Varesefocus.
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
Varesefocus

 
 

Villa Oliva, sotto l'intonaco pitture gentili

Passata dalla nobile Famiglia Bossi agli Agazzini e agli Oliva, la villa di Cassano Magnano che ha preso il nome dagli ultimi proprietari è stata infine acquistata dal Comune. I restauri stanno rivelando un apparato decorativo che abbraccia tre secoli di storia dell'arte.

Camminando per le vie dei nostri paesi non è inusuale imbattersi in ville signorili del XVIII secolo con i loro sontuosi parchi o giardini. Esse costituiscono un importante patrimonio culturale che, per densità, trova pochi eguali. Ciascuna di esse si configura poi come uno scrigno in cui sono racchiuse preziose opere d'arte, ma anche come una pagina della storia di questi luoghi, pertanto della nostra stessa storia.
A questo patrimonio appartiene anche Villa Oliva a Cassano Magnago da alcuni anni oggetto di un importante restauro ad opera dell'Amministrazione Comunale. In concomitanza ad esso è in atto una consistente attività di ricerca storico-iconografica che ha consentito di rinvenire affascinanti notizie sulla villa, i loro proprietari, nonché gli apparati decorativi ivi presenti.
È stato così possibile evidenziare come l'attuale edificio sia in realtà la sommatoria di manufatti e dipinti eseguiti nel corso di quattro secoli ad opera di tre differenti famiglie di proprietari. I primi furono i nobili Bossi (a Cassano sin dal 1500) sebbene allora (e sin alla metà del Settecento) gli edifici si presentavano differenti dallo stato attuale. Si trattava infatti (secondo lo schema lombardo cinquecentesco) di una struttura a corte con un'ala nobile e le altre occupate da case contadine. A sud poi si estendeva, come oggi, il parco della Magana.
A seguito della morte di Gaspare Bossi nel 1723 senza eredi maschi, la villa fu venduta, dalla vedova e dalle figlie, ai ricchi mercanti Agazzini di Milano, ai quali si deve l'abbattimento di parte degli edifici colonici e l'adeguamento dell'ala nobile ai canoni estetici in voga nel XVIII secolo nel capoluogo milanese.
Nel 1828 la villa fu nuovamente venduta, questa volta agli Oliva, industriali provenienti da Lugano; mentre, attualmente, risulta di proprietà dell'Amministrazione comunale.
Grazie agli interventi di restauro sin qui compiuti è possibile oggi visitarla e scoprire i tesori in essa nascosti, costituiti soprattutto dai dipinti murali.
A tal proposito è interessante rilevare come si siano conservate opere riconducibili a tutte le famiglie proprietarie; databili quindi tra la fine del XVII e la prima metà del XX secolo.
Iniziando dalle opere volute dalla famiglia Bossi - in particolare da Gaspare - si possono ammirare i resti di due grandi meridiane sui prospetti esterni est ed ovest. Discretamente conservata risulta quella dedicata al Trionfo della Fama mentre il Trionfo sulla Morte è quasi del tutto scomparsa. Eseguite all'interno di un più complesso programma iconografico commissionato al fine di esaltare la gloria della nobile casata Bossi, la prima è costituita da una giovane figura femminile, alata, con una veste gialla e un ampio manto rosso, intenta a suonare una lunga tromba simbolo della buona fama, posta al di sopra del tempo infinito (il serpente che si morde la coda).
Dal punto di vista stilistico essa rimanda al grande affresco che campeggia sullo scalone d'onore, raffigurante Il Ratto d'Europa. Esso fu scoperto nel corso del primo lotto di restauro, era infatti stato completamente ricoperto da una tinta grigiastra, e costituisce una delle numerose sorprese che Villa Oliva ci ha finora riservato. Opera voluta sicuramente da Gaspare, come documenta il cartiglio posto a guisa di chiave di volta nella cornice, che lo data al 1689, e il tema iconografico: chiara esaltazione della famiglia, come rileva la presenza del bianco e maestoso toro (nel racconto mitologico Giove, per conquistare la fanciulla, si trasforma in un candido toro), animale assunto dai Bossi a simbolo del loro casato, il cui scudo mostra un bue d'argento passante su campo rosso.
