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Quella schiera di musici che accompagnava le funzioni al Sacro Monte…

Una leggenda testimonia dell'attenzione con cui Varese ha sempre guardato alla musica e alla produzione degli strumenti musicali.

Narra un'antica leggenda che in tempi lontanissimi, sul Sacro Monte di Varese, quando era ancora un'aspra località popolata da eremiti e "selvatiche", vennero innalzate delle enormi croci, quasi a volere fissare la sacralità del luogo. Al posto di queste croci sarebbero successivamente sorti edifici di culto e comunque, come testimoniano le Tre Croci nell'omonima località e quella che si trova alla XIII cappella, se ne lasciò sopravvivere il ricordo. La leggenda si arricchisce poi di un particolare misterioso: mentre, con un grande fervore di popolo veniva collocata la croce che oggi si trova alla XIII cappella, dal nulla comparve una eletta schiera di musici che accompagnarono l'intera funzione con canti e inni di straordinaria bellezza. Nessuno li aveva mai visti e poiché al termine della funzione tornarono a scomparire d'incanto, si è sempre creduto che quei musici fossero angeli inviati dal buon Dio.
Leggende a parte, per molti secoli incontriamo precise testimonianze dell'amore che la terra varesina ha portato alla musica e alle sue mille espressioni. Per restare al solo capoluogo basta sfogliare le Cronache del Tatto e del Marliani per incontrare molti episodi di concerti sacri tenuti in occasione delle funzioni religiose; oppure per scoprire come la musica, alla quale spesso si accompagnava il ballo, costituisse un elemento decisivo anche per la vitalità e la buona riuscita delle feste private.
Sotto questo aspetto l'apice venne raggiunto nella seconda metà del diciottesimo secolo quando signore della città divenne Francesco III d'Este. Non solo perché nella sua piccola Versailles in riva al Vellone la vita era molto briosa o perché fu suo ospite il promettente W.A.Mozart, ma soprattutto grazie alla decisione di far costruire il primo teatro della storia di Varese. Fu questo il seme da cui sarebbe germogliata la meravigliosa storia del teatro Sociale di Varese (incautamente demolito nel 1952) che fu a lungo rivale della stessa Scala di Milano e che ebbe il merito di ospitare per primo opere musicali (quali il "Così fan tutte" di Mozart) che solo in tempi successivi approdarono sui più celebrati palcoscenici di Milano, Venezia e Torino.
Il Sociale di Varese, grazie agli sforzi di un illuminato imprenditore come Edoardo Chiesa che era il titolare della Birreria Poretti, divenne dopo la prima guerra mondiale il tempio dell'opera lirica e musicisti come Catalani scrissero apposite opere per le sue scene.
Sempre alla classe imprenditrice si deve il sorgere di molti altri teatri, ora grandi, ora piccoli, ma tutti destinati ad un'intensa vita artistica.
E' il caso del Condominio di Gallarate, che tra i protagonisti vide i Ponti e i Cantoni, piuttosto che del teatro di Luino realizzato col concorso degli imprenditori svizzeri Hussy.
Non c'era tuttavia la sola musica sacra e operistica ad allietare la vita locale.
L'intera provincia di Varese è stata caratterizzata da un grande e capillare diffondersi di gruppi filarmonici, molti dei quali contano ormai più di cento anni: gruppi filarmonici spesso costituiti presso le Società di mutuo soccorso, spesso favoriti dalla benevolenza delle aziende più importanti che operavano sul posto. Anche in tali circostanze si è talvolta giunti alla decisione di realizzare un teatrino per facilitare concerti e recite. Tale il caso di Viggiù, di Malnate, di Barasso, di Busto Arsizio, ma l'elenco potrebbe essere molto lungo, visto che questi teatrini si trovano anche nelle più impervie valli prealpine.
Notevole anche la tradizione coristica, in quanto il cast di cantanti d'opera si avvaleva dei cori locali; ed ancora quella dei gruppi che privilegiavano determinati strumenti. Grande la tradizione di Busto Arsizio e di Varese nel settore degli strumenti a corda, mentre nelle località più piccole erano privilegiati gli strumenti a fiato ed in particolare le fanfare. Se a tutto ciò aggiungiamo la notorietà raggiunta da
molti cantanti e musicisti locali (cominciando dalla soprano Grassini e finendo col violinista Uto Ughi), il contributo dato da diversi ditte costruttrici di strumenti, quello di alcuni editori musicali (tale il caso di Giuseppe e Benedetto Carulli di Arsago Seprio che operarono a Milano e furono poi assorbiti dalla Ricordi), e non da ultimo una buona tradizione giornalistica di settore (si pensi al "Buscadero" di Gallarate), si può davvero sostenere che viviamo in una delle province più musicali d'Italia.

06/05/2000

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