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Visibile - invisibile, malinconica meraviglia in un racconto per immagini e suoni

Alla GAM, in concomitanza con la III edizione del festival Filosofarti, la prima retrospettiva di una coppia di artisti che hanno scelto il video e la sua installazione come forma privilegiata della loro ricerca.

Bianco-Valente: Tempo universale, 2007. Video installazione: 3 videoproiezioni e sonoro multicanale a 10 tracce, endless loop. Veduta dell'installazione presso la Galleria Enrico Fornello, Prato. Foto di Ela Bialkowska
Non è presso "un rovente muro d'orto" ma nel buio delle sale della GAM di Gallarate che si snoda il percorso, per immagini e suoni, proposto dalla rassegna "Visibile invisibile" di Bianco-Valente, due giovani ma già affermati artisti.
Eppure ha un gusto un po' montaliano - e un poco persino dantesco - la mostra curata da Emma Zanella e Vittoria Broggini, che è anche la prima retrospettiva loro dedicata. Incentrata su opere video e ambienti ideati dal 1995 al 2008 ha come obiettivo la sistematizzazione critica dell'intera opera dei due che, incontratisi negli anni Novanta a Napoli, fanno da allora coppia nella vita e nell'arte Bianco-Valente (Giovanna e Pino) hanno risposto all'entusiasmo della cittadina gallaratese con una nuova opera "The Effort to Recompose my Complexity" realizzata appositamente nel 2008 per la GAM e portata in questo inizio di aprile (dal 4 al 7) alla Miart, la Fiera d'Arte Contemporanea di Milano.
L'installazione, che occupa un'intera sala sconfinando anche sui muri, propone una mappatura non geografica - come potrebbe sembrare all'apparenza - ma della interiorità della persona e della sua complessità, fatta di pensieri ed emozioni, di memoria e sentimenti, di speranze, paure e desideri. E' sul rapporto corpo-mente, contenitore e contenuto, che s'incentra infatti molto dell'interesse della ricerca dei due, come risulta anche dagli effetti coloristici di Slow Brain (2003), dove il video rimanda le immagini degli stati di una coscienza alterata dall'assunzione di sostanze psicotrope.
Tornando all'apparentamento con le poetiche citate, pensiamo non se ne dispiacciano i coniugi artisti, che dalla tecnologia e dalla scienza sembrano succhiare con malinconica meraviglia la linfa della poesia e il mistero della vita che scorre nel tempo. L'aquilone di I Should Learn From You (2004) e la falena, che ruota attorno alla lampadina di Aria, sono conferma di questa dichiarata ricerca di poeticità.
Ancora, in mostra si dice di loro che "fanno uso di una tecnologia lontana dall'High-tech, estremamente poetica e legata alla visione, ai fenomeni della percezione, al ricordo, e che dell'immagine elettronica colgono la natura evanescente, virtuale e metamorfica". Non va dimenticato che il retroterra della ricerca dei due parte dagli studi di archeologia di lui e da quelli per le lettere e il cinema di lei. E che l'uso della macchina fotografica e cinematografica è nelle corde dell'una e dell'altro.
E dunque non si potrebbero sentire anche quegli "schiocchi di merli e frusci di serpi" del montaliano meriggiare nei suoni, e nelle lontane voci, che si accompagnano ai video dell'ultima installazione del percorso "Tempo Universale" (2007)? O non somiglia forse al ritrovarsi in una selva oscura (dove ci s'inoltra per capirne, per capirsi di più, per dare ascolto allo smarrimento, al dubbio che tutti assale - non solo nel mezzo del cammino della vita), quello stagliarsi netto dell'ombra del visitatore, un po' smarrito, tra i contorcimenti dei rami degli alberi ripresi dal basso, all'imbrunire, che ruotano tutt'attorno e portano in alto lo sguardo, in una "corrispondenza tra scrittura celeste ed esperienza terrestre"?
Così, in piena meditazione durante il percorso, sembra irreale che lo squillo del telefonino - dimenticato acceso - ti riporti alla richiesta di qualcuno che ti cerca, rompendo l'incantesimo della solitudine. Accade - e ti pare anche una strana coincidenza- di fronte al video minimalista Aria, realizzato per la pubblicità di un Nokia, dove quell'unica lampada, corteggiata dalla falena, lampeggia nel tratto più buio del percorso, mentre la voce della poetessa Ada Merini si fa palpabile nella scritta luminosa di un suo verso. "Tutti noi - si legge - vorremmo essere trasparenti, ma vogliamo che nessuno ci conosca".
Ma sembra anche bello, che - aldilà della solipsistica necessità di cercarsi navigando nel mistero, suggerita dalla rassegna - davanti alla solitaria lampadina possa accendersi all'improvviso quell'altra luce, del cellulare.
E' il segno di una tecnologia che porta te agli altri e gli altri a te. Che ti respinge e ti avvicina, che tutti sfruttiamo per lo più senza capire. Ma che ha un'anima. Loro due, Bianco e Valente, lo scoprono ogni giorno riflettendo sui comuni legami e percorsi, sul dialogo tra arti visive e scienze, su quella eternità che si fa presente e viceversa, resa possibile anche grazie alla magia della società digitale, offrendoci tempi e spazi dilatati verso l'infinito.
In Deep Blue Ocean of Emptiness 2002, con musica originale di MOU LIPS, dove il video ruota attorno a un'aula di scuola abbandonata in un palazzo diroccato di Siracusa, ma lentamente - quasi le riprese avvenissero sul fondale di un oceano, attorno a un relitto sommerso - è invece il senso della limitatezza del tempo a richiamarci alla realtà, attraverso il ricordo. In quei banchi dimenticati e fluttuanti, incrostati dal sedimento della memoria, s'avvera il senso del nostro lontanante passato.

VISIBILE INVISIBILE
Bianco-Valente
Opere video e ambienti 1995-2008
8 marzo-25 maggio 2008
Civica Galleria d'Arte Moderna
Viale Milano, 21 - 21013 Gallarate (VA). tel e fax 0331 791266
da martedì a domenica: 10-12,20/ 14,30- 18,20. Ingresso gratuito
Ogni domenica ore 16,30: visite guidate gratuite.

04/04/2008

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