Grazie allo studio della storica dell'arte Chiara Felicetti è stato possibile rinvenire la fonte ispiratrice di tale dipinto. Infatti "l'artefice ha attinto all'analogo soggetto dipinto nel 1640 da Simon Vouet (Parigi 1590-1649) oggi al Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid. La conoscenza dell'opera dovette avvenire tuttavia per il tramite di una stampa, come suggerisce la riproposizione speculare della scena, di cui è nota quella incisa nel 1642 da Michel Dorigny (Saint-Quintin 1617; Parigi 1665), genero di Vouet…”, e poter affermare che probabilmente, per quanto concerne l'esecutore, "si tratta … di un artista lombardo, di formazione … classicheggiante come dimostra la scelta di rivolgersi al maestro francese, che nel suo stile coniuga, combinando il classicismo bolognese di Reni e Guercino, al cromatismo veneto, la raffinata aristocratica bellezza pousseniana”.
Tuttavia assai più consistenti risultano le testimonianze lasciate dai ricchissimi Agazzini che, oltre a dare un nuovo volto architettonico alla villa (divenuta così vera e propria dimora di villeggiatura e non villa contadina di impianto nobiliare), grazie alle loro altolocate frequentazioni milanesi (tra cui il ricchissimo fermiere Antonio Greppi), vi introdussero le espressioni artistiche più aggiornate dell'epoca.
Ciò si evidenzia nella compresenza di differenti stili: il neobarocchetto lombardo della metà del Settecento e il neoclassicismo degli anni Ottanta. Al primo si riferisce la decorazione della Sala degli incontri galanti o delle damine, sebbene oggi possiamo ammirarne una ridipintura ottocentesca (attribuibile alla famiglia Oliva) che ha celato l'originale sottostante, mentre esaltazione del secondo è il ciclo di tempere, dedicato ai mitici Ercole e Mercurio, che abbellisce la sala dell'alcova a piano terra. È questa una delle stanze più spettacolari, il cui apparato decorativo è realizzato in base ad un progetto organico ed unitario. La volta, scandita da rigorose ripartizioni di gusto classico, dipinte a trompe l'oeil ad imitazione dello stucco, rimanda in tutte le sue parti a questo stile comprese le scelte cromatiche in cui prevale l'impiego della grisaille monocroma. In questo clima aulico si compie l'apoteosi della famiglia Agazzini in quanto Ercole vincitore era dio guerriero e protettore dei mercanti, così come Mercurio era difensore dei viandanti e dio del commercio.
Complesso è l'apparato iconografico, ma non meno interessante è l'annessa e coeva Sala delle candelabre attribuibile «all'ultimo quarto del XVIII secolo, quando il nuovo linguaggio classicista e quel décor all'antica, ormai diffusi in tutt'Europa, avevano raggiunto anche Milano» debitrice sicuramente ai contemporanei cantieri milanesi (quelli del Piermarini con i grandi Knoller, Traballesi e Appiani all'opera) a cui essi dovevano avere probabilmente accesso.
Sempre agli Agazzini si deve la decorazione della Sala dei paesaggi monocromi (quattro diverse varianti di pittoreschi paesaggi fluviali di gusto spiccatamente nordico) coevi alle due sale precedenti e la decorazione del sovraporta con cacciatore nella Sala rosa.
A piano terra infine nella Galleria centrale si possono ammirare quattro sovraporta con medaglioni con teste virili ritratte di profilo e coronate d'alloro afferibili invece alla committenza Oliva intorno alla prima metà del XX secolo.
Tuttavia le sorprese che Villa Oliva ancora riserva sono molte, il primo piano infatti non è ancora stato oggetto di restauro.
Ciò che è già certo è che qui è possibile ammirare un insieme affascinante di differenti testimonianze a loro volta espressione di diverse personalità, epoche storiche, culturali e sociali. Osservare, scrutare quei dipinti consente di avvicinarsi in modo diretto a ben tre secoli di storia dell'arte, di approfondire i legami tra Cassano Magnago e Milano, quindi, non da ultimo, di aggiungere un nuovo tassello alla storia della nostra terra.

01/18/2008

Editoriale
Focus
Economia
Inchieste
L'opinione
Territorio

Politica
Vita associativa
Formazione
Case History
Università
Storia dell'industria
Natura
Arte
Cultura
Costume
Musei
In libreria
Abbonamenti
Pubblicità
Numeri precedenti

 
Inizio pagina  
   
Copyright Varesefocus
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
another website made in univa