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Gli scambi commerciali antidoto ai conflitti tra i popoli

Questo Varesefocus apre con un approfondimento sul tema dell'internazionalizzazione delle imprese. Vogliamo fare il punto sul grado di apertura ai mercati esteri da parte delle industrie della provincia di Varese non solo e non tanto per sottolineare - come peraltro è giusto fare - il livello elevato delle relazioni che esse intrattengono con i mercati mondiali, quanto per evidenziare il fatto, ove ce ne fosse bisogno, che tale apertura è, oggi, la via che occorre necessariamente percorrere per mantenere vitali le imprese e far sì che le stesse possano dunque continuare a svolgere il ruolo di motore dello sviluppo e di fonte di benessere per il territorio.
La storia del processo di industrializzazione in provincia di Varese evidenzia, tra l'altro, anche l'antica propensione dell'industria varesina ad allacciare relazioni commerciali con l'estero. I prodotti varesini sono conosciuti nel mondo da almeno centocinquant'anni. Un tempo erano i cotoni, oggi sono le produzioni più diverse di questo multiforme distretto produttivo ad essere apprezzate per i loro contenuti di creatività e di tecnologia: dalla moda all'aeronautica, dalle macchine utensili alle applicazioni più evolute delle materie plastiche.
Il successo di queste produzioni è dimostrato dalle statistiche. In un momento ancora difficile per l'economia del nostro Paese, quando i consumi interni sono ancora stagnanti, sono proprio le imprese esportatrici quelle che risollevano, anche se solo in parte, le sorti di una bilancia commerciale che, complice la nostra eccessiva dipendenza dall'estero per gli approvvigionamenti di energia, registra deficit da capogiro (-10.368 milioni di euro nel 2005). In provincia di Varese, i dati provvisori gennaio-settembre 2005 indicano invece un saldo positivo di 1.577 milioni, con un incremento del 18% rispetto al medesimo periodo del 2004.
E' dunque quanto mai evidente l'importanza di accrescere il nostro livello di internazionalizzazione. E non solo per ragioni di ordine economico. Gli scambi commerciali, infatti, hanno avuto nella storia dell'umanità un ruolo determinante per la costruzione di relazioni pacifiche tra i popoli. Quanto maggiori sono gli interessi economici che legano le economie di diversi Paesi, tanto maggiore è la propensione a risolvere per via transattiva gli eventuali contrasti di ordine politico.
Di fronte agli avvenimenti di questi giorni, che sembrano prefigurare un conflitto cultural-religioso tra il mondo occidentale e quello islamico, l'Italia deve ricordarsi di avere nel proprio passato un DNA inter-etnico e inter-culturale grazie al quale può e deve, più di altri Paesi, svolgere un ruolo importante di cerniera all'interno del Mediterraneo.
Con i Paesi che vi si affacciano, nel 2005 l'Italia ha sviluppato un interscambio di circa 35,7 miliardi di euro, pari al 7,2% del totale dell'interscambio nei confronti del mondo. Anche escludendo i combustibili, la cifra che ne risulta (19,4 milioni) è superiore alla quota degli scambi dell'Italia con Cina e India messe insieme.
Facciamo in modo che l'integrazione possa continuare a camminare anche con le gambe dell'economia. Nel rispetto dei valori etnici e religiosi di tutti, isolando il fanatismo.

Vittorio Gandini

02/24/2006

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