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Cambia il credito agevolato

Nel riformare il sistema di incentivi alle imprese il governo prevede un rilancio del ruolo dei consorzi-fidi e un sempre maggiore ricorso alla finanza innovativa. Ma in mezzo a tante buone intenzioni anche un pasticcio legislativo che dallo scorso luglio ha penalizzato gli investimenti.

Il credito agevolato alle imprese è destinato ad ulteriori cambiamenti. Già nel biennio 2002-2003 il sistema degli incentivi è stato sottoposto a riforma, nella varie tipologie d'intervento quali il credito d'imposta per gli investimenti e per l'occupazione, gli incentivi all'autoimprenditorialità, all'autoimpiego e al franchising, le provvidenze per i patti territoriali.
Nel 2002 sono stati erogati alle imprese 3,5 miliardi di euro, destinati per il 20% al Mezzogiorno, sotto forma di incentivi settoriali o ambientali.
Altri 4 miliardi, destinati questa volta per l'80% al Mezzogiorno, sono andati a finanziare un gruppo limitato di incentivi gestiti dal cosiddetto Fondo per le aree sottoutilizzate (che ha assorbito le risorse dell'intervento straordinario nel Mezzogiorno e quelle delle politiche di coesione comunitaria). In attesa che la Finanziaria 2005 indichi le nuove cifre disponibili, il Dpef (Documento di programmazione economico finanziaria) approvato dal consiglio dei ministri lo scorso 29 luglio, indica nuove linee per l'erogazione del credito agevolato. "La nuova disciplina - si legge nel documento - dovrà prevedere una maggiore responsabilità sia dell'impresa, sia degli istituti di credito coinvolti nelle procedure agevolate. Il contributo pubblico in conto capitale a fondo perduto verrà sostituito gradualmente, anche attraverso il ricorso ad un Fondo Rotativo, con un finanziamento composto per pari importo da un finanziamento pubblico, da restituire ad un tasso agevolato, e da un finanziamento bancario ordinario a tassi di mercato, erogato dallo stesso soggetto che valuta le iniziative agevolabili".
In questo nuovo sistema è espressamente richiesto un rilancio del ruolo dei consorzi-fidi anche per gli investimenti più rischiosi come quelli innovativi. Viene inoltre prefigurato un sostegno ad iniziative di riequilibrio della struttura finanziaria delle imprese e, inoltre, ad un maggiore ricorso alla finanza innovativa, a partire dal venture capital soprattutto nei settori high-tech e a supporto dei processi di innovazione. Verrà introdotto un riferimento agli aspetti della competività/innovatività. Inoltre si prevede di introdurre la possibilità di revoca automatica per le iniziative che non siano in grado di dimostrare l'immediata cantierabilità.
Scopo della riforma, secondo il governo, è quello d'iniziare a graduare le assegnazioni finanziarie non solo sulla capacità di assorbimento delle risorse, ma soprattutto sulla capacità degli strumenti di produrre effetti permanenti sullo sviluppo. Desta in ogni caso preoccupazione la circostanza che gli incentivi vengano indicati tra le voci di spesa da cui ricavare risparmi, quindi da tagliare.
Sul finire dello scorso luglio, un pasticcio legislativo ha già causato difficoltà nell'accesso al credito bancario a medio termine. Tra le misure varate per il contenimento della spesa pubblica nel 2004, è stato previsto l'aumento dell'imposta sostitutiva su tali mutui dallo 0,25% al 2% (un aumento del 700%). Nelle dichiarazioni del governo l'aumento avrebbe dovuto colpire solo i mutui accesi per l'acquisto delle seconde case, ma la formulazione della norma ha avuto invece una valenza omnicomprensiva colpendo così anche i finanziamenti degli investimenti produttivi. Il governo vi ha posto rimedio poco dopo con un decreto legge, ma la pubblicazione della modifica sulla Gazzetta Ufficiale è stata rallentata di proposito per dare maggiore agio al Parlamento nell'approvare la legge di conversione (tenuto conto anche della pausa estiva).
Nel frattempo, l'aumento dell'imposta sostitutiva ha penalizzato gli investimenti. Le ragioni delle imprese, come spesso accade, vengono dopo.

09/23/2004

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