortis - emerge un mercato con forti rigidità strutturali nell'up streame una competitività ancora seriamente condizionata dalle modalità di approvvigionamento: tutto ciò sta influenzando negativamente il processo di liberalizzazione, impedendo l'ingresso sul mercato di nuovi operatori autonomi, in grado di competere adeguatamente". Anche sul fronte della produzione nazionale questa è "ancora per oltre il 90% nelle mani dell'operatore dominante", ha evidenziato il presidente dell'Authority di settore sottolineando che è quindi "necessario migliorare la struttura dell'offerta e la flessibilità nel sistema di approvvigionamento. Anche il pericolo talvolta paventato di un eccesso di offerta di gas potrebbe essere interpretato come un allarme che scoraggia l'ingresso di concorrenti". Un riferimento che i vertici dell'Eni hanno rinviato al mittente: "non è un'idea strumentale, noi ci crediamo", ha ribattuto infatti il presidente Roberto Poli, mentre l'amministratore delegato Vittorio Mincato ha ricordato che "gli unici investimenti per l'importazione di gas in questi quattro anni sono stati fatti dall'Eni". Sulla questione concorrenza ha respinto tutte le accuse anche l'amministratore delegato di Enel, Paolo Scaroni, sostenendo come l'azienda da lui gestita ricopra effettivamente una posizione dominante nel settore dell'elettricità, ma che non abusi del proprio potere per falsare le condizioni di mercato.
Intanto la Commissione Ue sta vagliando una serie di procedure di infrazione contro gran parte dei Venticinque - fra i quali l'Italia - per il mancato adeguamento alle direttive di Bruxelles sulla liberalizzazione dei mercati del gas e dell'elettricità. "Si tratta di un procedimento amministrativo che non riguarda solo l'area dell'energia", ha precisato il portavoce Amador Sanchez Rico, ricordando che "ci sono dei ritardi nell'area giuridica" del dossier. Il termine ultimo per la trasposizione nelle legislazioni nazionali delle nuove disposizioni previste nelle normative comunitarie sui mercati del gas e dell'elettricità è scaduto lo scorso primo luglio, ma solo due dei ventincinque stati Ue hanno rispettato tale termine. Le due direttive prevedono l'immediata e completa apertura dei mercati del gas e dell'energia elettrica per quanto riguarda le imprese, mentre per le famiglie la liberalizzazione dovrà essere assicurata al 2007.

BORSA ELETTRICA
Secondo Ortis una sferzata positiva per il settore potrebbe giungere dalla Borsa elettrica che attualmente sta attraversando una fase transitoria e che dovrebbe entrare a regime entro la fine del 2004. Secondo l'Authority infatti, con l'avvio della Borsa elettrica sarebbe operativo uno strumento importante per promuovere una competizione trasparente tra gli operatori e per fornire al mercato chiare indicazioni di prezzo, utili anche per promuovere investimenti e incrementare la produttività.
Tuttavia i prezzi all'ingrosso dell'elettricità registrati nei mesi scorsi non sembrano fornire buone prospettive. Si è infatti verificato un vero e proprio boom e l'Italia si è attestata così al top del caro elettricità europeo anche per quanto riguarda i prezzi di Borsa dopo aver da tempo guadagnato la medaglia d'oro per il caro-bollette. Durante l'estate si è registrata una crescita dei consumi, spingendo la domanda e quindi determinando un aumento dei prezzi nell'incrocio con l'offerta. Questo ha inevitabilmente inciso sulle tariffe, soprattutto per i clienti domestici il cui fabbisogno è coperto in gran parte (circa la metà) proprio grazie agli acquisti compiuti sul mercato elettrico dall'Acquirente Unico. Secondo il confronto disponibile sui prezzi dei mercati elettrici europeo del Rie (Ricerche Energetiche Industriali di Bologna) il prezzo medio della Borsa elettrica italiana si attesta sui massimi, rispetto agli altri mercati.
In considerazione dell'eccessivo aumento delle quotazioni l'Authority ha deciso di aprire un'indagine per verificare se gli aumenti di prezzo, registrati in alcuni giorni, in alcune zone, in alcune ore, siano da attribuire a situazioni contingenti (congestioni sulla rete o indisponibilità di impianti di produzione) o a esercizio di potere di mercato da parte di operatori attivi nella produzione di energia elettrica che godono di posizione dominante nell'offerta a livello zonale o nazionale.

09/23/2004

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