Varesefocus.
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
Varesefocus

 
 

Il commercio elettronico? Nessuna paura

Il Presidente di Uniascom Bottinelli rilancia: "Per la piccola distribuzione varesina è anzi l'occasione di battere la crisi”.

La situazione è comune alla gran parte delle province italiane: anche a Varese il settore fatica a risollevarsi da una crisi che, se ha colpito in misura particolare i venditori al dettaglio tradizionali, non ha mancato di far sentire le sue conseguenze neppure sulla grande distribuzione.
Carlo Bottinelli  Presidente dell'Ascom Varese
Carlo Bottinelli da tredici anni è Presidente dell'Ascom Varese e, sempre dal 1987, è al vertice anche di
Uniascom, l'Unione delle cinque Associazioni Commercianti autonome di altrettante località della provincia: Busto Arsizio, Gallarate, Luino, Saronno oltre, naturalmente, a quella del capoluogo.
In totale, sono 12.000 le aziende rappresentate. Ben rappresentate, se è vero che un'indagine effettuata da Confcommercio fra le Associazioni Commercianti ha collocato Uniascom Varese al primo posto in Lombardia, e fra le prime in Italia, quanto ad efficienza.
Presidente Bottinelli, mai come in queste settimane camminando per le vie cittadine siamo costretti a vedere cartelli che segnalano strutture commerciali in vendita: che cosa succede a uno dei settori che, tradizionalmente, più hanno contribuito alla crescita del nostro territorio?

"Il commercio paga le conseguenze di una situazione economica piuttosto pesante, malgrado gli ultimi cenni di ripresa che mi auguro possano essere confermati nei prossimi mesi. Una crisi collegata a una diminuzione della capacità di spesa degli italiani con un aggravio dovuto all'eccessivo carico fiscale che grava su tutti noi. Il commercio tradizionale, poi, soffre anche di una certa qual trasformazione nel modo di spendere da parte del consumatore: oggigiorno ci sono delle esigenze che sono ben diverse da quelle di un passato anche non troppo lontano nel tempo. Sono arrivate delle nuove tecnologie con delle nuove attrattive per i consumatori: un caso eclatante è quello dei telefonini.
negozi in Corso Matteotti a Varese
Una riflessione particolare merita, inoltre, il recente boom della spesa per il gioco: dal Lotto ai concorsi vari. Una spesa che, a fine mese, certo incide sui conti delle famiglie, sottraendo risorse ad altri acquisti. Tanto più che quella legata al gioco è una spesa legata a una speranza di miglioramento. E quando si vuole migliorare è perché non si è soddisfatti del presente”.

L'impressione è che nel Varesotto siano anche in diminuzione i clienti svizzeri...
"Certo, questo è un altro fattore negativo con il quale dobbiamo fare i conti. Sono in diminuzione quei ticinesi che un tempo erano nostri buoni clienti. D'oltre frontiera arriva sempre meno gente.
Questo influisce negativamente e non soltanto sulla zona di confine: questi consumatori si spingevano almeno fino al Gallaratese”.


Neppure la liberalizzazione delle licenze ha portato dei benefici...
"No, non ha portato assolutamente dei benefici. Certo, la nuova legge ha reso meno difficoltoso, per chi è interessato, aprire una nuova attività commerciale, ma questo si è scontrato con la realtà di quella difficile situazione economica cui abbiamo già accennato”.
Qual è allora il suo giudizio sulla riforma Bersani?
"E' una riforma che va rivista, soprattutto a livello locale. Mi dispiace che la Regione Lombardia finora non abbia sviluppato con concretezza quelle che sono le opportunità che la legge pure concede agli enti territoriali.

Si pensava che, subito dopo l'insediamento, la Giunta Formigoni adottasse qualche decisione in merito. Viceversa, l'esame di tutto il programma per il commercio su scala lombarda è stato rinviato alla fine dell'anno.
Tutto questo fa slittare ulteriormente la definizione di norme importanti come quelle legate agli orari o alle aperture festive”.
A proposito di aperture, come valuta questa tendenza alla liberalizzazione?
"Bisogna distinguere da zona a zona. Non possiamo generalizzare: l'apertura domenicale e serale appare utile soltanto laddove la quantità di clientela presente garantisce il ritorno ai commercianti.
La legge Bersani ha cercato di porre una certa chiarezza da questo punto di vista, in particolare garantendo l'apertura per otto domeniche all'anno in aggiunta a quelle pre-natalizie.


