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Museo del Tessile: nuova sala per le "Nuove fibre"

In un viaggio che inizia nel 1885 e giunge al 2000 la storia dell'industria che caratterizza l'Alto Milanese

Il Museo del Tessile e della Tradizione Industriale di Busto Arsizio, grazie alla collaborazione di Assofibre, s'è arricchito di un'altra sala, dedicata alle "Nuove fibre", l' undicesima dell' ampio percorso museale distribuito sui tre piani dell'edificio che ospitava un tempo il reparto filatura del cotonificio Carlo Ottolini, poi Bustese. Istituito il 30 gennaio 1997, il Museo del Tessile punta, oltre che alla conservazione e valorizzazione di macchinari e prodotti dell'industria tessile e di altre fabbriche della tradizione locale, a una vera e propria operazione culturale, tesa a recuperare la memoria collettiva di una produzione e di un patrimonio storico che hanno caratterizzato, e ancora caratterizzano, il territorio.
La storia qui raccontata di quell' imprenditoria di cui furono pionieri a Busto i Crespi, i Turati e i Candiani, a Gallarate i Ponti, a Legnano e Castellanza i Cantoni, prende avvio dall'Ottocento per arrivare all'oggi, con un' eccezionale parata d' importanti pezzi d'antan: dai telai domestici a mano, ai primi telai in legno( si veda lo splendido telaio per nastri del 1913), ai telai meccanici industriali come il Platt Brothers & C. del 1869 per scamosciati e fustagni, alle macchine per la lavorazione Jacquard.
Indispensabile era dunque che, accanto al racconto dei prodromi dell' industria tessile e delle diverse fasi di produzione- filatura e tessitura, tintura e stampa, finissaggio, confezione e spedizione - trovasse ora spazio la storia delle fibre nuove, le fibre chimiche che, con le loro infinite applicazioni, hanno rivoluzionato il nostro modo di vestire e di vivere. Con un viaggio che s'inizia nel 1885 e prosegue fino al 2000, la sala fibre ci rivela che Busto è stato anche il luogo di curiose realizzazioni: per esempio la vela dell'Amerigo Vespucci, frutto della ricerca della tessitura Quadrelli, o le agende per il Papa e le scarpette per il corpo di ballo della Scala prodotte dalla ditta Aspesi. Curiosità a parte, i progressi dell' ingegneria tessile, come il museo illustra, hanno permesso l'impiego delle fibre nei campi più svariati, a cominciare dalla medicina: nei filtri per dialisi, nelle valvole cardiache, nei fili per suture. Anche barche, aerei, automobili, moto e biciclette hanno raggiunto leggerezza e resistenza grazie alle fibre tessili. Evidenti i risultati nell'abbigliamento, da quello di tutti giorni- di cui abbiamo conoscenza attraverso i pratici capi in poliestere o viscosa, oggi largamente presenti non solo nella lingerie-a quello sportivo: indumenti antistress, idrorepellenti, antincendio o con la particolarità di un perfetto adattamento termico sono richiesti dai dilettanti, oltre che dai professionisti, e risultano indispensabili per gli appassionati di sport estremi, così come per i piloti abituati alla velocità e ai pericoli della pista. In visione nella nuova sala( prestito dell'archivio Bolaffi) è anche lo spacesuit, cioè la tuta spaziale con ventuno strati di tessuto( venti di tessuto speciale) di Jean Loup Chretien, primo francese ad abitare in orbita: fu sulla piattaforma spaziale MIR dal 28 novembre al 27 aprile 1989. Infine, piacevole davvero, accanto ai cimeli offerti dall'astronauta italiano Franco Malerba, presente all'inaugurazione della nuova sala, la raccolta di colorati stemmi per tute spaziali della Ercole Comerio. Come dire:la corsa allo spazio è partita anche dalla Manchester italiana.

Orari di apertura: da martedì a domenica, ore 16.00- 19.00
Ingresso libero

03/06/2000

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