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Piccoli, preziosi e trascurati

Patrimonio sottovalutato, se non dimenticato dal grande pubblico, sono i numerosi musei locali che custodiscono preziose testimonianze del territorio. Ci occupiamo in questo numero del Museo Vela di Ligornetto, del Museo Enrico Butti di Viggiù e della Gipsoteca Pellini-Bozzolo di Marchirolo.

Museo VelaSe a farla da padrone nel richiamare le code ai botteghini sono i grandi spazi espositivi delle metropoli o quelli delle province più generose nella promozione di eventi culturali, troppo spesso vengono sottaciute le potenzialità di musei meno noti ai visitatori. Che invece consentono percorsi utili a capire le interrelazione culturali di territori paragonabili tra loro per risorse, attività e tradizioni. Prendiamo a titolo esemplificativo tre musei, non troppo lontani l'uno dall'altro, ma soprattutto vicini per tematica. Il loro comune denominatore sta nell'arte scultorea legata al mondo dei picasass, un piccolo universo brulicante di intagliatori, scalpellini, artisti minori del marmo - da cui emersero però anche scultori e personalità di talento - concentratosi con particolare vivacità nel felice triangolo della Valceresio, là dove la provincia di Varese incontra il Canton Ticino: quella terra di confine che scollina dal museo Butti di Viggiù al museo Vela di Ligornetto, al verdeggiante paese di Marchirolo, in cui ha sede la gipsoteca dedicata agli artisti Eugenio ed Eros Pellini e a Adriano Bozzolo.
Le antiche famiglie degli architetti papali Martino e Onorio Longhi, quella di Pompeo Marchesi, scultore della corte Asburgica, degli egittologi Buzzi-Leone hanno radici in questo triangolo.

MUSEO VELA
E' del 2001 la ristrutturazione, firmata da Mario Botta, della casa-museo di Ligornetto, situata poco oltre il confine svizzero, superata la dogana di Gaggiolo. L'edificio che lo accoglie fu fatto costruire, su progetto di Cipriano Ajmetti, architetto del duca di Genova, dallo scultore Vincenzo Vela(1820-1891), tra i maggiori rappresentanti della scultura realistica del XIX secolo. L'artista intendeva farne la sua casa-museo. Immersa nel grande parco, destinata ad accogliere, accanto alla dimora, anche lo studio e le collezioni di famiglia, fu terminata nel 1865. Lo scultore vi si trasferì di lì a poco, lasciando Torino e l'insegnamento all'Accademia Albertina, cui aveva dedicato quattordici anni della sua vita.
Per un trentennio l'edificio fu dunque accogliente dimora ma anche ampio e luminoso atelier del Vela, personaggio raffinato e burbero, che decise personalmente di aprire la sua casa d'artista ai visitatori. Nel 1892 il figlio di Vincenzo, Spartaco, a sua volta scultore, donò alla Confederazione la villa e le collezioni contenute. A sette anni di distanza dalla donazione, venne inaugurato ufficialmente il Museo Vela, primo museo del Ticino e secondo della Confederazione elvetica dopo il museo nazionale svizzero di Zurigo.
Oggi la dimora, gestita dall'Ufficio federale della cultura, è ritenuta una delle più significative case d'artista dell'Ottocento europeo e sicuramente la più interessante in territorio elvetico. La sua ristrutturazione ha puntato a fare del Vela un museo moderno, in grado di valorizzare al meglio le diverse collezioni.
La rivalutazione del grande salone ottagonale ha consentito tra l'altro una più fedele adesione all'allestimento originale ideato dal padrone di casa, testimoniato anche da scritti e documenti. Così, al centro del salone al piano terra della luminosa costruzione è tornata la statua del duca di Brunswick, contornata dalla serie dei più illustri protagonisti del Risorgimento, personaggi che lo scultore conobbe di persona. Accanto sono i busti di numerosi altri personaggi ritratti, e spesso entrati in rapporti di familiarità con il Vela. Le tante altre opere dell'artista che s'incontrano - spaziando dalla severità ieratica dell'abate Antonio Rosmini, alla soavità di molti ritratti muliebri o d'infanzia - sono distribuite in gran numero nelle sale, suddivise per temi.
Particolarmente interessanti i bozzetti eseguiti in terracotta e gesso, che gli risultavano indispensabili per studiare i personaggi ritratti. Ma sono da vedere anche la pinacoteca di famiglia, con quadri di autori come l'Hayez, la ricca biblioteca, la sorprendente raccolta di foto d'epoca, i quadri e i lasciti del figlio Spartaco e del fratello maggiore Lorenzo.
Scultore animalista, di grande raffinatezza ma poco conosciuto, Lorenzo è presente a Ligornetto grazie ai bozzetti in gesso, alle sculture in marmo e terracotta, ai raffinati dipinti ottocenteschi di area lombarda e piemontese da lui collezionati.
In totale il museo raccoglie circa 4300 pezzi, compresi mobili antichi, armi, ceramiche. Al primo piano sono ospitati ogni anno gli allestimenti temporanei. Nell'anno corrente si è dato spazio a Garibaldi, uno degli illustri ospiti della sala ottagonale, con due interessanti rassegne, realizzate per ricordarne i duecento anni dalla nascita.