Questa possibilità dovrebbe, però, essere regolamentata fissando l'apertura contemporanea di tutti i negozi, perlomeno a livello provinciale, senza lasciarla alla libera scelta di ogni singolo. I consumatori devono avere delle certezze”.

Nelle zone dichiarate turistiche, comunque, l'apertura è garantita per tutte le domeniche dell'anno...
"Si tratta di verificare con chiarezza quali possano essere realmente le zone turistiche e, soprattutto, mettere sulla bilancia, località per località, vantaggi e svantaggi che comporta l'apertura domenicale dei negozi”.Lei giudica Varese una località turistica?
"Vorremmo di nuovo vederla turistica, come accadeva un secolo fa. Attualmente, però, non lo è: mancano le strutture in grado di attirare visitatori.
Siamo, comunque, a un passaggio importante: insieme a Malpensa anche l'apertura di Villa Panza può attirare un turismo tanto più importante perché qualificato.
La nostra Associazione ha voluto dare un messaggio in tal senso alla città, contribuendo per prima al restauro di una sala di quello che sarà uno dei poli culturali più importanti a livello internazionale per ciò che concerne l'arte moderna.
Sempre sul versante del turismo, voglio ricordare che siamo una delle poche, se non l'unica, Associazione di commercianti che partecipa in prima persona alla Fiera del Turismo di Milano dove, in occasione della scorsa edizione, abbiamo presentato il marchio "Costa fiorita" per il rilancio turistico del versante lombardo del Lago Maggiore”.

Voltiamo pagina e ci occupiamo di grande distribuzione. La Regione ha stabilito che in provincia di Varese non possono più nascere centri commerciali. Vuol dire che si è raggiunto un equilibrio con il commercio tradizionale?
"Io credo che il livello d'equilibrio sia già stato superato: siamo decisamente saturi.
Ci si doveva accorgere prima delle conseguenze portate dalle tante, troppe aperture di centri commerciali nel Varesotto.
La grande distribuzione ai nostri giorni è una necessità: inutile combatterla.
Il suo livello di presenza non deve, però, compromettere lo sviluppo economico del territorio.
La grande distribuzione, in genere, ha alle spalle complessi finanziari di grandi dimensioni che non hanno interesse a investire a livello locale: vengono, prendono e portano via. Non garantiscono un giro d'affari agli operatori economici della zona d'insediamento. Il commercio tradizionale, invece, può far lavorare gli artigiani e la piccola industria: può garantire, quindi, uno sviluppo più equilibrato al territorio”.

Il commercio elettronico rappresenta una minaccia per i negozianti varesini?
"Se per minaccia s'intende la necessità di una grande attenzione, credo che questo sia il momento di riflettere e di ragionare su di una novità che, soprattutto in certi settori, potrebbe diventare occasione di nuove opportunità. Anzi, per taluni commercianti anche varesini lo è già diventata.
Del resto, le nostre Associazioni non sono rimaste con le mani in mano: abbiamo già organizzato corsi e momenti in grado di favorire contatti per gli associati su questo nuovo modo d'intendere il commercio.
E' una realtà da seguire con grande attenzione. Vedo con piacere che i nostri negozianti ne sono già convinti, come dimostra la loro alta partecipazione alle iniziative sul commercio elettronico che le Ascom della provincia organizzano frequentemente”.

09/04/2000

Editoriale
Focus
Economia
Inchieste
L'opinione
Territorio

Politica
Vita associativa
Formazione
Case History
Università
Storia dell'industria
Natura
Arte
Cultura
Costume
Musei
In libreria
Abbonamenti
Pubblicità
Numeri precedenti

 
Inizio pagina  
   
Copyright Varesefocus
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
another website made in univa