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Black out: San Fiorano salvaci tu

Ancora ferma la costruzione dell'elettrodotto tra San Fiorano (Valcamonica) e Robbia (Grigioni), che potrebbe scongiurare i black out attesi tra luglio e agosto prossimi.

A rischio le due ultime settimane di luglio e quelle di inizio e di fine agosto. Lo afferma il presidente del Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale (GRTN) Carlo Andrea Bollino e, considerato che nulla è cambiato rispetto ad un anno fa nella capacità di produzione e di importazione di energia elettrica, c'è da credergli.
Avremo, con la bella stagione, altri black out? Il rischio sembra tutt'altro che remoto e non c'è da stupirsi. Dopo la seconda interruzione del settembre 2003 (la prima si era verificata nel giugno dello stesso anno) il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi aveva ammonito a mettere da parte i veti locali che, per anni, hanno impedito la costruzione di nuove centrali ed a fare quanto necessario per assicurare, ad un paese industrializzato come il nostro, la necessaria disponibilità di energia. Un richiamo autorevole, che purtroppo è rimasto, come tanti altri, inascoltato. Si sarebbero infatti dovuti aprire con immediatezza nuovi cantieri, perché la costruzione di infrastrutture del genere richiede diversi anni. Non meno di tre, anche per una centrale di medie dimensioni. Varesefocus aveva dato rilievo al problema (si veda il numero di ottobre 2003, la cui copertina è riprodotta a fianco), sottolineandone tutta l'urgenza. Ora, dobbiamo constatare che, dopo sei mesi, il tema torna di attualità non per registrare dei progressi, ma per lanciare di nuovo l'allarme. In verità, il GRTN ha nel frattempo deliberato il nuovo piano di sviluppo della rete elettrica di trasmissione nazionale, in attesa ora di parere da parte delle Regioni e del ministero delle Attività produttive. Il nuovo piano suddivide gli interventi in due orizzonti temporali: breve-medio termine (2004-2006) e medio-lungo termine (oltre il 2006). La stima degli investimenti previsti ammonta a 450 milioni per il breve-medio termine e a 1.250 milioni per gli interventi successivi al 2006. Sono previsti oltre 1.900 km di nuovi elettrodotti, 51 nuove stazioni, 12.700 MVA di incremento della potenza di trasformazione. Inoltre, l'Autorità per l'energia elettrica e il gas ha preso, per l'immediato, una decisione per scongiurare il rischio black out: nell'ottica di ottimizzare i prelievi, ha ristrutturato le fasce orarie. Si tratta di una decisione che potrebbe servire allo scopo, ma a prezzo di un aggravio dei costi che le imprese sostengono per far funzionare impianti e macchinari. Per il 2004, si stima un aumento dell'ordine dell'8%, che scenderebbe al 5-6% negli anni successivi. E a questo aggravio economico se ne aggiungono altri di tipo organizzativo, non facilmente quantificabili: si pensi per esempio alla necessità di riprogrammare turni di ferie già concordati e fermate degli impianti per manutenzione, di rideterminare i budget previsionali e altro ancora.
Una decisione, dunque, che presenta, senza peraltro assicurare l'evitabilità di black-out, degli svantaggi, perché comprime ancor di più la competitività del sistema produttivo senza aumentare l'effettiva disponibilità di energia. Ed è in questa direzione che occorre invece agire. Quanto meno per aumentare la potenzialità della rete in modo da poter accrescere la quantità di energia importata, visto che la costruzione di nuove centrali richiede, come detto, tempi lunghi. Invece? Invece, siamo fermi anche su quel fronte. Risale per esempio al 24 gennaio 2001 la delibera del GRTN che, insieme ad altri interventi, ha approvato la costruzione del tratto italiano della linea di 380 kV tra San Fiorano, nei pressi di Capo di Ponte, in Valcamonica e Robbia, sopra Poschiavo, nel cantone svizzero dei Grigioni. Una linea che consentirà di importare dalla Svizzera ben 1.500 megawatt di energia elettrica che rappresentano il 25% in più rispetto all'attuale capacità di importazione, che è di 6.500 megawatt. Una disponibilità aggiuntiva che potrebbe scongiurare i black out estivi. Il progetto risale a nove anni fa. Si è scontrato dapprima con le opposizioni delle amministrazioni locali sia in Svizzera, sia in Italia, dove Valtellina e Valcamonica si considerano entrambe già fin troppo interessate dall'attraversamento di linee aeree ad alta tensione. La tratta in questione è di 50 km e il costo di 30 milioni, senza oneri per lo Stato. Anche questo elettrodotto sarà infatti pagato dai consumatori con la fatturazione dei corrispettivi dei consumi elettrici. Essendo l'intervento di preminente interesse nazionale, dopo l'approvazione da parte del GRTN nel gennaio 2001 è stato inserito tra gli interventi di rilevanza strategica contenuti nella delibera CIPE del 21 dicembre 2001 ed ha così potuto beneficiare dell'iter amministrativo veloce previsto dalla cosiddetta "legge Obiettivo". In effetti, il ministero delle Infrastrutture, che fa da capofila, è riuscito ad ottenere da allora il benestare di 19 Comuni, 2 Comunità Montane, 2 amministrazioni provinciali, oltre che della Regione Lombardia e del ministero dell'Ambiente per la valutazione di impatto ambientale. La società Terna (ENEL) ha mobilitato 500 operai, suddivisi in squadre su tre turni, per la posa dei tralicci (quelli sul suolo svizzero sono già stati installati). Sembrava insomma tutto pronto per dare il via ai lavori, la cui conclusione era stata prevista entro l'ottobre 2003: data che - si legge nel sito Internet del GRTN - "era basata sull'ipotesi di aver ottenuto il decreto di autorizzazione entro ottobre 2002".
Invece, nulla di fatto. A causa del braccio di ferro tra i ministri Giulio Tremonti e Gianfranco Fini, il CIPE non è stato più convocato per diversi mesi. L'autorizzazione ai lavori è giunta soltanto il 29 aprile scorso, sei mesi dopo l'epoca in cui i lavori avrebbero dovuto concludersi. E i tralicci sono ancora lì da montare. Nel frattempo, la Svizzera non solo ha innalzato quelli di propria competenza, ma ha anche sottoscritto l'accordo per indennizzare i comuni di Valtellina e Valcamonica che si considerano danneggiati dal nuovo elettrodotto. Peccato che, in caso di black out nella prossima estate, anche questi ultimi rischieranno di rimanere al buio.

05/06/2004

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