Varesefocus.
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
Varesefocus

 
 

Varese Villa Mylius al Comune

Donata al Comune dai fratelli Achille e Roberto Babini Cattaneo, Villa Mylius verrà messa in rete per creare un sistema di ville fruibili per un turismo di qualità.


L'ingresso è da via Fiume al numero 38. Una strada privata sale fino ad un cancello monumentale, dal quale si ammira il vasto parco e, in cima, la villa. Il colle è il Montello e dall'ultimo piano dell'edificio si può ammirare Varese adagiata nella piana punteggiata da altri colli: quello di Biumo, dove si scorgono altre due ville prestigiose, Villa Ponti e Villa Panza, e il colle Campigli, sul quale si erge il Palace Hotel, esempio tra i più significativi della stagione varesina del liberty.
Villa Mylius guarda a queste altre grandi ville di Varese da una posizione isolata, raccolta nel silenzio di un parco che fa da scudo ai rumori della città. Un po' come fosse una dama di antica nobiltà che si compiace della propria riservatezza. Non le si passa davanti, percorrendo via Fiume. Occorre andare a cercarla. Chi non conosce il luogo, transita addirittura senza accorgersi della sua presenza.
Con la medesima riservatezza che li contraddistingue, i suoi due ultimi proprietari - i fratelli Achille e Roberto Babini Cattaneo - l'hanno donata al Comune di Varese con l'indicazione di farne un luogo di cultura. E il sindaco Attilio Fontana, legato da lunga amicizia alla famiglia Babini, ha subito annunciato che "Villa Mylius, informalmente, è già stata inserita in un accordo di programma tra Comune, Provincia e Regione, a cui vorremmo che aderisse anche il Fai e la Fondazione Paolo VI. Scopo, creare un sistema di ville, essendo la città-giardino un esempio più unico che raro in Italia per il patrimonio che dispone in fatto di residenze".
Una destinazione dunque culturale, forse una sede di mostre d'arte e di eventi di richiamo internazionale, valorizzate dalla bellezza e dall'ampiezza della villa e del suo parco. Un tassello importante di un mosaico comprendente le altre prestigiose ville varesine che, se messe in rete tra loro, potrebbero valorizzarsi a vicenda agli occhi degli amanti di quel turismo culturale, di qualità, su cui Varese avrebbe ottime carte da giocare. "Ed è probabile - ha aggiunto il sindaco Fontana - che in questa rete entri anche il Castello Manfredi, sempre di proprietà del Comune".
Di Villa Mylius si hanno notizie risalenti al 1775. Costruita dai nobili Torelli, venne ampliata nel 1808 a adibita a filanda (piano inferiore) e ad abitazione (piano superiore). Nel 1902 venne ceduta a Giorgio Mylius, che la restaurò affidando la direzione dei lavori all'architetto milanese Achille Majnoni d'Intignano, che lavorò anche alla Villa Reale di Monza. Conta 62 stanze, esclusi i servizi, 2.600 mq di superficie e un parco di 8 ettari disseminato di putti e statue. Frontale neoclassico, gli interni presentano soffitti a cassettoni e lampadari in cristallo. Per tre generazioni è stata, infine, residenza della famiglia Babini Cattaneo, che a Varese ha esercitato per decenni l'attività industriale con la Conciaria Cornelia, nel rione Valle Olona, ma con interessi imprenditoriali anche in altri settori come quello immobiliare e discografico (la Ricordi, ceduta poi nel 1994). Benefattori silenziosi, i Babini Cattaneo si erano già distinti in passato per aver donato all'ospedale un intero padiglione per le cure geriatriche. "Il gesto attuale - sono ancora parole del sindaco - è nobile e grande, è un gesto dal sapore antico, fatto di gentilezza ed amore per il proprio territorio".

Nel patrimonio del municipio anche il restaurato Teatrino di via Sacco

Occorre entrare in un cortiletto per scoprire che in via Sacco, davanti all'ingresso di Palazzo Estense, sede del Comune, si trova un delizioso teatrino che venne inaugurato nel 1932 e che ora, divenuto di proprietà municipale, è stato sapientemente restaurato svelando, dopo anni di abbandono e di attività non più teatrale, ma pugilistica, fregi e colori che emanano simpatia come a voler mitigare l'aria di tragedia greca che si respira in ogni anfiteatro. Sì, perché il Teatrino di via Sacco è un curioso, piccolo anfiteatro non all'aperto, ma al chiuso. Lo chiamavano "la fossa dei leoni" - ricorda Riciotti Bornia nel libro Quando a Varese c'erano i tram, per la sua struttura di piccola arena, circondata da armoniose scalinate in marmo di Viggiù. "La riapertura al pubblico del Teatrino di via Sacco - ha dichiarato il sindaco Attilio Fontana la sera della nuova inaugurazione - mi riempie di soddisfazione, da sindaco ma soprattutto da varesino. La città ha riconquistato un tassello importante della sua storia culturale. E Varese ha dimostrato sin da subito affetto verso la struttura rinata".
Dagli anni cinquanta è rimasto chiuso, con l'occhio buio del suo lucernario a scrutare la città che gli è cresciuta intorno quasi inconsapevole, vivo solo nel ricordo e nel desiderio che venisse ritrovato quel gioiello perduto. "Assicurare la riapertura del Teatrino, pur non essendo di proprietà comunale - ha aggiunto il sindaco Fontana - era uno degli obiettivi inseriti nel programma elettorale. Bene, ora è una realtà aperta alle associazioni e a chi fa teatro. Siamo partiti con la collaborazione dell'associazione Il Vellone. In questi mesi grande spazio poi alla scuola di teatro di Anna Bonomi, che da anni attendeva di avere una sorta di sede fissa per le prove e gli spettacoli. Il teatro è comunque aperto a chi lo voglia utilizzare, sia alla prosa, ma anche a convegni e incontri politici. Direi che si tratta di uno spazio culturale a 360 gradi".

01/18/2008

Editoriale
Focus
Economia
Inchieste
L'opinione
Territorio

Politica
Vita associativa
Formazione
Case History
Università
Storia dell'industria
Natura
Arte
Cultura
Costume
Musei
In libreria
Abbonamenti
Pubblicità
Numeri precedenti

 
Inizio pagina  
   
Copyright Varesefocus
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
another website made in univa