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Balconate con vista lago

Una gita in motocicletta toccando alcune delle più spettacolari balconate del Varesotto.


Fine febbraio, inizi marzo: è ancora freddo, ma il motociclista annusa già nel'aria quel minimo tepore che fa risvegliare la voglia di tornare in sella dopo la pausa dell'inverno. Le cime dei monti sono ancora imbiancate e allora, in attesa di ben più impegnative scorrazzate su e giù per valichi e vallate, ecco una proposta per un itinerario facile e breve, ma ugualmente spettacolare: toccare alcune delle"balconate" che, rimanendo entro i confini del Varesotto, consentono di allargare lo sguardo dandosi una bella lustrata, dopo quella data alla "due ruote", anche ai propri occhi.
Sono diverse le balconate varesine raggiungibili facilmente in motocicletta o percorrendo a piedi pochi minuti di strada dopo aver parcheggiato il bolide. Questo itinerario ne tocca alcuni lungo la dorsale della valle del Ticino e del Lago Maggiore, da Lonate Pozzolo a Laveno, o se si preferisce viceversa.
E' una gita che si può compiere tranquillamente in un pomeriggio viaggiando ad una andatura assolutamente tranquilla, tenendo una media di 60-70 chilometri all'ora, del resto compatibile con il traffico locale.
Il punto di ritrovo è Tornavento, frazione di Lonate Pozzolo situata proprio all'inizio della strada provinciale che passando da Malpensa conduce a Somma Lombardo: la SP 52 della "Battaglia di Tornavento", secondo la denominazione risultante dalla recente toponomastica ri-attribuita dalla Provincia di Varese alla propria rete stradale (si veda, in proposito, il volume "Vie di civiltà insubre", pubblicato dall'amministrazione provinciale nel 1999).
La piazzetta della chiesa - recentemente valorizzata da una gradinata ad anfiteatro e la posa di artistiche e capienti panchine "comunitarie" realizzate con liste di metallo, così leggere nella loro fattezza da confondersi con la brezza che
spira quasi sempre su questa balconata - si affaccia sulla sottostante valle del Ticino. Visibili il fiume azzurro e i canali derivati che, mantenendosi ad una quota altimetrica superiore, si divaricano sempre più dal fiume per dirigersi verso la piana milanese. Sullo sfondo, la mole imponente del Rosa e delle montagne che, da qui, sembrano fargli da ancelle in un lungo corteo che, dai promontori dell'alto Verbano arriva, nelle giornate più limpide, fino al Monviso. Nel mezzo, il paesaggio agreste della piana, verdissima in tarda primavera, che dal Cusio scende verso il Novarese e, più giù, verso l'Alessandrino.
Risaliti in moto, ci dirigiamo verso Somma Lombardo e Sesto Calende, dove, giunti al secondo semaforo, svoltiamo a destra, saliamo sul sovrappasso ferroviario che conduce all'Abbazia di San Donato e inforchiamo così la SP48 della "Preja Buja", che prende il nome dal masso erratico non lontano dall'Oratorio di San Vincenzo. Ci manteniamo sulla strada in direzione di Angera e raggiungiamo la seconda balconata: il sagrato della parrocchiale di Taino, dedicata a Santo Stefano. Qui lo spettacolo delle montagne dirimpettaie comprende l'insieme che, dalla Val Grande, racchiude a occidente il bacino del Maggiore, con il Mottarone e, degradando fino ad Arona, con la catena prealpina del Vergante. Visibile ancora, per la sua imponenza, il retrostante Monte Rosa. Ma la curiosità è offerta dalla vista posteriore della Rocca di Angera, che si è soliti invece ammirare frontalmente stando sulla riva opposta del lago. Da Taino, la sensazione è quella di esserci riappropriati della bella fortificazione che, quasi beffardamente, sembra rendersi visibile solo da terra piemontese. Invece è qui e la si può ammirare da una angolazione tutta "varesina".
Di nuovo in sella fino ad Angera e di qui in direzione di Laveno (SP 69 di "Santa Caterina"). All'altezza di Brebbia, subito dopo aver superato la traversa che conduce a Sabbie d'Oro (una sosta è consigliabile, per una vista del lago a pelo d'acqua), si prende a destra seguendo l'indicazione per il centro di Brebbia. Alle prime case si svolta a sinistra per Monvalle e si guadagna Sangiano. Qui si prende, a fianco del Municipio, la salita per la balconata Picuz. Sosta sulle panchine facendo attenzione a non cadere dalla rupe e poi - da non perdere - è bene proseguire verso il piccolo santuario di San Clemente, raggiungibile in dieci minuti pedibus calcantibus dopo aver lasciato la motocicletta dove termina la carrozzabile. La vista sul golfo di Laveno è impagabile e se si ha la fortuna di trovare un volontario dell'Associazione Pro San Clemente, da anni impegnata nel restauro del prezioso edificio sacro risalente al XIII secolo, si può prendere visione dell'interno e ammirare la suggestione di quelle pietre bianche tolte alla roccia del luogo. Un luogo indubbiamente di elevate ispirazioni.
Riguadagnato Sangiano si prende per Caravate-Gemonio percorrendo la SP 32 della "Monvallina" e si prosegue poi per Cittiglio, che si lascia ben presto per salire a Vararo, lungo la SP 8 del "Cuvignone". Giunti al valico, con altri dieci minuti di cammino si raggiunge l'ultima e più alta balconata della gita, in località Crocione.
Qui, specie se si tratta di sabato o di giorno festivo, è facile trovare i deltaplanisti che si lanciano e, inseguendo il loro placido vagare nel vuoto, lo sguardo raggiunge nel più assoluto silenzio le propaggini più meridionali del Varesotto, cogliendo i riflessi soleggiati delle acque dei bacini di Varese, Biandronno, Comabbio e Monate.
Gli occhi si aguzzano per individuare il punto di partenza della scarrozzata. "Ma dov'è Tornavento?".
Di vento al Crocione ce n'é fin troppo, a marzo.
E allora via, a Vararo, dove ci aspetta una polentata, da Gigliola. Un'avvertenza: ridiscendendo da Vararo a Cittiglio, se a febbraio è nevicato, potrebbero esserci ancora tracce di sabbia sull'asfalto. Occhio alle curve!

Alla partenza ci si può rifocillare presso il Circolo "Sant'Eugenio", nella piazzetta di Tornavento (nella foto a destra). Servizio bar, piatti freddi.
A Vararo, punto di arrivo della gita, in località Casere si trova il ristorante "Gigliola" (nella foto a sinistra). Locale tipico, serve cucina rustica, con pasta fatta in casa e salumi nostrani. Da non perdere: polenta con selvaggina.
Naturalmente, l'itinerario può essere invertito. Ci si può, cioè, dare appuntamento a Vararo iniziando la gita con una gustosa mangiata e concludere a Tornavento con una merenda. In tal caso sovviene la specialità del luogo: salamino di cavallo, rinomato fin dai tempi antichi.

02/15/2001

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