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Salari e produttività: vasi comunicanti della crescita

L'appello ai sindacati e alla politica, la difesa di un mercato del lavoro flessibile, la proposta di un patto generazionale anti-crisi: le priorità del presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell'Unione Industriali, Alberto Parma, indicate durante l'Assemblea annuale. Che si è conclusa con l'intervento del presidente nazionale dei Giovani di Confindustria, Federica Guidi.

Federica Guidi e Alberto ParmaIl tema dei salari, la cui crescita dipende dalla capacità del Paese "di aumentare la produttività". La flessibilità del lavoro che ha dimostrato in questi anni di "poter sostenere la competitività delle imprese, senza nuocere agli assetti occupazionali del manifatturiero". L'appello per un rinnovato patto generazionale, che parta dalla constatazione che "oggi i giovani, più di ogni altro gruppo sociale, stanno sopportando i costi della crisi economica". Passaggi chiave di un discorso: quello tenuto dal presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell'Unione Industriali della Provincia di Varese, Alberto Parma, durante l'assemblea 2008 del Movimento. Una compagine associativa che conta 287 iscritti e che al Centro congressi Ville Ponti di Varese ha fatto, come da tradizione, il punto della situazione. Soffermandosi sul tema "I giovani: impresa e mondo del lavoro". Questo il titolo dato all'assise. Alla quale il Gruppo è arrivato per tappe. Attraverso dei forum che hanno affrontato argomenti come il salario, la produttività, la flessibilità, la concertazione, il dialogo sociale, la politica dei redditi, il rapporto con il sindacato, la contrattazione collettiva. Temi ripresi durante l'assemblea, a partire dall'intervento di Alberto Parma, che ha sottolineato come sulle questioni aperte sul fronte del lavoro ci siano ancora "delle difficoltà di ordine culturale, per non dire di natura ideologica, ancora tutte da superare". Un richiamo al pragmatismo rivolto sia al sindacato, sia alla politica. Realtà che, insieme al mondo dell'impresa, devono tornare a ragionare "su quelle riforme necessarie per colmare il gap che ci separa dai migliori".
Prima questione da affrontare, quella dei salari: "Nei recenti dibattiti - ha sottolineato Parma - si è discusso poco del rapporto tra salari e produttività del lavoro. Le soluzioni indicate come la riduzione del cuneo fiscale, la detassazione dello straordinario, piuttosto che dei premi aziendali, e addirittura la reintroduzione dell'anacronistica scala mobile, sono solo scorciatoie con effetti effimeri". Tutte proposte, secondo il presidente dei Giovani Imprenditori di Varese, che "non affrontano il problema nelle sue cause, ma semplicemente nei suoi effetti". Meglio seguire un'altra strada: "Aumentare la produttività del lavoro, aumentando la ricchezza prodotta". Un traguardo impossibile da raggiungere "se non si mette mano alla spesa pubblica, se non si riduce il deficit, se non si adottano politiche economiche di grande rigore".
Affrontando il tema della Legge Biagi, invece, Parma ha riconosciuto come la flessibilità del mercato del lavoro abbia fino ad oggi premiato l'occupazione e non i salari ("i dati lo confermano"). Ciò, però, non vuol dire che ci si trovi di fronte ad un panorama dominato dalla precarietà: "Sono sempre i numeri a dire che questa immagine diffusa nell'opinione pubblica non sia vera, almeno per l'industria: nel quarto trimestre del 2007 gli occupati dipendenti permanenti sono cresciuti del 2,9% rispetto all'anno prima. Quelli con contratto a tempo pieno sono cresciuti del 2%. Il tutto a fronte di una crescita totale dell'occupazione dell'1,3%". La realtà, ha tenuto a sottolineare Parma è che "con la flessibilità, le imprese si sono riappropriate di lavori che probabilmente prima avevano espulso dal nostro mercato del lavoro e dall'altro, ristrutturandosi, si sono posizionate verso l'alto di gamma". Fenomeno che "ci spiega come la flessibilità del lavoro aiuti la competizione, la sostenga, senza nuocere agli assetti occupazionali, specie nel manifatturiero".
Da sinistra: Michele Tiraboschi, Valeria Fedeli, Alberto Ribolla, Franco TettamantiInfine il richiamo a un patto generazionale, in grado di venire incontro alle esigenze dei giovani "che pagano, e continueranno a pagare, il costo più alto della crisi economica". Lo sguardo di Parma è rivolto alle pensioni: "L'età del pensionamento, in Italia, continua ad essere troppo bassa. Non possiamo permetterci di tenere in equilibrio il nostro sistema previdenziale se non introducendo profonde e rigorose riforme, e, soprattutto, applicandole".
"Il nostro è un Paese - ha affermato durante il suo intervento di saluto Marco Campanari, presidente Comitato Regionale Giovani Imprenditori di Confindustria Lombardia - che deve mettere mano alle regole che governano le relazioni industriali. Un sistema che deve essere reso più moderno, per togliere alle imprese quel peso che continua a frenarci in maniera sempre più forte".
Parole quelle di Campanari e di Parma che, ha detto durante il suo intervento il presidente dell'Unione Industriali, Michele Graglia, provengono da quei giovani imprenditori di Confindustria "definiti in vario modo, indicati come l'anima critica, come il futuro. Di certo rappresentano una risorsa per tutto il Paese".
Un mondo, ha spiegato Federica Guidi, presidente nazionale del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria, che "ha l'obiettivo di partecipare al dibattito del paese portando avanti i valori della meritocrazia come fattore di mobilità e crescita e sociale". Ci aspettano anni non semplici, i timori di una demoralizzazione generale sono forti, ma non dobbiamo lasciarci andare a messaggi pessimisti". Occorre semmai, ha continuato Federica Guidi, "trovare il giusto equilibrio tra capacità personali e crescita professionale, consci del fatto che fare gli imprenditori, in Italia, non è facile, soprattutto per i giovani". Un'empasse dalla quale si può uscire "solo riportando al centro la cultura d'impresa".
Obiettivo: tornare ad una crescita che dipende, è emerso durante la tavola rotonda moderata dal giornalista del Corriere della Sera, Franco Tettamanti, anche dalla formazione. Su questo fronte, ha sostenuto Michele Tiraboschi, direttore del Centro Studi Internazionali e Comparati "Marco Biagi", "in Confindustria si respira aria nuova soprattutto quando si dice che le relazioni industriali sono fattore di competitività. E in questo si inserisce la vera sfida, quella di stabilire un raccordo più diretto tra scuola e impresa".
"La formazione - ha convenuto Valeria Fedeli, segretaria generale nazionale della Filtea-Cgil - è centrale. Investire sulla conoscenza vuol dire investire in cultura, in un terreno comune per tutti: per impresa, per studenti, per lavoratori. Se tutti mettessimo al centro conoscenza e formazione, allora avremmo tutti reciproche responsabilità per ogni azione di intervento aziendale e sindacale".
"Quando si chiude il circuito delle idee - ha affermato Alberto Ribolla, ex-presidente dell'Unione Industriali - si chiude il circuito della ricchezza. Parlando di Varese investimmo noi stessi imprenditori oltre 50 milioni di euro nella creazione di un'Università, la Carlo Cattaneo - LIUC. Dimostrazione che le imprese hanno voglia di competere anche sul fronte della formazione".

05/09/2008

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