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Stupore tra immagini e parole

Il racconto tra immagini fotografiche e testi letterari del grande patrimonio rappresentato dai Sacri Monti Prealpini è stato il perfetto allestimento per inaugurare lo spazio espositivo di Villa Baragiola.


L’acquisizione nel 2001 da parte della Città di Varese di Villa Baragiola, che fu nei precedenti quaranta anni sede del Seminario Arcivescovile, ha consentito all’inizio dell’estate l’apertura al pubblico della "Stecca", un nuovo spazio di ben 500 mq espositivi, un lungo edificio rettangolare racchiuso tra archi e colonne ottocentesche, protetto sui lati da ampie vetrate.
L’inaugurazione è stata fatta coincidere con la presentazione della bella mostra curata da Paolo Zanzi "Il racconto del silenzio: Lo stupore dell’umano nelle scene misteriche del Gran Teatro dei Sacri Monti prealpini", voluta dalla Regione, dal Comune di Varese, dalla Fondazione Paolo VI, in collaborazione con la Provincia e il Parco Campo dei Fiori. L’evento, dedicato a monsignor Pasquale Macchi, è in concomitanza con le celebrazioni per il Quattrocentesimo anniversario della Via Sacra.
Scegliere di raccontare, per immagini fotografiche e testi letterari, i valori artistici e spirituali dei sacri Monti Prealpini lombardi e piemontesi voleva significare, ha spiegato il curatore Zanzi, partire dalla fondamentale realtà di una cornice comune per storia, ambiente e valori, che costituisce un sistema riconosciuto dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. La vicinanza del sito espositivo alla montagna sacra varesina - la Villa Baragiola e il suo parco sono collocate di fronte alla scenografia delle pendici sacromontine - traccia a sua volta un’ideale linea di collegamento dall’uno all’altro. Ma si è cercato in più, ha spiegato Zanzi, una lettura trasversale dei valori dei sacri monti. "Non ho ricostruito, non ho imitato. Ma ho cercato un filo rosso nello stupore dell’umano che raccontasse di quell’infinito a cui agogniamo tutti i giorni e la cui conquista inizia con la distinzione di modi di vita stereotipati (l’auto, il denaro, il viaggiare come semplice trasferimento, l’opulenza, ecc.). L’approccio di questa mostra, la sua premessa, poggia sulla esigenza di attualizzare la lettura di questi siti monumentali".
Bisogna ricercare il proprio tempo. Questo è per Zanzi il significato dell’andare del pellegrino che entra nel percorso espositivo e cammina senza fretta da una stanza all’altra. "Bisogna dissipare il tempo per trovare il valore del tempo. Tutte cose insite nel peregrinare nei sacri monti". Subito dopo la stanza del pre-ambolo, quella dell’orologio accecato, dove il tempo si autosospende fino alla fine del viaggio, ecco dunque l’incontro con le stanze del racconto.
"Si percorre un itinerario in cui il silenzio racconta, del suono lo spazio, dell’immagine la parola, dell’uomo lo stupore". Suggestive e incombenti, le immagini fotografiche dei sacrimonti si rivelano nello spazio delle stanze, irrompono nel buio e dal nero dei pannelli, sciabolate di luce che dissipano la tenebra, sorrette dal verbo dei letterati. Le rime dei poeti - Quasimodo, Rilke, Garcia Lorca, Turoldo, Saba, Cardarelli, - scandiscono i misteri gaudiosi e dolorosi, danno voce e tempo ai volti angelici, ai ghigni grifagni e contorti delle statue sacromontine. L’accesso al percorso svela trovate sceniche di sicuro effetto, dagli archi metallici che accolgono il pellegrino alla colonna dorica spezzata, all’orologio accecato. E il passaggio da una stanza all’altra conosce stacchi, tappe intermedie, svela, stupore nello stupore, nicchie e sipari. Tutto illustrato e raccontato anche nel raffinato "quaderno del pellegrino" offerto al visitatore, viandante di un percorso che potrà portare ancora con sé.
La prima stanza è dedicata a "La parola del silenzio": rifulge l’immagine dell’Arcangelo Gabriele del Sacro Monte di Varallo, quarta cappella. Il testo poetico scelto, di Garcia Lorca, coincide per preziosità con la rappresentazione "L’Arcangelo Gabriele, tra giglio e sorriso …veniva in visita/Sul corsetto ricamato/grilli occulti palpitavano./Le stelle della notte/divennero campanelle/San Gabriele: eccomi/con tre chiodi di allegria./Il tuo fulgore apre gelsomini/sul mio volto infiammato ( …) Avrai un bambino più bello/degli steli della brezza".
Le trovate di Zanzi, le raffinate simbologie, il connubio tra immagini e parole - insomma la ricerca dello stupore per l’itinerario sacromontino, uno stupore non dissimile da quello della nostra infanzia - compongono un racconto che sa di nuovi e antichi valori.

Il racconto del silenzio lo stupore dell'umano nelle scene misteriche del gran teatro dei Sacri Monti Prealpini
6 Luglio - 28 ottobre 2007
Villa Baragiola Via Caracciolo, 46 Varese
Da martedì a domenica dalle 17,30 alle 20,30

09/21/2007

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