MUSEO BUTTI
Dalla casa-museo del Vela passiamo a quella dello scultore Butti a Viggiù, con l'ampia gipsoteca su due piani collocata nel parco dove l' artista abitava e lavorava. Nati entrambi nello stesso secolo - ma il Butti 27 anni dopo - esercitarono lo stesso mestiere con affinità di risultati, notevoli per entrambi, ma anche di impegni e sentimenti.
Come Vela, Butti era personaggio di grande semplicità e di talento, ereditato da una famiglia dedita da generazioni alla lavorazione del marmo. Con un padre intagliatore, uno zio e un cugino scultori, non poteva a sua volta non diventarlo. E c'è un momento del suo percorso artistico in cui Butti, dopo gli anni della Scapigliatura e le prime importanti prove (l'Eleonora d'Este, oggi a San Pietroburgo, il Raffaello Sanzio, il San Gerolamo) guarderà anche al Vela, per guadagnare in semplicità ed essenzialità, abbandonando i toni celebrativi e retorici degli esordi. Insegnante come il collega elvetico, sarà a Brera tra il 1893 e il 1913, e otterrà i consensi e i premi di Casa Savoia per il suo impegno artistico e patriottico. Si sa in proposito della sua timidezza. Proprio a Brera, all'arrivo del re, giunto per complimentarsi di persona con lui, il Butti fuggì nascondendosi in una delle aule. Si scuserà in una accorata lettera, confessando al sovrano l'inguaribile orsaggine. Questo il personaggio, il cui splendido ritratto fotografico, il più noto - un ritratto senile realizzato dal fotografo Morbelli, a sua volta figlio del grande pittore divisionista Angelo - ci offre l'immagine di un vecchio dall'aria nobile, quasi un Tolstoj meditabondo, le belle mani di scultore abbandonate sul bracciolo della sedia.
Nella gipsoteca, donata dallo stesso Butti al comune di Viggiù nel 1926, più volte ristrutturata e ampliata, si segue il percorso delle sette sale, camminando tra i gessi e i bozzetti della immensa e monumentale produzione dell'artista. Dal Minatore, la sua opera più importante, agli Aratori, al milite per il monumento ai caduti di Varese, che fu inaugurato nel 1923 da Vittorio Emanuele III e che il Butti realizzò gratis per la sua città, dicendo di averla più cara di ogni altra, al Giuseppe Verdi di piazza Buonarroti a Milano, collocato di fronte alla Casa del musicista. Per non tacere dell'Alberto da Giussano e del monumento al generale Sirtori, destinato ai giardini pubblici del capoluogo milanese. Negli ultimi anni della sua vita, lasciato lo scalpello, il Butti si dedicò alla pittura. Al piano superiore della gipsoteca sono esposti alcuni dipinti del maestro, velati dai toni tenui della malinconia senile. I soggetti sono legati al paesaggio amato, alla sua Viggiù, al monte Sant'Elia, cui guardava, tra un pausa e l'altra del suo lavoro di scultore.
I due artisti furono dunque legati tra loro dal mestiere e dalla passione per l'arte, per la politica, per il sociale che pervasero il XIX secolo. Possiamo dire che al Minatore del Butti corrisponde il bassorilievo del 1882 del Vela, dedicato alle Vittime del lavoro. Butti, a differenza del Vela, entrò poi nel nuovo secolo e conobbe la Grande Guerra. Spentosi nel '32 non vide tuttavia le terribili devastazioni del decennio seguente.
Le due case-museo restano dunque a testimonianza di un importante territorio e della grandezza dei loro artisti. L'atelier di Butti, restaurato nel 2004, non ha comunque certo potuto godere di stanziamenti altrettanto consistenti, per la sua manutenzione e valorizzazione, di quelli ricevuti dal museo elvetico.

GIPSOTECA BOZZOLO-PELLINI
Un problema, quello dei finanziamenti ai nostri musei, ben evidente a proposito della gipsoteca di Marchirolo, inaugurata nel 1996, dedicata ad Adriano Bozzolo e a Eugenio (1864-1934) ed Eros Pellini (1909-1993), padre e figlio, due scultori di chiara fama uniti dalla comune passione per l'arte, che valse a entrambi il premio Tantardini. Eros fu allievo di Adolfo Wildt e di Arturo Martini, partecipò alle Biennali veneziane e alle Quadriennali romane, sue opere si trovano tra l'altro nel Duomo milanese e nei musei vaticani. Di Adriano Bozzolo, ottuagenario artista, cantore di pace e fraternità, autore del Monumento della fraternità dei popoli di Ponte Tresa inaugurato da Giovanni Spadolini nel 1987, abbiamo ampiamente scritto in questa rivista in occasione della recente antologica al Castello di Masnago di Varese (aprile 2007). Con Bozzolo abbiamo parlato della gipsoteca e della necessità di una più ampia e idonea sede, che dia maggiore visibilità a questa interessante realtà del territorio. "La scultura - sottolinea Bozzolo - ha bisogno di grandi spazi”. Non ci ha nascosto il suo rammarico nel constatare come, a undici anni dalla istituzione della gipsoteca, ben poco sia stato fatto dagli enti locali per farla vivere e per darle maggior visibilità, penalizzandola oltretutto con orari di apertura ridotti al minimo. Speriamo, dice lo scultore, che gli attuali amministratori riescano a dare adeguata risposta. Ma lo sconforto cresce proprio nel raffronto con le realtà museali d'oltre confine. Dove arte e cultura, sottolinea amaramente Bozzolo, hanno ben altra considerazione.

Museo Vela
CH 6853 Ligornetto
Tel. +41 091 6407040
Aperto da marzo a novembre dalle 10,00 alle 17,00
Chiuso il lunedì la domenica apertura prolungata fino alle 18,00


Museo Civico Enrico Butti
c/o Biblioteca Comunale Viggiù
Tel. 0332 486510
Aperto dal martedì al sabato dalle 14,00 alle 18,30
Il sabato aperto anche la mattina dalle 9,30 alle 12,00

Gipsoteca Museo Pellini - Bozzolo
Via Dante 17, Marchirolo
Tel. 0332 997130
Aperto dal lunedì al venerdì
8,20-12,30 e 14,45-17,45
Il sabato dalle 9,00 alle 12,00

11/21/2007

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