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Malpensa strategica, merita più collegamenti

Intervista a Giuseppe Bonomi, avvocato varesino neo presidente di Alitalia

Giuseppe Bonomi, presidente di AlitaliaAl timone di Alitalia un uomo del nord: l’avvocato varesino Giuseppe Bonomi, già presidente della Sea ai tempi dell’inaugurazione di Malpensa e ora candidato dalla Lega Nord per irrompere in una roccaforte romana…
Spendo subito una difesa d’ufficio: si parla di roccaforte romana perché su 23mila dipendenti circa 18mila sono laziali. Ma questo è un dato di fatto che dipende dal ritardo con cui è partita Malpensa, un ritardo che è cominciato negli anni ’70. Per decenni Fiumicino è stato, per forza di cose, un hub. Questo ha determinato il fatto che gran parte del personale Alitalia gravitasse attorno a Roma.
Lo scalo della MalpensaRoccaforte romana significa anche che le decisioni di Alitalia, nel recente passato, hanno avuto un loro peso nel determinare il mancato decollo di Malpensa con spostamenti e tagli di voli che non hanno favorito lo scalo in questione.
Forse Alitalia non ha in passato creduto fino in fondo nello scalo della Brughiera. Ma alcune decisioni che interessano il futuro sviluppo di Malpensa e che io sto portando avanti, sono state prese in passato. Due esempi? C’era già una decisione presa per lo spostamento della base operativa degli assistenti di volo nello scalo del nord. Allo stesso modo era già deciso che si creasse un centro di manutenzione degli aeromobili in un hangar in costruzione presso lo scalo. Forse vi sono anche stati problemi nel comunicare questi contenuti e, come detto, poca convinzione nel portare avanti fino in fondo alcune decisioni strategiche.
Sta di fatto che, lei stesso lo ha dichiarato, ora si va verso il potenziamento di Malpensa. Un affermazione che, a Roma, ha provocato una alzata di scudi compatta da destra a sinistra. Il solito copione Milano contro Roma o qualcosa di più?
E’ esattamente così: l’alzata di scudi a Roma è stata compatta e questa è la differenza vera tra la capitale e Milano. Là si riesce veramente a fare sistema e a compattarsi di fronte a questioni comuni, da noi invece vi è più frammentazione e molta meno capacità di fare sistema. Ma questa è una querelle campanilistica, mentre a mio parere Malpensa è veramente strategica per l’azienda Alitalia.
In che senso?
Nel senso che oggi il 75 % dei voli intercontinentali di Alitalia è già posizionato su Malpensa. Non solo ma, cifre alla mano, si può dimostrare che l’hub della Brughiera è una sorta di baricentro rispetto a uno spazio di mercato molto interessante e da conquistare. Si tratta di un movimento “business” molto appetibile e che per Alitalia è uno spazio in cui guadagnare posizioni. Per un’azienda conta il mercato e non certo le questioni di campanile.
Ma questo mercato non le sembra un po’ penalizzato dalla accessibilità dello scalo?
Sicuramente andrebbero migliorati i collegamenti, in particolare quelli verso nord e anche in direzione ovest. Per non parlare del miglioramento del passante ferroviario di Milano. Sicuramente uno scalo con queste potenzialità merita collegamenti migliori ed occorre la volontà di farli.
Lo scalo c’è, il mercato pure e i trasporti si possono perfezionare: cosa manca allora?
Il nodo focale è che la condizione necessaria per questo passaggio è la diversa distribuzione dei voli tra Linate e Malpensa. Per Alitalia è indispensabile essere messa nella condizione di poter competere e attualmente, per far fronte alla concorrenza sullo scalo di Linate, non può scegliere di abbassare la guardia rispetto ad esso spostando più voli a Malpensa.
Non vorrà farci credere che, in un nuovo sistema aeroportuale, occorre chiudere Linate?
Certo che no, nessuno parla di chiusura. Ma sicuramente andrebbe definito il ruolo dello scalo a sud di Milano come scalo cittadino, con Malpensa vero hub e con Fiumicino a soddisfare una domanda di tipo turistico - istituzionale che già ora esiste. Tutto questo dovrebbe essere reso possibile da un nuovo decreto sul sistema aeroportuale italiano.
Tempi lunghi allora prima di uscire della situazione attuale e di vedere dei cambiamenti?
Certo il decreto deve essere messo a punto, condiviso dagli attori tecnici, vincere le resistenze istituzionali e poi essere sottoposto al vaglio delle autorità europee. Ma io sono ottimista sui tempi e voglio arrivare al più presto al risultato, necessario anche per procedere alle decisioni strategiche per l’azienda.
A proposito di decisioni strategiche c’è anche la situazione finanziaria di Alitalia e i conti in rosso, come per tante altre compagnie aeree dopo l’11 settembre. Ma appena si è parlato di tagli è scattato all’inizio di giugno uno sciopero mai visto a suon di certificati medici da parte di hostess e steward…
E’ inutile negare la situazione, come inutile è consolarsi del fatto di essere in compagnia o ancora essere soddisfatti che Alitalia ha una situazione di liquidità migliore rispetto ad altri. I problemi ci sono e la leva finanziaria deve essere lo strumento per avviare una vera politica aziendale per il rilancio dell’attività.
Piano aziendale e rilancio, ma con quale tempistica?
Io sono convinto che, se si avvia un piano di contenimento dei costi e di precise linee di sviluppo aziendale, avremo anche una trattativa seria con la controparte sindacale. Ma soprattutto perché si possa operare in questo senso, lo ripeto ancora una volta, è necessario che sia definito al più presto un nuovo modello di volo per il nostro sistema. E’ questa la chiave di volta per la sopravvivenza e il rilancio industriale di Alitalia.

06/26/2003

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